Quodlibet: Elements
Quando la logica va in vacanza. Sulle fallacie comiche in letteratura
Edoardo Camassa
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 96
La letteratura di ogni tempo, genere e luogo è piena di fallacie comiche: argomentazioni ad personam, circoli viziosi, sillogismi scorretti. Questo saggio passa in rassegna i modi in cui autori come Aristofane e Boccaccio, Shakespeare e Cervantes, Voltaire e Carroll, Jarry e Stoppard hanno messo in scena ragionamenti viziati, bizzarri; per farci ridere di chi trasgredisce la logica aristotelica, ma anche per solidarizzare con lui. Il potenziale della grande letteratura è sempre in parte liberatorio. Le fallacie ce ne offrono una gustosa controprova.
La guerra al buio. Céline e la tradizione del romanzo bellico
Pierluigi Pellini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 96
Il libro esplora, nell’opera di Céline, le risonanze del trauma originario dell’autore: quello della Grande Guerra. È l’esperienza biografica che segna la sua vita; ed è il tema da cui prende le mosse il suo capolavoro, Viaggio al termine della notte. Troppo spesso, però, la critica si è limitata a sottolineare il carattere autobiografico della prima parte del Voyage, senza studiarne le strategie narrative o dar conto delle motivazioni ideologiche. In realtà, le ambientazioni notturne, i numerosi anacronismi, i riferimenti (espliciti o impliciti) alla grande tradizione del romanzo bellico dell’Ottocento rispondono a un preciso disegno compositivo. Il disperato pacifismo di Céline è ciò che emerge da questo disegno e per capirne le profonde radici culturali è necessario prima di tutto interpretare correttamente Casse-Pipe, l’incompiuto romanzo di caserma che offre una chiave inedita per accedere all’universo immaginario dello scrittore. Sotto questa nuova luce le pagine del Voyage dedicate alla guerra, se lette con attenzione, propongono una visionaria, dissacrante riflessione su erotismo e istinto di morte, eroismo e immaginazione, qui per la prima volta viene studiata analiticamente, in tutte le sue inquietanti implicazioni.
Cronotopi novecenteschi. Intrecci di spazio e tempo in poesia
Luca Lenzini
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 96
Quando la poesia sa distendersi e articolarsi in chiave narrativa, gli strumenti forniti da Michail Bachtin per l'analisi dei romanzi si prestano a individuare momenti, situazioni e topoi in cui spazio e tempo diventano vettori di senso, assumendo un ruolo decisivo nell'organismo dei testi. È il caso del concetto di «cronotopo», qui impiegato per attraversare una serie di testi significativi del primo e secondo Novecento: da Gozzano a Sereni, Palazzeschi, Bertolucci e Fortini, la Casa e la Strada, i Ritorni e gli Incontri coagulano motivi storici ed esistenziali, tensioni utopiche e scacchi epocali. Un percorso fatto di letture rapsodiche ma collocate nel paesaggio ogni volta diverso del «Secolo breve».
L'«Orlando furioso», l'Italia (e i turchi). Note su identità, alterità, conflitti
Matteo Di Gesù
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 96
Poema della crisi del Rinascimento, l'Orlando furioso risente delle vicende tumultuose e drammatiche dell'epoca in cui venne composto, licenziato ed emendato: la catastrofe degli Stati italiani e la fine della loro indipendenza, lo scontro con la potenza ottomana e la sua cultura. È risaputo che un persistente motivo di inquietudine trascorra le ottave dell'Orlando furioso, pur senza venire apertamente tematizzato; il "poema della crisi del Rinascimento", infatti, risente delle vicende tumultuose e drammatiche dell'epoca in cui venne composto, licenziato ed emendato: la catastrofe degli stati italiani e la fine della loro indipendenza. Ma persino la rappresentazione del musulmano, quand'anche complessa e articolata, non è affatto pretestuosa, quasi fosse nient'altro che un mero espediente narrativo avulso dal contesto storico e dalla realtà politica del proprio tempo: rimanda, piuttosto, alla minaccia della penetrazione ottomana in Europa e al concretissimo conflitto che si andava prospettando. Nel capolavoro ariostesco, dunque, le topiche sull'Italia e le rappresentazioni dell'alterità turca e musulmana, pur aderendo entrambe alle forme, ai modi, alle retoriche e ai modelli previsti dagli statuti letterari del classicismo civile, rivelano le implicazioni dell'opera con la storia, i conflitti, gli scontri di potere e di civiltà del proprio tempo e sembrano dar voce a una sorta di inconscio politico collettivo. In questo saggio si prova ad abbozzare qualche ulteriore percorso di lettura e ad aggiungere qualche notazione interpretativa a quanto già acquisito dalla critica, la quale ha ormai da tempo messo in discussione la proverbiale armonia ariostesca, insistendo sugli aspetti contraddittori e conflittuali del poema.
Cesare Pavese controcorrente
Riccardo Gasperina Geroni
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 112
Questo saggio comincia con un ricordo del santuario di Crea, dove Cesare Pavese svelò di aver compreso l'essenza del mito e di averla riversata nella prosa di «Feria d'agosto» e nei «Dialoghi con Leucò». Tra quest'ultima opera e la traduzione di «Moby Dick» si distingue un filo che in Pavese tiene insieme e, allo stesso tempo, distingue la vita dalla morte: è il problema dell'origine, il momento di passaggio tra la trascendenza e l'immanenza, tra il non essere e l'essere: chi sono? Da dove vengo? Queste domande che siamo soliti ricondurre all'enigma della vita mascherano, nel loro fondo, il problema della morte. Ciò che nasce, perisce. Indagando questa comunanza di vita e morte, Pavese incentra un'ampia parte della propria dimensione estetica sul problema dell'originario, soprattutto con l'aiuto dell'antropologia e alla psicoanalisi del primo Novecento. Attraverso un percorso originale, l'autore affronta alcune delle opere chiave di Cesare Pavese.
La Comune di Parigi e l'Europa della comunità? Briciole di immagini e di idee per un ritorno della «Commune de Paris» (1871)
Luciano Curreri
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2019
pagine: 144
Questo libro è una scommessa, è una specie di corda tesa tra due momenti-monumenti diversi della nostra storia moderna, che abbiamo celebrato e celebreremo di recente, ovvero il Trattato di Roma, del 1957, e la Commune de Paris, del 1871: è un filo quasi invisibile, allungabile, su cui l'autore, come un saltimbanco, cerca di camminare avanti e indietro, recuperando un certo numero di corrispondenze immaginarie e ideali tra la Comune di Parigi e l'Europa della Comunità. Sono briciole di immagini e di idee che provano a "inventare" - tra noticine d'utopia e sassolini nelle scarpe - un ritorno della Commune.
A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all'orario dei pasti (secoli XVIII-XXI)
Alessandro Barbero
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2017
pagine: 87
Tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento l’aristocrazia a Londra e a Parigi modificò gli orari dei pasti quotidiani. Il pranzo, considerato all’epoca il pasto principale del giorno, venne consumato sempre più tardi, fino alle cinque, alle sei, alle sette del pomeriggio, mentre veniva introdotta una robusta colazione, il déjeuner à la fourchette, a metà mattinata, e scompariva la cena serale. La nuova moda venne adottata nel corso dell’Ottocento dalle classi medie e si diffuse lentamente anche in paesi come la Germania, l’Italia, la Russia, gli Stati Uniti, ma nel frattempo l’aristocrazia inglese e francese spostava l’orario del pranzo sempre più tardi, fino alla sera; col risultato che il divario delle abitudini non si ridusse realmente fino all’egualitario secolo Ventesimo. I contemporanei notarono con interesse questo cambiamento e ne discussero i motivi; la spiegazione più probabile è che le classi dirigenti, in quelle che erano a tutti gli effetti le due massime potenze mondiali, trovarono un nuovo modo per sottolineare la distanza rispetto alla borghesia e il divario fra capitale e provincia, nonché fra paesi moderni e paesi culturalmente arretrati.
Fiction, propagande, témoignage, réalité. Cinq micro-essais sur la représentation de la guerre civile espagnole en Italie
Luciano Curreri
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2017
pagine: 122
Europa e Cina
Filippo Mignini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 144
Il vero problema dell’Europa è la sua incompiutezza politica. Si potranno migliorare le regole dell’Unione; ma finché questa non sarà un autonomo soggetto politico, sottratto alle pulsioni e ai veti di uno qualsiasi degli Stati membri, la sua irrilevanza sulla scena planetaria sarà destinata ad accrescersi. E i Paesi europei, con le loro divisioni e gli insensati sovranismi, diverranno provincie degli Stati continente che decidono le sorti del mondo. Mignini sostiene questa tesi assumendo a esempio cardine il confronto con la Cina. Le relazioni storiche tra le due civiltà, l’attuale sogno cinese di tornare a essere centro del mondo, la necessità di un confronto sistematico tra i principi delle due civiltà dimostrano che l’unica strada percorribile per l’Europa, se vorrà continuare ad offrire al mondo il suo contributo di civiltà, insieme alla Cina e non contro, è la sua unificazione politica.
Cultura e imprese, un caso italiano. Breve storia di «Civiltà delle Macchine»
Marco Ferrante
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 160
«Civiltà delle Macchine», rivista fondata agli inizi degli anni Cinquanta, ha lasciato una traccia molto significativa nel dibattito italiano del dopoguerra e nell’estetica delle pubblicazioni periodiche. House organ di Finmeccanica, la rivista, ideata da Giuseppe Luraghi, manager umanista e intellettuale, e da Leonardo Sinisgalli, ingegnere e poeta, segnò il dialogo tra le due culture, scientifica e umanistica, nel dibattito di quegli anni. C’è una ricca pubblicistica e bibliografia analitica sui contenuti, sull’estetica di «Civiltà delle Macchine» e sulla storia delle sue copertine d’arte. Questo è però il primo lavoro che ne ripercorre l’intera esistenza: la fondazione nel 1953, il cambio di direzione e la chiusura, il primo tentativo di farla rinascere, la progressiva e un po’ mitologica insorgenza del caso che aveva rappresentato, la riedizione nel 2019 fino al dicembre del 2024, quando è stata introdotta una nuova testata. Sono cinque gli aspetti specifici portati alla luce, che contestualizzano e danno un senso di unitarietà a questi oltre settanta anni di vita. Innanzitutto il ruolo ideativo di Giuseppe Luraghi e l’importanza di un’editoria che può essere definita in questo caso restitutiva; gli anni della seconda direzione della rivista affidata a Francesco (Flores) d’Arcais; successivamente l’esperienza pro-cugina di «Nuova Civiltà delle Macchine», durata quasi trent’anni che, pur senza la forza estetica dell’originale, tenne in vita il dibattito tra scienza e umanesimo; la nascita del museo che raccoglie una parte delle copertine della rivista presso la Cassa Depositi e Prestiti, un’operazione che ripropose e valorizzò un aspetto chiave della storia della rivista; infine il significato attuale del dialogo tra le due culture.
Cesare Pavese politico
Cristofari Gioele
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 112
Muovendo dalla messa in dubbio di una vulgata che vorrebbe Cesare Pavese scrittore per eccellenza impolitico, disimpegnato, addirittura estraneo al corso del suo tempo e protetto nel più sicuro riparo di quello mitico, il volume ricostruisce i rapporti che, anche e soprattutto attraverso le sue opere letterarie, intrattenne con i problemi posti da fascismo e antifascismo, poi dalla ricostruzione e dal rapido venir meno degli entusiasmi postbellici. Il primo capitolo è dedicato alle vicende che, nella Torino dei primi anni Trenta, condussero il giovane americanista dagli impieghi nel campo culturale cittadino alla prigionia e al confino di polizia a Brancaleone Calabro per attività sovversiva. Nel secondo, è esaminata l’evoluzione di Lavorare stanca, singolare raccolta di versi narrativi e antilirici, più o meno programmaticamente in isolata polemica con le linee dominanti della poesia contemporanea, che nella seconda edizione finisce per contenere un’intera sezione storico-politica, nella quale Pavese descrive le vicende dell’antifascismo dalla spontaneità rivoltosa agli esiti inesorabili di repressione, carcere e confino. Il terzo capitolo affronta la lenta elaborazione delle riflessioni pavesiane sul mito durante la guerra, alla luce soprattutto delle aperture al regime testimoniate dal Taccuino segreto e dalla mancata presenza tra le file partigiane, cui seguì la non prevedibile iscrizione al PCI nell’autunno 1945. Si trattò, a ogni buon conto, di un tesseramento più strategico che ideologico, dovuto ai rapporti di forza interni all’istituzione letteraria nella quale Pavese lavorò per più di un decennio, la casa editrice Einaudi: i conflitti combattuti in quegli uffici, e l’impiego dell’ortodossia marxista nella loro gestione o nel giudizio di colleghi, amici e recensori sugli ultimi romanzi di Pavese, sono l’oggetto del quarto capitolo, che si chiude con alcune brevi note sulla rappresentazione del femminile nelle ultime opere, da Tra donne sole a Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Forse che sì. Joyce fra Pascoli e Gadda
Andrea Cortellessa
Libro: Libro rilegato
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 96
Il 2 febbraio 1922 usciva a Parigi, dopo lungo travaglio, il romanzo che ha rivoluzionato la narrativa moderna, Ulysses di James Joyce: capolavoro non solo dell’incontro fra linguaggi ma anche fra nazionalità. Nel mare di parole del romanzo, Andrea Cortellessa si concentra sul famoso «Yes» più volte pronunciato da Molly Bloom nell’episodio finale, «Penelope», mettendolo a confronto con un altro «Sì» conclusivo pronunciato da un’altra Molly, la bambina figlia di emigrati italiani in Italy, il racconto in versi di Giovanni Pascoli (1904) dedicato all’esilio e all’emigrazione. C’è poi il «No» che grida Assunta, sospettata dell’omicidio Balducci, alla fine di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda (1957). Alla fine di tre capolavori della letteratura europea moderna, questi due «sì» e un «no» sembrano rispondersi come in un dialogo a distanza. Ma se non sono mancate congetture su una possibile influenza di Joyce su Gadda, mai era stata fatta l’ipotesi di un influsso di Pascoli su Joyce: ancorché questi conoscesse la sua poesia e avesse ovvi motivi d’interesse per un testo come Italy, epica narrazione dell’esilio scritta in uno stile plurilingue. Se non c’è prova di un’eco intenzionale, l’impressionante coincidenza spinge a una rilettura del percorso di Joyce sui temi del nazionalismo, della “purezza” linguistica, del rapporto col femminile e con l’identità ebraica: ripensamenti brucianti che ricordano quelli del già emigrante Gadda nei confronti del fascismo. Tre piccolissime parole – due «sì» e un «no» – guidano una ricerca che ha della quête indiziaria, forse, più che del saggio letterario tradizionale.