Skira: Biblioteca d'arte Skira
Gli Orsini e le arti in età moderna. Collezionare opere, collezionare idee
Adriano Amendola
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2019
pagine: 352
Il legame degli Orsini con le arti è un tassello fondamentale degli studi sul collezionismo ed è qui ricostruito attraverso una narrazione che unisce alle personalità più in vista della schiatta i luoghi dove vissero dal Nord al Sud d'Italia, tra Rinascimento e Barocco. Castelli e palazzi, cappelle e giardini fantastici, statue antiche e dipinti sono ancora oggi alfieri delle insegne della famiglia e traccia indelebile del loro passato. I "figli dell'Orsa" furono governanti illuminati e mecenati capaci di esprimersi attraverso un linguaggio simbolico costituito da realizzazioni di grande impegno estetico e di forte suggestione, con le quali glorificare se stessi e la discendenza. Collezionando opere, gli Orsini collezionarono idee, quelle degli artisti più interessanti della loro epoca capaci di tradurre i sogni più reconditi fra profonda devozione, tempeste apocalittiche e sereni paesaggi, evocative allegorie e figure che destano tuttora curiosità.
Memorie. La vita movimentata di un grande soprintendente di Brera
Ettore Modigliani
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2019
pagine: 320
Le "Memorie" di Ettore Modigliani (1873-1947) rappresentano un'eccezionale testimonianza di una vita davvero "movimentata", intensa e a tratti autenticamente avventurosa, che venne interamente spesa al servizio del patrimonio artistico italiano. Direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, soprintendente della Lombardia dal 1910 al 1935 e organizzatore della mostra più importante mai realizzata sull'arte antica italiana (che si tenne a Londra nel 1930), Ettore Modigliani ha avuto il privilegio (ma anche il peso) di attraversare tutta la prima parte del Novecento vivendo esaltanti momenti professionali, come l'esposizione a Brera della Gioconda di Leonardo da Vinci (1913), il recupero delle opere d'arte trafugate dall'Austria all'Italia (1920), il grande riordino della Pinacoteca Braidense (1925) e la fondazione dell'Associazione degli Amici di Brera (1926). Lo stesso Modigliani, però, fu costretto a subire cocenti umiliazioni, come l'allontanamento forzato dalla sua amatissima Brera nel 1935 e il trasferimento a L'Aquila (a seguito di uno scontro frontale con il potente "quadrumviro" fascista Cesare Maria De Vecchi), e come la vergognosa espulsione dall'amministrazione pubblica (lui cittadino e funzionario modello) per gli effetti delle infauste leggi razziali del 1938, che lo costrinsero nel 1943 a nascondersi tra i monti delle Marche per sopravvivere alle persecuzioni. Modigliani superò la catastrofe ed ebbe la soddisfazione di ritornare a Brera come ispettore incaricato nel 1945. Dotato di una scrittura brillante e coinvolgente, il direttore utilizzò i suoi ultimi anni di vita per redigere questo libro, che stese per far conoscere che cosa si nasconda dietro una professione ritenuta contemplativa, per "soddisfare la curiosità del prossimo" e per non cadere nell'oblio, dopo essere stato così "ferocemente imbavagliato". Modigliani terminò il racconto delle sue Memorie l'11 febbraio 1946 (giorno del suo reintegro come soprintendente a Brera) con un messaggio di grande speranza: Brera "è un ammasso di macerie", "eppure tutti questi beni culturali risorgeranno a gloria della città, come prima e migliori di prima. Io ringrazio la sorte di avermi concesso, innanzi lo scoccare della mia ora fatale, di essere un operaio di questa ricostruzione. Possano le forze assistermi! Non chiedo altro". Modigliani morì nel 1947. Sarà Fernanda Wittgens, la sua più fedele e stretta collaboratrice, a portare a compimento il sogno del suo "mentore": nel 1950 Brera riaprirà, più bella e più viva di prima. Con un saggio introduttivo di James M. Bradburne.
Antonello contemporaneo
Vittorio Sgarbi
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2019
pagine: 83
Che Antonello da Messina fosse un pittore veneziano, lo si è creduto a lungo, anche in Sicilia, fino all'Ottocento. Che il suo quadro-simbolo, la luminosissima Annunciata del museo di Palermo, fosse scambiato per un'opera del pittore tedesco Albrecht Dürer o considerato la copia di un'altra Annunciata, conservata a Venezia, è successo fino al 1904. Che ci siano nelle pieghe di chissà quali collezioni quadri di Antonello ancora da scoprire lo rivela la Pietà acquistata dal Prado di Madrid nel 1966: un Cristo morto, ancora palpitante, sorretto da un angelo di fronte a un paesaggio in cui si riconosce la torre campanaria dell'antico duomo di Messina. Basta perciò contare le opere riscoperte dopo il Novecento, almeno sei, per capire che la grandezza di Antonello ("una grandezza che spaura", ha scritto nel 1953 lo storico dell'arte Roberto Longhi) appartiene tutta a questo secolo. Prima, lungo cinque secoli, Antonello era un pittore appena rinomato, famoso come ritrattista e soprattutto abile artigiano: "Fu Antonello che rubò al pittore fiammingo Jan van Eyck il segreto della pittura a olio per rivelarlo agli artisti italiani del Rinascimento", dice, pressappoco, il pittore aretino Giorgio Vasari (l'autore delle Vite, il primo libro di storia dell'arte italiana) a metà del Cinquecento. A partire da questa data l'immagine di Antonello scolora col passare dei secoli: gli elementi sicuri della sua biografia sono scarsi e lacunosi, le opere datate pochissime, quelle perdute sono molte, almeno quaranta. Il caso Antonello perciò si presenta come un intricato dedalo di ipotesi incontrollabili, tra cui affiora all'improvviso un dato certo, una prova, un documento cui appigliarsi. Insomma, un caso da risolvere abbinando agli strumenti della più raffinata critica d'arte le tecniche più corrive dell'indagine poliziesca.
Museo Piranesi
Pierluigi Panza
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2017
pagine: 580
Giovati Battista Piranesi (1720-1778) fu il più celebre incisore di tutti i tempi, noto per le sue "vedute" di Roma. Ma si è scoperto che fu anche uno dei principali art-dealers, restauratori e rifacitori di sculture, vasi, candelabri, cippi e frammenti che venivano scavati o che lui stesso scavava nel ventre di Roma e poi collezionava nella sua casa-museo di Palazzo Tornati, prima di venderli ai nobili del Grand Tour. Molti cultori di Piranesi, osservando le sue incisioni si sono chiesti: inventava i pezzi antichi che compaiono nelle stampe oppure esistevano davvero? Il "Museo Piranesi", frutto di una ricerca che si è protratta per più di vent'anni, risponde a questa domanda inventariando i pezzi passati dalla casa-museo dell'artista che esistono ancora in varie collezioni del mondo. Il "Museo Piranesi" è il primo censimento delle opere e frammenti antichi che furono scoperti, venduti, restaurati o assemblati da Giovan Battista e dal figlio Francesco. Sottopone all'attenzione, con apposite schede, quasi trecento marmi divisi per le loro attuali collocazioni, tratta di molti altri e analizza nascita e fortuna del "gusto Piranesi". Le sedi pubbliche e private che custodiscono i marmi schedati sono 40. Il più consistente numero di pezzi si trova oggi al Museo Gustavo III di Stoccolma, ai Musei Vaticani di Roma e al British Museum di Londra. Molti si trovano in collezioni private inglesi, altri in Italia, Russia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Spagna e Stati Uniti. Tra i pezzi schedati, circa duecento transitarono dalla casa-museo dei Piranesi e furono venduti senza essere mai stati incisi. Di contro, molte antichità che vediamo nelle sue stampe non passarono mai dal suo museo, ma sono pezzi celebri inseriti nelle sue pubblicazioni per aumentare il prestigio della sua collezione.
Una storia del libro. Dalla pergamena a Ambroise Vollard
Flaminio Gualdoni
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2008
pagine: 240
"Si può definire libro un insieme concluso di fogli che fanno da supporto a un testo manoscritto o stampato, oppure un insieme di fogli legati insieme, oppure un oggetto dotato di caratteristiche di pregio tali da farne un'opera artistica. Taluni ne sottolineano il carattere di riproduzione multipla del testo, dunque di divulgazione; altri ancora la trasportabilità. Nel primo caso l'accento è sulla parola, nel secondo sul materiale, nel terzo sulla qualità estetica primariamente visiva e tattile del libro. Negli altri si dice di funzione d'uso e, letteralmente, di scambio. Ma il libro è sempre libro. È affare di storici e sociologi, religiosi e laici, economisti e filologi, collezionisti e commercianti, scrittori e artigiani, pittori e piromani. È genio distillato e mercatura brutale. Talvolta viene abbandonato sul sedile di un treno, talaltra scambiato, molto spesso rubato - o non restituito, forma meravigliosa di furto senza peccato e senza colpevolezza - oppure al contrario conservato così gelosamente che l'idea stessa di possesso sostituisce lo sguardo. È dono elevato a potenza, anche, perché dono di sé e d'altri. Ogni volta le sue fattezze, pur restando identiche, mutano. Qualche volta - non sempre - il libro è anche del lettore."
Corrado Ricci. L'origine del museo moderno in Italia
Libro: Libro in brossura
editore: Skira
anno edizione: 2025
pagine: 152
Il volume ricostruisce criticamente la figura e l'opera di Corrado Ricci (1858-1934), storico dell'arte, archeologo, direttore di musei e tra i primi promotori di un'idea moderna, educativa e pubblica del museo in Italia. Ricci inizia la carriera giovanissimo nella sua città, Ravenna, dove a soli diciannove anni si distingue per l'impegno nella tutela e nello studio del patrimonio letterario e artistico locale. Esprime inoltre un profondo interesse verso l'estetica infantile, e proprio in questi suoi primi anni di attività scrive "L'arte dei bambini" (1887), opera pionieristica che anticipa le riflessioni delle avanguardie novecentesche, in cui, con spirito innovativo e sorprendente apertura, esplora la produzione grafica infantile come linguaggio espressivo autonomo, precorrendo teorie che solo decenni più tardi saranno accolte dalla pedagogia e dalla psicologia dell'arte. Dalla direzione della Galleria di Parma a quelle delle gallerie di Modena, Milano e Firenze, Ricci trasforma la pratica museale italiana, rendendola accessibile e radicata nel paesaggio culturale nazionale. In particolare, è fondamentale il suo contributo alla definizione dell'identità della Pinacoteca di Brera dove, grazie alla cessione di alcuni spazi da parte dell'Accademia che solo lui riesce a ottenere, può realizzare un percorso ad anello, indispensabile dal punto di vista museografico, e un ordinamento per epoche e scuole ancora oggi insuperato. I saggi di James M. Bradburne, Adriano Amendola, Giuseppina Di Gangi ed Erica Bernardi, curatrice del volume, ricompongono il profilo di un intellettuale centrale nel passaggio tra Otto e Novecento e lo collocano all'interno della storia di Brera come primo tassello della fase moderna del museo. Il volume si inserisce nella serie promossa dalla Pinacoteca di Brera dedicata ai suoi direttori più emblematici del Novecento - Corrado Ricci, Ettore Modigliani, Fernanda Wittgens e Franco Russoli - restituendo al dibattito storiografico figure che hanno plasmato la visione pubblica del museo moderno in Italia.
Gian Alberto Dell'Acqua. Ricordi di una lunga vita
Libro: Libro in brossura
editore: Skira
anno edizione: 2023
pagine: 232
L’arte fu il filo conduttore della vita di Gian Alberto Dell’Acqua, suo costante impegno professionale ma anche piacere e interesse personale Il “gentiluomo delle arti figurative”: questo era Gian Alberto Dell’Acqua per Paolo Grassi, che riassumeva in questa definizione alcuni degli aspetti salienti della sua personalità. La signorilità dei modi, la grande correttezza, la dedizione al lavoro inteso come servizio, la capacità di ascolto e di mediazione, sono tratti ben chiari nel ricordo di chi l’ha conosciuto. E anche il racconto della sua vita lunga e operosa, che Dell’Acqua aveva pensato di riservare ai suoi familiari ma che ora si aggiunge alle testimonianze con cui Brera ha voluto rendere omaggio ai suoi più grandi soprintendenti, conferma quelle doti che ne hanno resa indimenticabile la memoria. Dalla formazione alle esperienze della Biennale, dai viaggi alla ricchissima biblioteca dedicata alla passione per la filosofia, Dell’Acqua racconta la propria vita e analizza gli interventi più importanti fatti come soprintendente: le acquisizioni, che arricchirono la pinacoteca di opere specialmente lombarde - da Giovanni da Milano, al Cairo, al Cerano, al Procaccini - nonché lo straordinario acquisto dei Tarocchi di Bonifacio Bembo; e poi i tanti restauri condotti con il “mago” Pellicioli e con i molti restauratori di fiducia, da Ottemi della Rotta, a Mario Rossi, a Guido Fiume, incontrato – giovane partigiano – durante la guerra. Ricorda l’autorizzazione concessa alla chiesa di San Fedele di collocare su un altare dell’antico edificio tibaldiano la pala in ceramica policroma di Lucio Fontana. Altra importante iniziativa, destinata a mutare la fisionomia di Brera aprendola alla modernità, l’acquisto nel 1972 di Palazzo Citterio. Ma nel riandare a quegli anni ormai lontani, Dell’Acqua non dimentica i suoi diretti collaboratori, dall’economo all’archivista, alle dattilografe, agli allora giovani ispettori storici dell’arte, a tutti i quali riserva un pensiero. Un ricordo va anche ai suoi successori, al loro infaticabile lavoro ha caratterizzato la vita di Brera.
Raffaello tra gli sterpi. Le rovine di Roma e le origini della tutela
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2022
pagine: 296
Rinnovando il testo e l'analisi della celebre Lettera a Leone X, questo libro individua in essa l'origine della moderna tutela del patrimonio culturale La Lettera a Leone X (1519-1520) non fu mai completata né mai raggiunse il destinatario, eppure continua a sollevare interrogativi e dubbi. Chi ne fu l'autore? Il principale manoscritto (a Mantova) è interamente di mano di Baldassarre Castiglione, ma chi si rivolge al Papa dicendo "io" è sempre e solo Raffaello, che studiava le rovine "per molti lochi pieni de sterpi inculti e quasi inaxessibili". La morte precoce del grandissimo artista (6 aprile 1520), del cui lavoro sul testo resta traccia in un manoscritto di Monaco, spiega perché uno scritto così impegnativo rimase incompiuto. Ma quale fu la parte di Raffaello e quale il ruolo del Castiglione? Perché tante correzioni e varianti nei manoscritti? Si può identificare il gioco delle parti fra i due co-autori? A chi spetta l'idea di ricostruire in disegno Roma antica e di tutelarne i monumenti? Al Papa, a Raffaello o a Castiglione? Della Lettera non esiste "il" testo in forma compiuta, ma varie stesure successive: Raffaello tra gli sterpi ne propone una nuova edizione fondata su un attentissimo esame paleografico e filologico. Il lettore troverà in questo libro non solo il testo critico dei due principali manoscritti ma anche un confronto sinottico e genetico, che evidenzia la stratificazione di bozze, correzioni, versioni alternative, individuando in parallelo sia la stesura del Castiglione sia la forma testuale su cui Raffaello lavorò negli ultimi mesi di vita. Il saggio di apertura affronta questi temi alla luce di un'accurata ponderazione delle circostanze documentarie e della storia culturale e istituzionale: le rovine, le raccolte di antichità, i provvedimenti di salvaguardia (prima e dopo il 1519-20) dei Papi e del Comune. Ne riusciranno illuminati lo scenario culturale della Roma di Leone X, lo sguardo di Raffaello su Roma antica, il suo rapporto con Castiglione, l'audace progetto che prese forma negli ultimi mesi di vita dell'artista, e infine l'eredità intellettuale che questa lettera non spedita lasciò alle generazioni successive, e fino a noi.
Enigma Raffaello. Fortuna, rivalità, contrasti: il mistero della morte del Sanzio. Ediz. italiana e inglese
Libro: Libro in brossura
editore: Skira
anno edizione: 2022
pagine: 240
Raffaello Sanzio da Urbino, attraverso la sua opera immortale, ha segnato per sempre il tempo della storia dell’arte. A distanza di cinquecento anni dalla sua prematura scomparsa, avvenuta il 6 aprile del 1520 all’età di trentasette anni, la morte dell’artista resta ancora avvolta nel mistero e fonte inesauribile di interrogativi da parte degli studiosi di varie discipline. L’Urbinate è stato vittima solo dei suoi stessi vizi amorosi, come racconta Giorgio Vasari nelle Vite, oppure dietro la fine di quel giovane talentuoso, bello, pieno di riconoscimenti e di incarichi, dai modi raffinati e apparentemente amato da tutti, si celano il rancore, l’animosità e l’invidia dei suoi rivali? Enigma Raffaello propone una serie di riflessioni sulla cerchia dei potenziali nemici del Sanzio, analizzando più criticamente la personalità dell’artista. I contributi di studiosi, sia del campo storico-artistico sia del settore scientifico-medico, affrontano i vari aspetti connessi alla sepoltura e al decesso di Raffaello: la riesumazione delle sue presunte spoglie nel 1833; la realizzazione di un calco del teschio dai quei resti; la ricostruzione del suo volto attraverso le nuove tecnologie dell’antropologia forense. In caso di una nuova apertura del sepolcro, grazie al recupero di piccoli ossei, oggi la scienza è in grado di ricostruire alcune fasi della vita di Raffaello e le cause della sua morte. In queste pagine, dunque, storia dell’arte, ricerca archivistica e bibliografica, scienza del restauro, antropologia, medicina legale, tecnologie biomediche e bioarcheologiche, scienze anatomopatologiche si uniscono e si confrontano per dare un nuovo risvolto alle ricerche e ai quesiti sull’esistenza e sulla fine di uno degli artisti più celebrati della storia. Introdotto dalle presentazioni di Pio Baldi, Eugenio Gaudio, Barbara Jatta, Tiziana D’Acchille, il volume presenta i saggi di Pio Baldi, Sylvia Ferino-Pagden, Flavia Cantatore, Matteo Lafranconi, Alice Militello, Alfonso Ricca, Marco Bussagli, Chantal Milani, Valentina Gazzaniga, Paolo Frati, Marco Cilione, Vittorio Fineschi, Gino Fornaciari e cinque domande di Pio Baldi a Ulderico Santamaria su metodologie e tecniche microinvasive applicabili alla tomba di Raffaello.
Qualche inverno prima. Iconografia delle stagioni
Fernando Rigon Forte
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2021
pagine: 352
L'iconografia delle stagioni in tre momenti della storia dell'arte: l'Impero romano e il tardoantico, il Medioevo e il Rinascimento palladiano. Le Stagioni sono quattro: per ragioni astronomiche, per computo cronologico e meteorologico correnti. Quattro periodi in cui si ripartisce il percorso del Sole nell'Anno, scandito da quattro stationes. La dizione in lingua latina produce in italiano 'stazione' e 'stagione': la prima è diventata di banale uso pratico, mantenendo il significato di "stare fermi"; la seconda, pur esito di una corruzione fonetica 'volgare', produce un risultato più dolce e più 'elegante', sia nella pronuncia sia nel significato. Si parte dunque dal significato della parola per addentrarsi nel magico mondo delle stagioni. In questo volume Fernando Rigon Forte affronta il tema, complesso e affascinante, dell'iconografia delle stagioni in tre momenti precisi della storia dell'arte: l'impero romano e il tardo antico, il Medioevo e il Rinascimento. Un viaggio che parte dall'inverno che per gli occidentali (scriveva Teopompo) era Crono, il più lento, il più esterno dei sette pianeti: l'inverno era il Tempo stesso, al quale quale tutto si poteva ricondurre.
Ettore Modigliani. Atti del convegno
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2021
pagine: 280
Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi a Lucca in occasione degli ottant'anni dalla firma delle leggi razziali, e in memoria di quanti ne subirono le gravi conseguenze umane e lavorative, con l'intenzione di ripercorrere la carriera di Ettore Modigliani, storico dell'arte, direttore della Pinacoteca di Brera, soprintendente alle Belle Arti tra i più importanti del Novecento. Un soprintendente "dimenticato" rispetto alla statura che ha avuto nell'amministrazione italiana del primo Cinquantennio del Novecento; una figura che finalmente trova un consistente contributo di conoscenza, grazie alla pubblicazione di questi Atti. "Non si tratta di una riparazione, tardiva e inutile, anche se valida sul piano simbolico" scrive Emanuele Pellegrini "bensì di un segno preciso del ruolo centrale degli studi umanistici e del dovere etico di tutti gli studiosi al fine di spingere più oltre possibile il limite dell'ignoranza." Direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, soprintendente della Lombardia dal 1910 al 1935 e organizzatore della mostra più importante mai realizzata sull'arte antica italiana (a Londra nel 1930), Ettore Modigliani ha vissuto esaltanti momenti professionali, come l'esposizione a Brera della Gioconda di Leonardo da Vinci (1913), il recupero delle opere d'arte trafugate dall'Austria all'Italia (1920), il grande riordino della Pinacoteca Braidense (1925) e la fondazione dell'Associazione degli Amici di Brera (1926). Fu però costretto a subire il trasferimento a L'Aquila e l'espulsione dall'amministrazione pubblica per gli effetti delle infauste leggi razziali del 1938, che lo costrinsero nel 1943 a nascondersi tra i monti delle Marche per sopravvivere alle persecuzioni. Modigliani superò la catastrofe ed ebbe la soddisfazione di ritornare a Brera come ispettore incaricato nel 1945.
«Sono Fernanda Wittgens». Una vita per Brera
Libro: Libro in brossura
editore: Skira
anno edizione: 2018
pagine: 160
A sessant'anni dalla morte, il volume presenta la figura di Fernanda Wittgens (1903-1957), storica dell’arte, direttrice della Pinacoteca di Brera e soprintendente, antifascista che scontò con il carcere la sua opposizione al regime. La sua intensa vicenda biografica è ricostruita per la prima volta in modo completo attraverso un attento spoglio dei documenti e delle testimonianze che ha consentito di approfondire la trentennale attività a Brera (1928-1957). Nel 1950, dopo le devastazioni belliche, Wittgens restituì al Paese la pinacoteca, intrecciando stretti rapporti con la società civile e intellettuale e caratterizzando la sua azione con un’apertura internazionale. Il volume comprende il saggio introduttivo di James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, e i contributi di Giovanna Ginex, Erica Bernardi ed Emanuela Daffra.

