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Quodlibet: Elements

Ariosto apocalittico e politico

Ariosto apocalittico e politico

Davide Dalmas

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 128

"L’Orlando furioso" nel corso del Cinquecento si è imposto come modello di poema che assume nel campo letterario italiano il ruolo che avevano l’Iliade e l’Eneide nelle letterature classiche ed è stato preso in esame come libro da condannare nell’Indice dei libri proibiti. Queste opposte reazioni si attivano in relazione con una tensione all’unità che articola forme narrative, situazioni e personaggi che permettono di affrontare in modo non banale (non piattamente devozionale ma nemmeno esclusivamente scherzoso, con quella felice commistione di scherzo e serietà individuata dalle letture romantiche) questioni religiose e politiche. In questo modo non soltanto i temi ma le componenti più specificamente letterarie del Furioso (la struttura narrativa, lo stile, le caratteristiche dei personaggi) entrano in relazione, intercettano, rielaborano e rifrangono per il futuro “dati” apocalittici e politici, secondo una logica propria. In quest’ottica si propone qui un’analisi della dialettica di rivelazione/svelamento del governo divino sul mondo, che conduce alla possibilità che l’opera che porta alla conclusione le vicende dell’Inamoramento de Orlando di Boiardo sia anche idealmente intitolabile La punizione di Orlando. Definire Ariosto “apocalittico” significa quindi valorizzare un’articolazione complessa che si fonda sulla rivelazione del fine più che sul problema della fine del mondo, mentre “politico” indica l’attitudine a reinventare continuamente forme narrative e poetiche di problemi della vita associata (dal ruolo delle donne nella città al funzionamento di istituzioni come i monasteri, al rapporto tra guerra e religione).
12,00

Un'idea diversa dell'Europa. Otto saggi sull’identità transnazionale europea. Ediz. italiana e inglese

Remo Ceserani

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 160

Questo volume raccoglie otto fra i più significativi scritti “europei” di Ceserani. Qui il grande critico, dialogando con i maggiori “pensatori dell’Europa” e fra gli altri con Denis de Rougemont, Jürgen Habermas, Edgar Morin, avanza un’originale proposta per l’Europa unita, ispirata a modelli storici e politici precisi (il processo che ha portato all’unificazione di un Paese caratterizzato da «una forte stratificazione e frammentazione» come l’Italia, gli «assetti costituzionali assai peculiari» della Svizzera, che «riescono a far convivere pacificamente etnie molto diverse, quattro gruppi linguistici [...] e popolazioni che fanno riferimento a tre diverse istituzioni religiose») e fondata sulla nozione di appartenenza (frutto di una scelta consapevole), che Ceserani considera nettamente preferibile a quella di attaccamento alle radici (destinato a produrre conflitti nel panorama attuale). Ne emerge l’immagine di un’Europa delle differenze, consapevole «della crisi, sempre più evidente nelle nostre società liquide, dell’idea forte della nazione», e che ai richiami identitari così frequenti oggi – dalle “radici cristiane” all’“orgoglio padano” – deve saper opporre un discorso alternativo, un’idea diversa: un’Europa, insomma, intesa quale «comunità specifica caratterizzata dalla presenza condivisa di valori come la solidarietà, l’orientamento verso il sociale, l’inclusione politica ed economica».
18,00 17,10

Non si salva il pianeta se non si salvano le città. Ediz. italiana e inglese

Non si salva il pianeta se non si salvano le città. Ediz. italiana e inglese

Giancarlo Consonni

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 128

L’urbanità e i saperi operanti nel fare città sono entrati in crisi. Quei saperi avrebbero potuto costituire la base di un pensiero teorico-pratico in fatto di città e, più in generale, in tema di vita associata e di politica, utile a fornire strumenti di orientamento al consorzio umano nel mutare delle condizioni storiche. Ma questo non è avvenuto; sicché il lascito delle città non è sufficiente a fare da guida nel mutamento. Resistono, almeno in parte, le vestigia delle città storiche, ma per i più queste rimangono mute e, comunque, impossibilitate a fecondare il divenire. Così le città sono esposte a un duplice attacco: quello devastante delle guerre e quello capillare della rendita immobiliare, che, con la sua azione selettiva, impoverisce via via il potenziale più prezioso dei contesti urbani: il loro essere realtà socialmente complesse e il laboratorio primario delle regole dell’umana convivenza e della sua messa in valore. Mentre negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza circa la portata della crisi climatica e le azioni necessarie alla tutela del pianeta, il tema della difesa delle città – posto con grande lucidità da Giorgio La Pira nel 1954 – è del tutto trascurato. Anche la dimensione estetica lo testimonia: in un contesto ossessionato dalla ricerca di un bello individuale, la bellezza civile (Giambattista Vico) si è dissolta con l’impoverirsi dei quadri relazionali. La risposta non può che essere la messa al centro della questione urbana: occorre armare le città di urbanità e inclusione e di una bellezza interprete della gioia del convivere.
12,00

Il metaverso. Appunti sulla poesia al tempo della scrittura automatica

Gilda Policastro

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 144

Qual è l’orizzonte pragmatico e quale quello ideale della poesia contemporanea? Quali sono i contesti, le condizioni e le possibilità delle scritture in versi, al di fuori della concezione egemone che ne esaspera l’intenzione emotiva, effusiva e soggettiva? Come si riconosce, oggi, e come si apprezza la “vera” poesia? L’idea del ritmo, di una sonorità diversa dalla prosa corrente e della preservazione di una dimensione verticale restano le ragioni formali di riconoscibilità: la poesia in massima parte va a capo (tranne quando si fa deliberatamente prosa, o “prosa in prosa”, a partire dagli anni Zero) e “suona” in un certo modo. Quel che si va perdendo oggi, nell’esperienza concreta, è proprio la dimensione orizzontale, ovvero il legame, per dirla con Barthes. Non solo tra le parole, quindi nella testualità immediatamente riconoscibile, ma tra gli individui in società, ovvero tra coloro che praticano la poesia in varie forme e coloro che ne fruiscono (distantissimi, numericamente, i primi dai secondi). I cenacoli e i circoli di una volta sono stati rimpiazzati da un monadismo narcisista che è specchio e portato del mondo social in cui siamo immersi; scuole, poetiche e correnti non hanno resistito al salto di millennio: salvo qualche spiffero tardivo, i poeti sono soli. La rete come spazio e come strumento sembra essere l’unico verso possibile per la poesia, la direzione in cui muoversi per discuterne, e finanche per farne. Resta al contempo anomalo e commovente che il compito di dire i sentimenti e indagare le relazioni umane si affidi nel senso comune all’arte più oscura e menzognera di sempre, dalla Repubblica di Platone all’ultima intervista dell’influencer: «Ha inventato tutto», dice del j’accuse della ex fidanzata, «nel suo libro c’è molta “poesia”».
12,00 11,40

Retorica e polemica nel «Capitale» di Marx

Elisabetta Mengaldo

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 144

Questo saggio esplora il "Capitale" nella sua dimensione poetica e retorica, rivelando come le sofisticate qualità letterarie contribuiscano in modo decisivo all'impianto filosofico e teorico dell'opus magnum di Marx. Lo studio indaga le svariate strategie del discorso critico e polemico marxiano, quali l'invettiva personale, la complessa rete intertestuale prodotta dalle molte citazioni e gli inserti narrativi impiegati a scopo polemico.
12,00 11,40

L'inesistenza di Dio e l'utopia

Rino Genovese

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2023

pagine: 118

Un breve testo per argomentare la tesi che religioni e pensiero dell'utopia sono formazioni tra loro concorrenti, asintoticamente orientate in modi differenti verso un'alterità politico-sociale, ma che solo il secondo è davvero compatibile con una pluralità di opzioni individuali riguardo ai "fini ultimi". Le religioni sono infatti le punte di diamante delle diverse culture, anche e soprattutto quando queste si vogliono "universalistiche". Va apprezzato lo sforzo di papa Bergoglio di liberare il cattolicesimo da quell'ethnos in cui finiva col chiuderlo un Ratzinger; ma lo sforzo è pressoché disperato, anche perché presso le altre confessioni religiose il legame con le culture sul cui suolo sono sorte è strettissimo. Il pensiero dell'utopia, invece, non poggia su nessuna base solida; l'elemento suo proprio è quello rarefatto della teoria – e, nei confronti delle culture, si pone come una sorta di lingua artificiale, un esperanto nato sì, storicamente, nel mondo occidentale moderno, ma come un insieme di proposizioni o proposte che hanno la caratteristica di essere "astratte" rispetto a questa o quella forma di vita particolare.
12,00 11,40

Critica dell'inespresso. Letteratura e inconscio sociale

Marco Gatto

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2023

pagine: 128

Questa indagine costituisce un tentativo di elaborazione teorica attorno a un dilemma fondamentale per gli studi letterari: il rapporto tra il testo e una supposta dimensione nascosta, occulta, che lo accompagna. Attraverso un'interlocuzione con alcuni fra i massimi esponenti della teoria letteraria novecentesca e partendo da una fondamentale intuizione di Antonio Gramsci, l'autore prova a dimostrare come il testo letterario sia, per costituzione, legato a un non-testo, o a un non-detto, che infine viene indicato come il luogo dell'ideologia e del rapporto con la concretezza storico-materiale. L'opera letteraria è pertanto concepita come un depositum historiae – prendendo in prestito da Franco Fortini questa preziosa espressione –, vale a dire alla stregua di un contenitore nel quale si agitano presupposti e condizionamenti in apparenza molto lontani dalla realtà specifica del testo. L'inconscio sociale della letteratura si fa carico di un inespresso che, se opportunamente interrogato, mostra il carattere mai autonomo e mai separato degli oggetti culturali.
12,00 11,40

La postcritica è solo un pretesto

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2023

pagine: 128

"Postcritica" è termine che di recente s'è fatto strada nel campo della critica letteraria, della filosofia e della sociologia. Nasce come reazione al progressivo infiacchimento dei grandi paradigmi teorici del Novecento, in particolare quelli che della teoria facevano una tecnica di smascheramento e denuncia delle condizioni di dominio e alienazione. Secondo la critica tradizionale, gli attori sociali non sono perlopiù in grado di avvedersi delle condizioni che garantiscono e nutrono gli squilibri di potere: hanno bisogno di teoria, ovvero di un sapere specialistico, che renda loro visibile quanto è invisibile, cioè i meccanismi occulti e taciti che stabilizzano distinzioni e differenziali. La postcritica mette in questione non tanto l'esistenza di questi meccanismi, quanto il ruolo che la teoria critica assegna a sé stessa. Per paradosso, un pensiero che pretenda di fungere da macchina del disincanto potrebbe finire col rafforzare le dinamiche che pretende di erodere. Nei suoi vari contributi, che attraversano diversi campi del sapere, questo libro vuole spiegare come e in che senso la teoria sia chiamata a cambiare il proprio statuto e la propria funzione. Capitolo dopo capitolo, il testo fa uso dei materiali più disparati: libri, note, poesie, opere d'arte e d'artigianato, atti di sovrano coraggio e di composta viltà. Pezzi di quell'apparato che chiamiamo "vita ordinaria" e che la postcritica esamina senza affidarsi ruoli salvifici, da composta osservatrice che non intende cambiare il mondo quanto viverlo.
12,00 11,40

L'amore come libertà umana

Paul A. Kottman

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2023

pagine: 320

L'amore è una pratica che cambia nel tempo e attraverso la quale nascono nuove realtà sociali. L'amore provoca, e ci aiuta a spiegare, immensi cambiamenti storico-sociali: dall'ascesa del femminismo all'emergere della vita familiare borghese, alle lotte per il diritto all'aborto e al controllo delle nascite, fino all'erosione di una divisione del lavoro basata sul genere. Attingendo a Hegel, Paul A. Kottman sostiene che l'amore genera e amplifica la possibilità di vite vissute liberamente. Attraverso acute interpretazioni delle più note rappresentazioni filosofiche e letterarie dell'argomento - tra cui Shakespeare, Platone, Nietzsche, Ovidio, Flaubert e Tolstoj - il suo libro tratta l'amore come un modo fondamentale con cui noi umani diamo un senso al cambiamento temporale, in particolare all'inevitabilità della morte e alla propagazione della vita.
24,00 22,80

Il futuro dell'Europa e altri scritti

André Gide

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2023

pagine: 136

«Cosa sarà l'Europa di domani?»; questa è la domanda che attraversa i testi di André Gide (1869-1951) raccolti nel presente volume. Premio Nobel per la letteratura nel 1947, Gide ha segnato indelebilmente la storia letteraria e la cultura del Novecento, portando avanti, accanto all'attività di narratore, un intenso impegno di critico e commentatore della storia e della società del suo tempo, tanto che lo scrittore André Rouveyre lo definisce il «contemporaneo capitale» della sua generazione. Gli otto testi qui tradotti intendono illustrare la riflessione di Gide sull'Europa, che si sviluppa dall'inizio alla metà del Novecento e che raggiunge i suoi esiti più maturi tra le due guerre. Gide pensa l'Europa come un insieme di voci diverse che non devono rinunciare alla propria individualità ma, al contrario, esaltarla nell'armonia di un «concerto europeo». Per quanto legate al contesto storico, le sue considerazioni non hanno perso la loro attualità e la loro efficacia, e permettono ancora di interrogare il nostro presente.
12,00 11,40

Il chimico e l'ostrica. Studi su Primo Levi

Mario Barenghi

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2022

pagine: 198

«Più che un bel libro, è un libro fatale»: così scrisse Umberto Saba di Se questo è un uomo, accostandolo alle Mie prigioni di Silvio Pellico. In questo volume, sintesi di vent'anni di riflessioni su Primo Levi, troviamo anche un parallelo tra i due autori. Ma l'intento di Mario Barenghi è soprattutto di mettere in luce la complessità e la ricchezza di un'opera che, oltre l'impegno alla testimonianza, offre un prezioso modello di postura interrogativa verso il reale. Lo sguardo di Levi è acuto, curioso, a volte divertito; ciò che l'analisi restituisce è però spesso l'impressione di un errore, di un «vizio di forma». Nel mondo presente c'è qualcosa di guasto. E allora non c'è che un modo di reagire: diagnosticare il problema e correre ai ripari. Come fa il chimico, che indaga su cosa è sbagliato in un esperimento. Come fa l'ostrica, che fabbrica una perla per sopravvivere a una ferita.
18,00 17,10

La critica viva. Lettura collettiva di una generazione (1920-1940)

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2022

pagine: 356

"Siamo negli anni Venti del nuovo secolo e millennio. E cent'anni fa cominciava a nascere, nel nostro Paese, una curiosa, distesa, eclettica generazione di personalità critiche che - tra lingua e letteratura, filologia e strutturalismo, teoria e comparatistica, psicanalisi e sociologia, narratologia e semiologia, estetica della ricezione e storia della cultura... - avrebbe tenuto a battesimo una buona parte dei nostri studi letterari, nelle università e non solo, fino a oggi. In circa ventuno anni - dal 24 marzo del 1920, in cui viene alla luce Cesare Cases, al 6 dicembre del 1940, data di nascita di Romano Luperini - abbiamo provato a selezionare cinquantadue temperamenti critici, con Adelia Noferi, Lea Ritter Santini, Delia Frigessi, Lidia De Federicis, Maria Luisa Doglio, Grazia Cherchi, Rosanna Bettarini e Teresa de Lauretis come sole ma eloquenti rappresentanti di un plurale pensiero femminile, capace già - pur in seno a una minore rappresentanza figlia dell'epoca - di passare da una critica più accademica e teorica a una più militante e didattica, capace di dirsi all'università come nell'editoria, tra commento ai testi, impegno civile e studi di genere, tra Italia, Europa e America. Si tratta perciò di un volumetto denso ma abbastanza agile, che forse potrebbe dare inizio a una piccola serie prospettica (1941- 1960, per dire), intesa già qui non solo e non tanto come omaggio, ma come profilo di una politica (fra molte virgolette, ma anche senza virgolette) delle critiche e dei critici nel secondo Novecento e all'alba più o meno sfrangiata e irta del nuovo secolo e millennio che stiamo vivendo. Ecco, il volume che avete fra le mani non è solo un omaggio ai maestri e un profilo dei maggiori critici italiani del secondo Novecento - magari con qualche dimenticanza, di cui chiediamo venia: il canone è tanto provvisorio quanto ampio, e vuole tendere all'oggettività, ma risente (come è inevitabile e tutto sommato giusto) delle passioni, delle curiosità, e forse pure delle idiosincrasie, peraltro diversissime, dei curatori. La critica viva - questo è il punto - ha anche un'ambizione etica e appunto politica, che si dipana tra insegnamento, ricerca e società: contesta il crescente (e sciagurato) abbandono, nelle università, della storia della critica; rende evidente la capacità degli studi letterari di incidere sul discorso sociale, contribuendo - con la loro libertà e diversità - a restituire nel suo insieme più ricca, meno provinciale, più complessa un'intera cultura; rivendica il contributo imprescindibile che le studiose e gli studiosi di letteratura hanno dato al Novecento italiano e (forse) ancora sono in grado di dare."
24,00 22,80

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