Sport e vita all'aperto

Riassaporare insieme le gioie della stagione del terzo scudetto. Rivivere i particolari di ogni singola partita; ritornare con la mente - dopo lo scettiscismo di inizio campionato - ai festeggiamenti preparati da mesi (e durati per mesi). Napoli è tornata sul gradino più alto del podio dopo ben trentatré anni. Troppi! Non solo: lo ha fatto, per la prima volta, senza D10S, «El Pibe de Oro». In pochi, davvero in pochi, avrebbero scommesso che un Napoli senza Maradona ci sarebbe riuscito. Anno XXXIII dopo Diego è un libro di cui i napoletani - ma non solo - non possono fare a meno.

«Si è tirato indietro...». Le parole di Agostino Di Bartolomei non erano mai state rivelate prima. Il Capitano giallorosso, riferendosi a Falcao e alla sua decisione di non calciare uno dei rigori finali, le sussurrò a un cronista amico subito dopo la finale di Coppa dei Campioni del 1984, persa dalla Roma contro il Liverpool. L'episodio, citato per la prima volta nella prefazione di questo libro, è il punto di partenza di un'opera nella quale due firme storiche del giornalismo sportivo nazionale raccontano il fuoriclasse brasiliano in una doppia chiave: divino per ciò che ha saputo offrire alla Roma nell'arco di un quinquennio memorabile, demone per un rifiuto che nel suo stesso spogliatoio alcuni non condivisero. E che ha finito per pesare sul giudizio di molti tifosi giallorossi.

Quest’opera si divide in tre parti: la prima, teorica e storica; la seconda con le foto illustrerà la teoria e le particolarità delle posture e delle tecniche e gli esercizi a coppia previsti nel sistema del Jujitsu Ko Waza; la terza riguarderà i possibili aspetti clinici. Jujitsu, come arte dell’adattabilità; Ko Waza, delle piccole tecniche, semplici e private dalle forme estetiche non funzionali.

Chicca Gheri è nata a Pisa il 29 Gennaio 1974. Si è laureata in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Pisa. Lavora alla Regione Lazio - Direzione Cultura

"L'Autore, nel 2012 pubblicava la "Prima Edizione" di questo libro dedicato ad MGA system per lasciare una testimonianza "autentica" sulla vera storia del metodo. Nel rileggere il testo da aggiornare (Gennaio 2022) riteneva di confrontare alcuni fatti attuali con rilevanza, economica, politica e sociale, con situazioni analoghe avvenute nel 2012. Com'è noto, dal Gennaio 2020, entravano in vigore le restrizioni per il "Covid 19" e, dal mese di Marzo, iniziava il lockdown che si concludeva nel luglio 2021. Nel mese di Febbraio del 2022, mentre il Covid 19 riduceva il suo effetto mortale, la Russia invadeva l'Ucraina iniziando una guerra combattuta sul campo che aggravava la situazione economica dei cittadini europei e italiani che era già in atto. L'insieme di questi eventi internazionali e nazionali, potrebbero sembrare poco attinenti con l'autodifesa ma, i cittadini italiani rispetto al 2012, vedevano aumentare la loro percezione di insicurezza. Gli episodi di violenza che avvengono ogni giorno nelle città italiane come dai fatti di cronaca evidenziati in questa "Seconda Edizione" e la sensazione di impunità per chi li compie, spingeranno i cittadini che vogliono sentirsi più sicuri, a studiare un metodo di autodifesa perché all'occorrenza possano tutelare se stessi e/o i propri cari."

Cinema e calcio hanno più di elemento in comune. Alla metà dell'800 nascono le prime sale cinematografiche e nascono le prime squadre di calcio. Una partita dura 90 minuti, più o meno come un film. Ogni partita racconta una storia di cui non si conosce il finale, così come le tante storie che il cinema continua a raccontarci. Per non parlare poi del fenomeno del divismo, non è certo un caso che ex calciatori come Cantona e Jones (ma ne seguiranno tanti altri, Hibrahimovic perché no?) siano diventati attori. Raffaele Vallone e Massimo Bonetti sono esempi di calciatori italiani passati al cinema. Il calcio poi è sempre stato una fabbrica di sogni, esattamente come il cinema.

La seconda metà del viaggio attraverso i luoghi più significativi della nostra pallavolo inizia in Sicilia negli anni Settanta e termina in Piemonte ai giorni nostri, percorrendo idealmente tutta l’Italia del volley e seguendo l’evoluzione di una disciplina che si è meritata un posto di assoluta eccellenza nel panorama sportivo nazionale. Come nel primo volume della grande opera di Remo Borgatti, la cronaca degli avvenimenti si intreccia con il racconto diretto dei protagonisti di quella lunga e meravigliosa epopea che ha portato il campionato italiano a conquistarsi meritatamente il titolo di “più bello del mondo”. Nel corso dei decenni, tutti i più grandi campioni di questo sport hanno militato nella nostra serie A, elevando la qualità di un movimento che ha saputo evolversi fino a diventare un punto di riferimento a livello mondiale. Di città in città, tra un aneddoto e un ricordo, la storia continua, con il carico di emozioni, gioie e dolori che si porta in dote e che questo progetto unico ha voluto raccogliere.

Un giovane ragioniere viene assunto da una nota ditta tessile per promuovere i propri prodotti attraverso la carovana pubblicitaria del ciclismo. Costui, da sprovveduto, si addentra, con discrezione e intelligenza, all’interno di un mondo sportivo in trasformazione economica, ma anche preda di una certa involuzione di risultati. Quella presunta crisi che caratterizza la storia del pedale tra il periodo dei “Tre Uomini d’Oro” e la comparsa sulla scena dei giovani italiani rampanti rivali di Merckx, si rivela, invece, a un attento osservatore, come un quinquennio ricco di campioni capaci di imporsi a 360°, dalla pista alle corse a tappe, dal cross alle classiche. Accanto a personaggi di nome, che pur hanno lasciato il segno, il nostro ragioniere incontra anche solide figure di secondo piano: gregari, dirigenti e tecnici che hanno dato tanto al ciclismo e alla sua umanità. Il fatto che tra i professionisti del pedale comincia a girare anche qualche soldo grazie agli abbinamenti pubblicitari, fa parte del nuovo benessere che investe le famiglie italiane. Gli storici del costume parlano di “boom economico”, mentre il ciclismo soffre e vive tutto ciò come un impaccio doloroso.

Un libro che intende riportare alla ribalta le nefandezze di un sistema, quello del calcio giovanile, che impetuoso si rivela irto di difficoltà, passando dai sogni dei piccoli calciatori alle delusioni che, nella stragrande maggioranza dei casi, accompagnano e definiscono il loro iter professionale. L'autore ripercorre ed analizza le cause di un mondo, quello del calcio giovanile, che definisce malato ed anche abbastanza nocivo per il modo in cui si presenta ai giovani campioncini. Una serie di fattori, di categorie di persone, che, ognuno per quanto di loro competenza, fanno comunque parte del sistema. Dai primi calci (forse il momento più solare del percorso formativo) ai provini; dai genitori (che, spesso, con il loro atteggiamento, arrecano solo del male ai propri figli) agli addetti ai lavori (allenatori, procuratori, dirigenti) per poi trattare dei soldi (inclementi nel mondo pallonaro) e della fine dei sogni di ogni giovane atleta. Una realtà allarmante, piena di interessanti spunti di riflessione, una vera e propria denuncia.