Neri Pozza: Il cammello battriano
Saint-Just. La vertigine della rivoluzione
Stenio Solinas
Libro
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2020
pagine: 320
Fra i protagonisti della Rivoluzione francese e del Terrore nessuno è così tragicamente e ambiguamente affascinante come Saint-Just. Definito nell'Ottocento «Arcangelo della morte» da Michelet, «Spada vivente» da Taine, riletto nel Novecento di volta in volta come precursore dei socialisti utopisti, dei fascisti, dei leninisti, per i suoi contemporanei Saint-Just fu l'accusatore feroce di Luigi xvi, dei Girondini e di Danton; il rappresentante implacabile della Convenzione presso le armate del Reno e del Nord; il membro inflessibile del Comitato di Salute pubblica; la vittima impassibile del 9 Termidoro. Entrato in politica a vent'anni, ghigliottinato che ne aveva ventisette, libertino nel 1789 e teorico della virtù nel 1793, uomo di cuore e uomo di sistema, fu il più contraddittorio dei rivoluzionari, una sorta di Giano odiato, ma mai disprezzato, ammirato, ma mai amato. Nessuno ha anche goduto come lui di un culto letterario e artistico che ha finito per farlo salutare come un fratello di Rimbaud e di Shelley, un erede virtuoso di de Sade. È stato un modello per pittori romantici quanto l'oggetto di meditazione per saggisti e narratori, da Camus a Malraux, da Drieu a Marguerite Yourcenar, di fascino per cineasti: nel Napoléon, di Abel Gance, sarà lo stesso regista a interpretarlo. Uomo politico e uomo d'azione, uomo di Stato e uomo di pensiero, Saint-Just è oggi l'unico contemporaneo fra i suoi compagni dell'89. Lo è perché in lui si mischia il culto della giovinezza, l'estetica e l'etica, l'idea della felicità possibile su questa terra e della necessità di arrivarci anche a costo dell'orrore, il riproporsi periodico della tentazione di rifare l'uomo anche suo malgrado, l'inchinarsi alla volontà generale e alla sanità del popolo anche se questa coincide con l'asservimento dell'individuo e la fine delle libertà. Raccontare Saint-Just è dunque fare luce su ciò che ci circonda.
Viaggio in Italia
Flavio Cuniberto
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2020
pagine: 368
«L'italica erba» o il «giardino dell'Impero»: così Dante era solito definire quello spazio geografico che va sotto il nome di Italia. Un giardino che diventerà poi un «paradiso abitato da diavoli», come Croce amava ripetere parlando di Napoli. Attraversare questa terra di contrasti e di spettacolose varietà non è mai stato, nel corso dei secoli, un semplice viaggio, ma una vera e propria categoria dello spirito, un'iniziazione alla vita in tutta la sua pienezza, alle sue luci e alle sue ombre, come ben sapevano i viaggiatori del Grand Tour. Nelle pagine di questo libro, Flavio Cuniberto dimostra che questa natura del viaggio in Italia è tutt'altro che irrimediabilmente perduta. Dalle regioni del Nord, il baricentro razionale dello spazio italiano, all'Italia di mezzo, il baricentro estetico con la sua incessante esibizione di una misura fantastica, di un canone della Forma, alla nostalgia indicibile degli altopiani sardi, delle coste calabresi e degli uliveti, fino ai luoghi estremi del Sud, che sembrano dilatare l'Italia come un ventaglio aperto nel Mediterraneo - ragione, metafisica e mito continuano a darsi la mano nel paesaggio italiano e a offrirlo al viaggiatore come un'irrinunciabile categoria dello spirito.
Nel bianco
Simona Vinci
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2020
pagine: 280
«Viaggiare è fuggire il proprio demone familiare, distanziare la propria ombra, seminare il proprio doppio»: così Paul Morand descrive il senso di ogni autentico viaggiare. Una massima che, in un giorno d'aprile, ha spinto Simona Vinci a raggiungere l'immenso corpo di ghiaccio sulla testa della Terra, quel gigantesco, infinito cuscino bianco di tremila metri di profondità chiamato Artico. Un luogo dove la Natura è potente e imprevedibile, dove l'isolamento è una condanna e una sfida quotidiana, dove si è in balia delle intemperie, della neve, del vento, degli animali feroci, del freddo e delle proprie paure. Un luogo apparentemente ideale per distanziarsi da sé stessi e accettare l'imprevisto qualunque esso sia, persino «quello di non sapere più di preciso chi si era prima di partire». Questo libro è il puntuale resoconto di questo viaggio, «innescato - come scrive Marzio Mian nella prefazione - dal richiamo della bellezza assoluta o dal bisogno di chiudersi nella più blindata fortezza di solitudine al mondo». È perciò la narrazione di questa bellezza, dei fiordi ghiacciati, delle rocce a picco sul mare dov'è possibile contemplare gli iceberg e le isole di ghiaccio. Ma è anche il racconto di un mondo in cui le etnie che lo abitano, dalla Groenlandia alla Siberia, pressate dall'avanzata della modernità, hanno abdicato ai loro modi di vita millenari. Parafrasando Lévi-Strauss, come suggerisce Mian nella prefazione, questo libro avrebbe anche potuto intitolarsi "triste Artico", poiché mostra, con sorprendente anticipo, ciò che è diventato chiaro oggi: che il vortice della Storia, ha risucchiato l'Artico dalla periferia del tempo e lo ha travolto.
Camminando fra i boschi e l'acqua. Da Hoek van Holland al Corno d'Oro sulle tracce di Patrick Leigh Fermar
Nick Hunt
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2020
pagine: 365
Nel dicembre del 1933 il diciottenne Patrick Leigh Fermor partì alla ventura con un paio di scarponi chiodati per attraversare l'Europa «come un vagabondo, un pellegrino o un chierico vagante», a piedi da Hoek van Holland a Istanbul. Quando, anni dopo, il diciottenne Nick Hunt scopre i libri di Patrick Leigh Fermor, non può fare a meno di identificarsi con quel coraggioso giovanotto partito alla ricerca del suo posto nel mondo. Già allora Hunt sente, con assoluta certezza, che un giorno seguirà i passi di Fermor, ripercorrendo lo stesso itinerario attraverso Olanda, Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Turchia, per scoprire quanto di selvaggio sia rimasto in quelle terre. Del resto, quale modo migliore di conoscere l'Europa dell'esporsi completamente a essa, cosciente di ogni goccia di pioggia, di ogni sasso sotto i piedi? Come comprendere meglio i processi di perdita e cambiamento, se non viaggiando all'ombra delle parole di Patrick Leigh Fermor? E soprattutto, quale miglior sistema per vivere una buona, vecchia avventura? In un'epoca di informazione globale, Hunt evita deliberatamente di fare ricerche sui luoghi che intende attraversare, portando con sé solo i libri di Fermor, con le loro informazioni superate da ottant'anni. Con quell'unica testimonianza a fare da sfondo, attraverso i boschi e l'acqua, il vento e la pioggia, i campi, le foreste, le città, i sobborghi, le montagne e le autostrade, Hunt verificherà di persona quanto resta dell'ospitalità, della cortesia verso gli stranieri, della libertà, della vita selvaggia, dell'avventura, del mistero, dell'ignoto, delle correnti più profonde del mito e della storia che scorrono ancora sotto la superficie dell'Europa.
Avventure di un giovane naturalista
David Attenborough
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2020
pagine: 377
Da oltre sessant'anni David Attenborough racconta le meraviglie della natura sul piccolo schermo, è considerato il più celebre e autorevole divulgatore scientifico britannico e il suo nome, sempre in coppia con quello della BBC, è ormai diventato sinonimo di documentario. Ma come è iniziata questa straordinaria carriera? È il 1952, Attenborough ha ventisei anni ed è un produttore televisivo con poca esperienza, una laurea in zoologia del tutto inutilizzata e la smania di realizzare un suo programma sugli animali. I programmi dedicati agli animali si dividono allora tra quelli presentati da George Cansdale, direttore dello zoo di Londra che, ogni settimana, trasporta negli studi televisivi le creature più mansuete, le colloca sopra un tavolo e ne descrive l'anatomia e le caratteristiche, con la rischiosa incognita che durante la puntata gli animali evacuino sui suoi pantaloni, lo mordano e si diano alla fuga; oppure i documentari cinematografici dei coniugi Denis, cortometraggi di mezz'ora che mostrano, in maniera piuttosto monotona, gli animali nel loro ambiente. Attenborough sa di poter realizzare un programma che possieda i pregi di entrambi i format, senza però averne i difetti. Così, grazie al finanziamento della BBC e dello zoo di Londra, e con l'aiuto di Jack Lester, curatore del rettilario allo zoo, si imbarca in una serie di spedizioni che prevedono la cattura di specie rare nei più disparati luoghi del mondo: il picatarte collobianco in Sierra Leone, il formichiere gigante in Guyana, il drago di Komodo in Indonesia e gli armadilli in Paraguay. Sarà l'inizio di una grande avventura che lo porterà a percorrere chilometri e chilometri tra deserti, foreste e terreni insidiosi, per registrare l'incredibile bellezza e biodiversità di queste regioni.
Diario di clandestinità e altri scritti in tempo di guerra (1943-1945)
Antonio Barolini
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 320
Il 25 luglio 1943, quando cade il regime mussoliniano, Antonio Barolini è una delle figure di rilievo nella cerchia degli antifascisti vicentini. Ha già pubblicato tre raccolte di poesie nelle edizioni dell’Asino Volante e del Pellicano, le prime avventure editoriali dell’amico Neri Pozza, e la sua notorietà è tale da avergli procurato la stima e l’amicizia di intellettuali quali Aldo Capitini, il fondatore del Movimento Nonviolento in Italia, Carlo Ludovico Ragghianti, Giorgio Bassani. Naturale, dunque, che quando la «Vedetta fascista», il quotidiano locale, diventa «Il Giornale di Vicenza», scoprendo, come numerosi organi di stampa periferici, la libertà d’espressione, Barolini venga chiamato a dirigerlo. La sua direzione dura quarantacinque giorni, i giorni del governo Badoglio. Con la neonata Repubblica di Salò, protetta dai nazisti, «Il Giornale di Vicenza» si trasforma nel «Popolo vicentino» e Antonio Barolini, finito sotto processo, viene condannato a quindici anni di reclusione dal Tribunale speciale fascista per gli articoli scritti sul foglio «badogliano». Le pagine qui raccolte e curate dalle figlie di Barolini, costituiscono il diario di quegli anni; un diario di clandestinità, poiché, per sfuggire alla cattura, Barolini si rifugia a Venezia, dove vive segregato dai partigiani in otto diverse case fino al 29 aprile 1945, giorno della liberazione della Serenissima. Sono pagine che narrano di un’avventura clandestina «drammatica e ricca d’umanità», come ebbe a definirla Neri Pozza, e che costituiscono, insieme, come scrive nell’introduzione Teodolinda Barolini, una «meditazione filosofica e religiosa che indaga le modalità dell’eroismo e i parametri di una vita morale in tempi di guerra». A distanza di tanti anni dagli eventi narrati, sorprende l’attualità del conflitto morale che le alimenta: il conflitto di un uomo che si scopre pacifista in tempo di guerra e cerca incessantemente la via giusta per opporsi al male e alla barbarie.
Genio ribelle. Arte e vita di Wyndham Lewis
Stenio Solinas
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 221
Nella Londra novecentesca fra le due guerre, una strana figura d'artista fa il vuoto intorno a sé. Si chiama Wyndham Lewis e ha fondato una rivista che non ha collaboratori e espone un unico pensiero: il suo. Le ha dato come titolo The Enemy, "Il Nemico", ed è quello che lui vuole essere, un fuorilegge solitario e un proscritto rispetto allo establishment e alle mode del suo tempo. Il risultato sarà l'ostracismo in patria e all'estero destinato a trasformarlo in un oggetto misterioso e in un soggetto infrequentabile. Già volontario nella Prima guerra mondiale, un'esperienza da cui trarrà olii e disegni che lo pongono al vertice della pittura inglese in materia, negli anni Venti Lewis cerca una nuova strada che superi il puro astrattismo e il romanzo psicologico. Egotista e collerico, amico e rivale di Pound come di Eliot e di Joyce, acerrimo nemico del "gruppo di Bloomsbury", con The Apes of God, "Le scimmie di Dio", scrive la più devastante satira di un mondo intellettuale dove dilettantismo e giovanilismo si danno la mano per dar vita alla figura del "sempliciotto rivoluzionario", l'eterno bambino che gioca con il fuoco della rivoluzione, pensa che il nuovo sia sempre un progresso e essere alla moda una condizione dello spirito. Divenuto il più grande ritrattista della sua generazione, gli anni Trenta lo vedranno ingaggiare, sempre in perfetta solitudine, una battaglia contro i "compagni di strada" e la sinistra intellettuale inglese che fliltra con il bolscevismo sovietico. In esilio volontario in Canada durante la Seconda guerra mondiale, Lewis tornerà in seguito in patria riprendendo la sua posizione di outsider e di proscritto rispetto all'ordine costituito. Come critico d'arte sarà il primo a intuire il genio di Francis Bacon, ma, ironia del destino per chi come lui aveva fatto dell'"Occhio" la sua ragione estetica, trascorrerà l'ultimo decennio della sua vita nella più completa cecità. In questo libro Stenio Solinas traccia non solo il ritratto di Wyndham Lewis, ma anche quello di un milieu culturale dove, sullo sfondo di crisi economiche, guerre e rivoluzioni, a muoversi sono figure d'eccezione: i già citati Pound, Joyce, Eliot e poi Orwell, Hemingway, T.S. Lawrence, Augustus John e Marinetti, Gertrude Stein, i Sitwell e D.H. Lawrence, Gaudier-Brzeska e Roger Fry, Auden, Isherwood e Spender, Oswald Mosley e Winston Churchill, Virginia Woolf e Nancy Cunard. Biografia e insieme romanzo di formazione, "Genio ribelle" ripercorre la storia complessa e affascinante di un Titano della mente ed è in filigrana un'analisi dell'«altro modernismo», quello classico e non romantico, spaziale e non temporale, rivoluzionario-conservatore uscito sconfitto dallo Spirito del tempo che nel Novecento avrebbe finito con l'imporsi.
Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano
Francesco Alliata
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2015
pagine: 346
A Palermo, nel maestoso palazzo Villafranca dov'è conservata la Crocifissione di Van Dyck, è nato e cresciuto l'ultimo superstite della nobiltà siciliana: il suo nome è Francesco Alliata e, a novantacinque anni, è "più vivo e più forte che pria", come avrebbe detto Petrolini. Sin da giovane, Francesco non è tipo dedito alle neghittosità e allo "sperpero di patrimoni in futili attività". Vuole prima costruirsi "una solida cultura e una ancor più solida educazione" e poi usarle entrambe per rendere produttive le proprie passioni. Al ginnasio Francesco scoprirà di essere "nato con la pellicola cinematografica attorcigliata al collo", un talento che lo accompagnerà per il resto della vita. Ecco perché, chiamato a servire la patria, fa richiesta allo Stato Maggiore del Regio Esercito di poter creare un Fotocinereparto per documentare le fasi della guerra. Sarà lui ad essere inviato a Palermo a fotografare i bombardamenti delle "fortezze volanti americane". Finita la guerra, si dedica all'esplorazione del mare o, meglio, dei suoi segreti. Ed ecco i documentari girati nelle isole Eolie e la fondazione nel 1946 della Panaria Film. Fino al giorno in cui, spiazzando tutti ancora una volta, decide di abbandonare il cinema per buttarsi nella produzione dei sorbetti e delle granite tradizionali, con lo storico marchio di famiglia, Duca di Salaparuta.
L'uomo dalla voce tonante. Storie dell'America del Sud
Stefano Malatesta
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2014
pagine: 304
Uno scrittore cileno dell'Ottocento ha detto una volta che gli europei in visita nell'America del Sud parlano sempre di vulcani, selve amazzoniche, tempeste di Capo Horn, poiché non possono fare a meno di celebrarne la natura selvaggia. Anche Malatesta parla della natura del continente australe, ma i veri protagonisti di questo libro sono gli indios della Terra del Fuoco considerati da Darwin l'anello mancante tra la scimmia e l'uomo, mentre avevano un vocabolario con oltre cinquanta parole per dire "mangiare il pesce"; megalomani come Popper che, proclamatosi re e imperatore della Terra del Fuoco, batteva moneta d'oro con la sua effige; sindacalisti contadini che, come Facon Grande, lavoravano nelle grandi aziende della Patagonia e venivano passati per le armi dai militari argentini; scrittori come Francisco Coloane, grande cantore del mondo australe con i suoi personaggi: cercatori d'oro, allevatori di cavalli, briganti che danno la caccia agli indios per incassare la taglia messa sul loro capo. Malatesta è stato ovunque, con tutti i mezzi possibili e anche impossibili. Ma questo non è un libro semplicemente deambulatorio. I racconti che lo compongono cominciano sempre con un viaggio ma finiscono altrove: nella storia, nella geografia, nell'antropologia, nella letteratura. Il risultato è un corpus romanzesco estremamente compatto sotto l'apparente divisione dei capitoli. Un romanzo dell'America latina che si muove secondo una direzione sud-nord, da Capo Horn fino al Messico...
I sotterranei di Londra
Peter Ackroyd
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2014
pagine: 157
C'è una città dove l'aria è calda anche d'inverno. Dove il buio è più nero della pece. "Una terra proibita" e sconosciuta in cui centinaia di gallerie, anfratti e cunicoli si chiudono improvvisamente in vicoli ciechi, costringendo i visitatori a tornare indietro. Qualcuno dice che, tra quei fiumi caliginosi e antichi, abitino solo ratti, cani randagi e vagabondi. Altri, più impressionabili, vecchi assassini sfuggiti alla giustizia e Cerberi che non hanno mai visto la luce del sole. Dove si trova questa città? Più o meno trenta metri sotto Londra. Con l'equilibrata commistione di ricostruzione storica e talento immaginativo, Peter Ackroyd veste nuovamente i panni dell'esploratore e, come un novello e scanzonato Jules Verne, si cala nei sotterranei della capitale inglese. Visita il congegno idraulico che trasportava i cadaveri dal cimitero di Kensal Green alle catacombe sottostanti. Spalanca la porta sul piedistallo della statua di Boadicea, sul Ponte di Westminster, e discende lungo un enorme tunnel pieno di cavi elettrici. Passeggiare nei sotterranei di Londra, per Ackroyd, significa attraversare la Storia e recuperare un passato "che esiste ancora e accompagna la nostra vita presente". Per questo non si ferma al London Basin, il letto di sabbia e rocce risalente al Paleozoico su cui poggia la città; o alla strada dell'Età del bronzo che si snoda sotto Isle of Dogs e alle tombe anglosassoni, a pochi metri dalla navata centrale di St Paul's Cathedral...
Dove soffiano i venti selvaggi. Un viaggio all'inseguimento di Helm, Bora, Föhn e Mistral
Nick Hunt
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 272
Mappe e carte geografiche esercitano, si sa, un'attrazione irresistibile, un fascino visionario che, com'è accaduto all'autore di queste pagine, sono spesso all'origine di un viaggio e di un'avventura. Nick Hunt si è un giorno imbattuto in una carta dell'Europa trasfigurata da linee colorate che, come armate imperiali, travolgevano confini, attraversavano terre e mari, collegavano regioni, culture e popoli disparati: latini e slavi, continentali e costieri, nordafricani ed europei meridionali. Erano forze invisibili dai nomi seducenti quanto la Via della Seta o il Camino di Santiago: Mistral, Föhn, Helm, Bora. Nomi di venti. Così Hunt decise in quel giorno di intraprendere il viaggio descritto in questo libro, un viaggio alla ricerca di quattro venti selvaggi: lo Helm, un vento furioso che, nel Nord dell'Inghilterra, sulle cime più alte dei Pennini che formano la dorsale del paese, è capace di sollevare le pecore come fiocchi di lana e distruggere fienili di pietra; la Bora, l'"enfant terrible" dell'Adriatico, che soffia impetuoso tra le montagne e il mare, attraversando Slovenia e Croazia; il Föhn, che domina le valli alpine quando l'inverno diventa primavera; il Mistral, il «vento della follia» che irretì e ispirò Vincent van Gogh, e che dalla valle del Rodano nel Sud della Francia si spinge fino al Mediterraneo. Inseguimento donchisciottesco tra nebbia, sole e tempeste, affascinante avventura capace di condurre il lettore da un solitario rifugio sui monti in mezzo alla brughiera fino ai vicoli di Trieste, e da un'ululante tormenta sui Balcani fino alla pietrosa desolazione dell'unica steppa dell'Europa occidentale, "Dove soffiano i venti selvaggi" è anche un viaggio attraverso miti e leggende, storia e folklore, scienza e superstizione che ogni vento lascia dietro di sé come una traccia indelebile del suo furente cammino.
La mia casa a Damasco
Diana Darke
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 299
Fin dal primo giorno in cui mette piede in Siria, nel 1978, Diana Darke si sente a casa. Parecchi anni dopo, quando la casa editrice Bradt le commissiona una guida della Siria, l'incanto per questo paese, che racchiude in sé tutti i tratti che le sono cari del mondo arabo, torna a farsi sentire con prepotenza. Gironzolando tra i vicoli tortuosi della Vecchia Damasco, tra i suoi magnifici palazzi ottomani, resti dimenticati di un'età remota, Diana si imbatte nel suo destino: una porta socchiusa. Varcata la soglia si ritrova immersa nella quiete di un cortile ornato tutt'intorno da aranci, tralci di vite, buganvillea ed esili rampicanti simili al gelsomino. Travolta dall'emozione, si sofferma a contemplare una fontana di marmo chiaro, bahra, in lingua araba, "piccolo mare", tanto assorta da non rendersi conto che dall'altra parte della vasca un uomo le viene incontro con un sorriso amichevole. Bassim, questo il nome del giovane, è un architetto che, impegnato nel progetto di restauro della Città Vecchia, ha il compito di informare gli stranieri della possibilità di acquistare le antiche dimore di Damasco per salvarle dalla rovina, dato che il governo non dispone dei fondi necessari al restauro. Inizia così, per Diana, la conquista di quella che diventerà la sua "casa di Damasco", una conquista che assumerà spesso contorni bizzarri, soprattutto agli occhi di un occidentale, e che si concluderà con l'acquisto di Bait Barudi, letteralmente: "La casa del venditore di polvere da sparo". Un luogo incantato, capace di infondere in Diana una profonda pace interiore. Una pace, tuttavia, destinata a durare poco a causa della guerra civile in cui il paese sta sprofondando.