Midgard: Poesia

“Queste poesie affrontano diverse sfumature della vita, sfumature tanto delicate da richiedere al lettore di entrarci a piedi scalzi, con delicatezza e umiltà. Mi sento di poter dire che queste poesie cullano la persona in quella cosa che l’umanità ha perso: la fede, quella che è presente ovunque e in tutto. Quel tipo di fede capace di guarire la cecità delle persone, di spingere a vedere in modo nitido che la vita sta tutta lì nella libertà del “qui ed ora”, dove fioriscono le rose e i girasoli.“ (Francesca Belardi)

"I bianchi paragrafi che accompagnano le mie serate sembrano sempre più chiari e questo vino somiglia alle smorfie che sei solito mostrarmi negli attimi più creativi dei viaggi che non riusciremo più a fare, ma che continuiamo a sognare."

Una delle domande a cui non saprò mai rispondere è la seguente: perché hai scelto di scrivere poesie? In realtà, io non ho scelto: le mie emozioni si sono all’improvviso tradotte in versi. Tra me e la poesia si è instaurato un legame impossibile da spiegare.

Questa raccolta nasce da riflessioni sparse del mezzo inverno, favorite dalla quiete e dalla luce obliqua della stagione; stati d’animo, modi di essere, vizi e virtù, sono tratteggiati senza nessun intento didascalico e/o moralistico, ma con la serena e a volte giocosa partecipazione di chi vuole riflettere su un patrimonio dell’anima comune ad ognuno di noi.

Attraverso l’atto creativo dello scrivere, l’autrice pone in atto una profonda ricerca interiore, un potente atto trasformativo, che porterà alla realizzazione di questo libro: la sua prima raccolta poetica. Per alcune anime non c’è pace che duri a lungo: sullo sfondo resta sempre l’anelito di qualcosa che non si riesce a raggiungere, la vaga nebbia di una dolce malinconia e anche il tormento diventa indispensabile alleato, amico terribile e fedele.

Luca Tancetti è nato nel 1994 e vive a Perugia. Si è laureato in Economia, ma la letteratura e la poesia lo hanno sempre interessato, sin dal liceo. Ha viaggiato per l’Europa, intraprendendo anche il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Ha cominciato a scrivere queste poesie nel 2022.

Ed ecco il teatrino del destino, se hai timore chiama un Angelo l'Angelo accorre perché c'è spettacolo ed è certo il principio di un giostrare all'indietro verso il futuro

Il riassunto del libro è presto detto: poesie scritte nell’arco temporale di 20 anni, dai 25 ai 45, molte in stile poesie–racconto in omaggio al vecchio Hank, ma riadattate in Lomellina, con i Sunset Boulevard de noantri. Le storie sono ambientate nel recinto lombardo-pavese, con divagazioni oltre il border. Sono poesie, o piacciono o non piacciono, scritte e mai voluto neanche tentare di pubblicare nonostante certe insistenze. Ora in articulo mortis ho scelto la Midgard di Fabrizio per omaggiare un grande critico toscano che da anni riposa in pace. Di più non so dirvi, se non che da vecchi si vorrebbe essere giovani: o no?

Caro lettore che ti accingi a leggere queste poesie, pubblicate dal suo autore con “cocciutaggine” e “nonchalance” per il loro destino editoriale segnato in fondo come molti destini, prepàrati a un incontro duro e gratificante, lucido e straziato da una sincerità anche crudele, che purifica tutto.

Natalya Letyayeva è nata il 21 marzo del 1974 in Kazakistan. Ha frequentato l’Università degli Studi Umanistici di San Pietroburgo. Questa è la sua prima raccolta poetica, in italiano e in russo.

Entrare all’interno di una galleria d’arte può incutere un certo timore reverenziale. All’ombra di un lumicino fioco vi è una forma umana non meglio definita che ci accompagna. Una raccolta di aforismi e di prose liriche rappresenta, agli occhi dell’avventore, lo stesso timore e tremore di cui sopra. Questa raccolta è il frutto affrescato policromo di sensazioni, visioni, epifanie e consapevolezze che tradiscono continuamente la penna dell’autore. Più ci si addentra più il tradimento diventa rivelazione, stanza dopo stanza, tarsia dopo tarsia, del volto umano, troppo umano. Una quarta parete che filtra diafane sensazioni oscene, in luogo del pubblico, macchie che si fondono con la scena madre.