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Ombre Corte: Cartografie

Donne e sovversione sociale. Un metodo per il futuro

Donne e sovversione sociale. Un metodo per il futuro

Maria Rosa Dalla Costa

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2021

pagine: 116

“Perché ripubblicare i documenti più significativi di Potere femminile e sovversione sociale a cinquant’anni dalla prima edizione che aprì il dibattito internazionale sul lavoro domestico e ne costituì una pietra miliare? L’interesse di una tale operazione non è commemorativo né puramente archivistico. Non si tratta soltanto di rimettere in circolazione materiale politico di un fecondo periodo di trasformazione sociale, che pur sarebbe di per sé cosa meritoria visto l’oblio in cui per decenni sono cadute queste analisi. La sua riedizione punta soprattutto a rendere disponibili nel dibattito contemporaneo femminista (e non solo) i materiali fondativi di un’esperienza militante tanto prolifica quanto attuale, che ha portato in primo piano il valore produttivo della riproduzione e svelato l’inganno della naturalizzazione, ovvero del considerare naturale il rapporto delle donne con il lavoro domestico e di cura. Si tratta di un’esperienza di respiro internazionale, raccolta attorno al Collettivo internazionale femminista (costituito a Padova nel 1972) e alla campagna per il Salario al lavoro domestico che, per dare battaglia alle forme materiali dello sfruttamento e della subordinazione delle donne, ha riletto criticamente l’analisi marxiana dello sviluppo capitalistico” (Anna Curcio).
10,00

Attraverso Deleuze. Percorsi incontri e linee di fuga

Ubaldo Fadini

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2021

pagine: 149

A partire da una serie di confronti, realizzati in gran parte dallo stesso Deleuze, il libro presenta l’opera complessiva di un filosofo tra i più letti e apprezzati del nostro tempo. Essi riguardano studiosi e temi, non solo della cultura filosofica, che risultano imprescindibili per afferrare al meglio un percorso di ricerca che altrimenti rischia di rimanere sfocato e talvolta frainteso, quando non consegnato a presunte parole d’ordine teorico di carattere spesso sibillino, sfuggente. Ecco allora Deleuze che si rapporta a David Hume, Ernst Bloch, Michel Foucault, oppure che si rivolge a Marcel Proust e Antonin Artaud, tra gli innumerevoli altri, in modi tali da rendere poi possibile anche il collegamento a figure particolarmente significative della cultura novecentesca come Elias Canetti e Walter Benjamin. Da questo insieme di confronti e di incontri scaturisce l’immagine di un filosofo senz’altro singolare, radicalmente estraneo a ogni dogmatismo dottrinale: un pensatore imprescindibile per qualunque tentativo di delineare, nel nostro presente, delle nuove vie di ricerca per un’impresa teorica che si voglia radicalmente critica e non cristallizzata nelle abituali e un po’ aride forme della settorializzazione disciplinare/accademica. Per il pensatore francese vale infatti ancora l’idea, da riprendere oggi con piena convinzione, che la sperimentazione filosofica sia strettamente collegata alla individuazione di nuove direzioni per l’avvenire, in un senso che si vuole effettivamente pratico.
13,00 12,35

La rivoluzione è il freno di emergenza. Saggi su Walter Benjamin

Michael Löwy

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 136

Per Michael Löwy, la scoperta dell’opera di Benjamin è stata un’emozione che ha scosso molte delle sue convinzioni e la cui onda d’urto si è percepita per più di quarant’anni in tutte le sue ricerche sulle forme eterodosse del marxismo in Europa o in America Latina. Alla visione di una rivoluzione come “locomotiva della storia” che viaggia inesorabilmente nella direzione del progresso, descritta da Marx in La lotta di classe in Francia, Benjamin propone una versione della rivoluzione come “freno di emergenza”, annunciando precocemente una critica del progresso e della crescita, che più tardi si svilupperà nel pensiero critico e nell’ecologia radicale. I saggi qui raccolti si concentrano sulla dimensione rivoluzionaria del lavoro di Benjamin, in cui si intrecciano e si confondono un approccio ispirato a un materialismo storico, evidentemente non ortodosso, e un messianesmo ebraico, ripensato alla luce della sua “amicizia stellare” con il suo complice Gershom Scholem. Diversamente da molti lavori su Benjamin, Löwy insiste sulla dimensione sovversiva, rivoluzionaria e persino insurrezionale del suo pensiero. Ed è questa dimensione che fa del filosofo tedesco un personaggio singolare, se non unico, nel firmamento culturale del XX secolo.
14,00 13,30

Oltre il lavoro domestico. Il lavoro delle donne tra produzione e riproduzione

Lucia Chisté, Alisa Del Re, Edvige Forti

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 189

“Questo libro, uscito nella prima edizione nel gennaio 1979, voleva essere un contributo all’analisi dei temi legati al lavoro delle donne nei risvolti che parevano essenziali nella peculiare congiuntura sociale, economica e politica agli sgoccioli del decennio. Il presupposto era che tale condizione dovesse essere sempre situata e che non fosse quindi possibile, in un’ottica di liberazione, prescindere dall’indagine del sistema capitalistico, suo connotato storico. Un punto di vista dichiarato. ‘Liberazione’ perché il nostro discorso non mirava all’inserimento a pieno titolo in un sistema qualificato dal potere maschile, introducendovi semplicemente figure femminili; l’analisi voleva essere critica dell’intero meccanismo sociale dello sfruttamento. La messa in discussione dei rapporti tra i sessi si traduceva in una pratica politica antagonista nei confronti dei ruoli che le donne da sempre, almeno nella cultura occidentale, erano state costrette a incorporare. In questo avverbio temporale c’era una lunga storia sociale che si voleva disvelare” (dalla Prefazione alla nuova edizione). Postfazione di Giulia Bonanno, Giovanna Di Matteo, Greta Meraviglia, Bruna Mura (Non Una di Meno Padova).
15,00 14,25

Vivere non è un reato. Lavoro ambulante e diritto alla città

Gennaro Avallone

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 134

Il commercio ambulante è un lavoro. Non è né un'emergenza di ordine pubblico né un'attività residuale. In Italia è svolto da un poco più di 200 mila persone, di cui circa la metà di cittadinanza straniera. Nonostante la sua rilevanza e l'ampio numero di operatori e consumatori che coinvolge, troppo facilmente chi lo esercita non è riconosciuto come lavoratore/lavoratrice autonomo. E altrettanto facilmente, soprattutto se si tratta di cittadini stranieri o di persone dalla pelle scura, questa attività è denigrata se non criminalizzata e definita con un lessico e azioni che non attengono alle politiche del riconoscimento e della regolamentazione, ma a quelle della pubblica sicurezza: controlli, repressione, sgomberi, allontanamenti, sequestri. Il lavoro ambulante, in particolare se esercitato da stranieri, chiama in causa il diritto alla città, la sua definizione e la possibilità di esercitarlo. Al tempo stesso, richiama l'attenzione sulla natura delle politiche urbane e sulle loro finalità, sempre più volte a favorire alcune forme di consumo e turismo a svantaggio dell'inclusione e della democrazia. L'insieme delle conoscenze e delle esperienze di vita che si condensano in questo libro, in parte esito di un percorso più ampio, costituiscono un contributo importante per comprendere le condizioni oggettive e soggettive del lavoro ambulante, oggi particolarmente colpito dalla pandemia in corso. Assumendo, quindi, un punto di vista solitamente ignorato dalle cronache e dai discorsi ufficiali, membri di associazioni senegalesi e ambulanti immigrati, ricercatrici e ricercatori giovani e meno giovani, attivisti e attiviste ne propongono una lettura che si intreccia con un'analisi delle politiche urbane e dei dispositivi di razzismo sociale e istituzionale che governano le società contemporanee, compresa la nostra.
12,00 11,40

Discorso sul colonialismo. Seguito dal «Discorso sulla negritudine»

Aimé Césaire

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 130

Discorso sul colonialismo è sicuramente uno dei testi politici più significativi del Novecento. Apparso per la prima volta nel 1950, ma ristampato a Parigi nella sua versione più nota nel 1955, il discorso di Aimé Césaire ha profondamente influenzato diverse generazioni di attivisti in tutto il mondo. La sua denuncia del sistema di dominio economico e culturale alla base del colonialismo costituì infatti un punto di riferimento fondamentale non solo per le lotte anticoloniali in Africa, in Asia e nei Caraibi, ma anche per i movimenti politici più radicali degli anni Sessanta e Settanta nel continente latinoamericano così come per i gruppi maggiormente impegnati negli Stati Uniti nella conquista dei diritti civili e nello sviluppo del Black Power. Ma non solo. Portando alla luce la “concezione ristretta e limitante, parziale ed esclusiva e, tutto sommato, odiosamente razzista” dell’uomo alla base di molti dei testi più importanti della cultura umanistica europea del suo tempo, Discorso sul colonialismo finiva per gettare le basi di quello che qualche anno dopo sarebbe diventato un nuovo tipo di pratica critica e di analisi testuale: la “teoria del discorso coloniale”. Principale ispiratore della poetica della negritudine, autore di importanti studi storici sulla schiavitù e sul colonialismo e di originali opere teatrali, Aimé Césaire è sicuramente uno dei protagonisti principali del pensiero anticoloniale del Novecento e un anticipatore di molti dei temi oggi al centro della critica postcoloniale. Postfazione di Baubacar Boris Diop.
12,00 11,40

Per una teoria generale dello sfruttamento. Forme contemporanee di estorsione del lavoro

Per una teoria generale dello sfruttamento. Forme contemporanee di estorsione del lavoro

Christine Delphy

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 155

Le nostre società si reggono in gran parte su due pilastri interconnessi: il modo di produzione capitalista e il modo di produzione patriarcale (o domestico). L’estorsione del lavoro, salariato o no, ne è un fondamento. Se l’uno va a vantaggio dei capitalisti, l’altro opera a beneficio degli uomini. Il lavoro domestico è sia una palese manifestazione della disuguaglianza di genere sia una sfida per le strategie dell’uguaglianza, poiché l’azione militante vi trova spesso il suo limite. In effetti, l’“ineguale divisione” dei compiti domestici – un ossimoro che indica l’assenza di condivisione – non sembra obbligata, ma il risultato di accordi amichevoli tra due adulti liberi. Tuttavia, non appena due persone di sesso diverso formano una coppia e vivono insieme, la quantità di lavori domestici svolti dall’uomo diminuisce mentre aumenta quella della donna. E il lavoro gratuito è lo sfruttamento economico più radicale. Vedendo lo sfruttamento solo dove c’è un plusvalore, la teoria marxista, che si voleva di liberazione, ha prodotto concetti che non solo non rendono adeguatamente conto dello sfruttamento salariale, ma sottovalutano anche altri tipi di sfruttamento, sia esso lo sfruttamento domestico, la schiavitù o il servaggio. Il modo di produzione capitalista, nella misura in cui serve il modo di produzione patriarcale, non è puramente capitalista, ma anche patriarcale. Da qui, per l’autrice, la necessità di rivisitare la teoria marxista mediante una teoria generale dello sfruttamento.
13,00

Il lavoro e le macchine. Critica dell'uso capitalistico della tecnologia

Raniero Panzieri

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 106

Se anche Raniero Panzieri, come qualunque altro teorico marxista, va difeso da ogni canonizzazione, non c'è dubbio che il suo lascito politico e intellettuale - prodotto delle "lotte più avanzate" degli anni Sessanta - rimane un punto di riferimento fondamentale per la comprensione critica del nostro presente. Nelle nostre società ad alto contenuto tecnologico, tornare a riflettere sulle orme di uno dei fondatori dei "Quaderni Rossi" significa riappropriarsi di uno sguardo critico di fronte alle forme di sfruttamento che, a partire dalla fabbrica, invadono ormai l'intera società, i corpi e le relazioni affettive. Ieri come oggi, nella stagione del neocapitalismo come in quella dell'automazione, dei Big data o della condivisione social, le intuizioni di Panzieri ci ricordano, a partire da Marx, che le macchine, la scienza, la tecnologia e l'innovazione agiscono e si determinano all'interno di rapporti di potere che impediscono loro di divenire strumenti di liberazione. Gli scritti qui raccolti propongono un percorso di lettura multidimensionale. Nelle parole con cui Panzieri affronta il tema della crisi delle organizzazioni del movimento operaio dopo il XX Congresso del Pcuss si possono cogliere alcune possibili anticipazioni utili per cogliere le ragioni delle crisi politiche di oggi. Mentre i due saggi sul Capitale e sul macchinismo ci offrono uno strumento indispensabile per analizzare la società ormai immersa nella cosiddetta industria 4.0.
10,00 9,50

Un femminismo decoloniale

Françoise Vergès

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 115

Nella sua analisi Françoise Vergès parte dall'assunto innegabile che a partire dal XVIII secolo la storia del femminismo occidentale sia stato un fruttuoso susseguirsi di vittorie nel campo della rivendicazione dei diritti individuali delle donne. L'autrice precisa tuttavia che queste vittorie, fondate sullo cancellazione delle disparità uomo-donna, hanno sottovalutato e in certi contesti ignorato le esperienze di dominazione che esistono tra le donne stesse. A fronte di un femminismo portatore della "missione civilizzatrice" del Nord colonizzatore, Vergès mostra gli aspetti dirompenti di un posizionamento "decoloniale" in grado di opporsi a quel patriarcato profondamente connesso al sistema capitalista (a sua volta storicamente connesso allo schiavismo) e al neoliberismo. Il femminismo decoloniale è necessariamente anticapitalista e collega le disuguaglianze di genere e razziali al sistema capitalista. Secondo Vergès non ci si dovrebbe definire femministe senza interessarsi alle questioni ambientali, allo sfruttamento, alla vulnerabilità di classe e al razzismo; senza agire in modo condiviso con altri movimenti politici e sociali favorevoli alla decostruzione di questo sistema. Essere femministe decoloniali significa allora combattere contro il femminicidio ma anche per il diritto dei popoli indigeni alla terra, significa trovare delle connessioni tra le esperienze radicate in diverse parti del mondo e riscrivere le strutture in cui i nostri mondi sono pensati.
11,00 10,45

La vanità metafisica dell'amore

Milosh Filippo Fascetti

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2020

pagine: 112

Quale è la natura proibita dei nostri desideri? È a questa spinosa e idealizzata domanda che il libro intende dare una risposta originale, articolando una traiettoria analitica che, sorretta da solidi argomenti filosofici postulati per brevi capoversi, percorre temi, scuole e discipline differenti, da Lacan al maschilismo, dalla psicoanalisi relazionale alle origini del romanticismo, fino alla critica cinematografica, alla musica e alla letteratura. L'oggetto d'amore storpio e precario, la giovinezza fuggevole o la malattia — la cortina che non si deve oltrepassare. I mutilati di guerra, la bellezza verginale, un amore à la Celine... a volte sono questi gli unici modi, deteriori e minoritari, per provare sentimento e un po' d'eccitazione nelle nostre vite. In un percorso suggestivo e dissacrante, decostruendo cautamente un certo pensiero dell'affermazione in voga nella tradizione filosofica, l'autore ci invita a gettare nuova luce su alcuni aspetti del discorso forse più rilevante e antico della nostra civiltà. "Io non mi basto", afferma l'innamorato. "Tu non mi servi a niente", egli grida. E si domanda: "Ma allora perché sto con te?". Proprio per quello, risponderemo noi. Come l'arte, il desiderio è fine a se stesso. E come il bello, esso esiste solamente se sciolto nella materia dell'esteriorità.
10,00 9,50

La coscienza di Hosa. Storia e responsabilità di un umano dell'Antropocene

Guido Chelazzi

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2019

pagine: 120

Il tempo del negazionismo ambientale è scaduto. Oramai l'An-tropocene è entrato nell'immaginario collettivo, per esprimere la profonda transizione in atto negli ecosistemi planetari, di cui siamo attori e spettatori. La discussione sulle responsabilità è aperta. Come si è arrivati a questo stato di cose, per quali dinamiche e quando si è imboccata la strada dell'Antropocene? E soprattutto, quali possibilità concrete abbiamo di venirne fuori, e con quali politiche? Servirà rivedere profondamente i modelli di sviluppo, fino addirittura a imporre una frenata alla crescita economica e al progresso, oppure si può andare avanti fiduciosi nel fatto che la scienza e la tecnica salveranno l'umanità e il pianeta dalla catastrofe? Esistono alternative a queste contrapposizioni e allo scontro ideologico che ne deriva? Il saggio affronta da una prospettiva antropologica ed ecologica queste domande, in riferimento alla storia profonda del rapporto fra cultura e natura umana, portando al centro della discussione il tema della consapevolezza e della responsabilità individuale. Hosa, un umano qualunque di un qualsiasi paese ricco e sviluppato, s'interroga sulla propria storia e sul proprio futuro e giunge alla conclusione che non abbiamo alibi: a differenza degli umani del passato noi, abitanti del mondo antropocenico, siamo ampiamente informati di cosa è accaduto nel corso della nostra storia naturale e culturale e di cosa sta accadendo oggi in conseguenza delle nostre azioni. E dunque ognuno, in prima persona, è responsabile del mondo che lascerà in eredità alle generazioni future.
10,00 9,50

La costellazione chiaroveggente. La filosofia della musica di Adorno

Enrico Petris

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2019

pagine: 128

A cinquant'anni dalla morte è possibile fare un bilancio del ruolo che Adorno ha avuto nella filosofia della musica del Novecento. Paragonato ai due pensatori che più di altri si sono occupati di estetica musicale, Bloch e Jankélévitch, quello di Adorno può essere considerato il tentativo, unico nella filosofia del Novecento per ampiezza e competenza, di pensare la musica come un sistema complesso e articolato, in cui conta l'analisi tecnica e razionale dei brani musicali, ma anche il loro significato estetico, il loro ruolo sociale, la loro componente educativa, politica e perfino utopica. Il continente musicale che Adorno esplora è vasto e gli consente, a partire dal suo soggiorno americano, incursioni anche nel mondo dei mezzi di comunicazione di massa, e in particolare della radio, che lo costringe a rivedere momentaneamente alcuni dei presupposti della sua sociologia critica. Nella complessa rete di relazioni in cui è immersa, la musica riesce a conciliare il suo ruolo ad un tempo di attrito e di comprensione della realtà.
10,00 9,50

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