Quodlibet: Quodlibet
Guida all'achitettura nelle Marche (1900-2015)
Lorenzo Ciccarelli
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2016
pagine: 369
Questa "Guida all'architettura nelle Marche" traccia un itinerario che tocca gli edifici più signiticativi costruiti nella regione dai primi del Novecento al 2015. In un territorio di frontiera sensibile a tutti i cambiamenti, e quindi da sempre rappresentativo delle trasformazioni nazionali, convivono infatti architetture esemplari delle diverse fasi storiche: dai villini Liberty alle case del Fascio, dalle strutture pubbliche del dopoguerra a quelle industriali, espressione della fioritura del ricco tessuto locale di piccole e medie imprese, fino alle riscoperte storicistiche o vernacolari degli ultimi anni. Le schede dedicate agli edifici sono organizzate secondo dieci percorsi che non seguono i confini amministrativi, bensì propongono raggruppamenti territoriali che ben rispecchiano il carattere dell'unica regione italiana plurale già nel nome. Il libro contiene inoltre un esaustivo saggio storico introduttivo in cui l'autore confronta le vicende dell'architettura novecentesca marchigiana con il panorama culturale e artistico italiano. Protagonisti della levatura di Cesare Bazzani, Adalberto Libera, Mario Ridolfi, Carlo Aymonino, Leonardo Ricci, Giancarlo De Carlo, Luigi Pellegrin, Cristiano Toraldo di Francia, Mario Cucinella, Guido Canali solo per citarne alcuni -, pur provenienti da altri contesti culturali, hanno infatti lavorato intensamente nelle Marche.
Fictio legis
Yan Thomas
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2016
pagine: 120
Tanto la storia del pensiero giuridico che il senso comune hanno costretto la finzione al ruolo di principale antagonista della realtà, dei fatti, dell'ordine naturale e vero delle cose. L'assidua frequentazione della fiction, da un lato, e l'evidenza naturale considerata come un limite o un ostacolo alle operazioni del diritto e della tecnica, dall'altro, ne sono senz'altro le più palmari e longeve eredità. Contro queste tradizioni, Yan Thomas - in un saggio densissimo che annoda stile e metodo in modo unico offre una vera e propria contro-storia della fictio. Mobilitando i casi che occuparono i giuristi romani, Thomas restituisce la finzione al suo statuto di tecnica eminente del diritto. Più vera del vero, la finzione è quell'arnese che i giuristi hanno impiegato per escogitare soluzioni che la "natura" o il senso comune sembravano dichiarare impossibili. Solo nel medioevo, assecondando un cambiamento di portata antropologica, la natura finirà per imporre i suoi "limiti" alla creatività così tipica del diritto romano e al modo tanto speciale che esso aveva di "creare" il mondo per trasformarlo. Questo drastico cambio di passo è indagato da Yan Thomas con tutto il rigore e la spregiudicatezza che caratterizzano il suo gesto teorico. I "naturalismi", vecchi e nuovi, che oggi ingombrano il dibattito pubblico con la forza apparente dell'evidenza trovano in questo saggio una smentita cocente e un potente antidoto. Con un saggio di Michele Spanò e Massimo Vallerani.
L'alternativa ambiente
Gilles Clément
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 67
Mentre l'ecologia radicale, trincerata dietro i suoi rigorosi precetti, cerca di resistere, mentre il Green business si organizza per accaparrarsi il mercato bio, una terza strada, senza nome, ma che qui chiamo "Alternativa ambiente", nasce dall'intrecciarsi di mormorii - analisi contraddittorie, bilanci di catastrofi, azzardate profezie -, ma anche da dati certi, esperienze e ricerche attendibili. L'"Alternativa ambiente" guarda con interesse alla decrescita, ma senza aderirvi del tutto, prende le distanze dal Green business, ritenuto eccessivo, e, piuttosto che attendersi una qualche forma di salvezza dai parlamentari della Repubblica, si mette in attesa interrogando i possibili impatti dell'effetto-farfalla. Sì, il giardino è planetario, più nessuno può dubitarne, ma chiunque sia sufficientemente avvertito, da misurare l'ampiezza di una tale questione, si chiede come si possa diventare giardinieri, di questo giardino qui. Nessuna risposta arriva in un colpo solo. L'umanità incredula, di volta in volta addormentata dai media e risvegliata dalla crisi, saggia nuovi modi di vita, tenta nuovi percorsi in territori sconosciuti. Tutto è da inventare, tutto sembra nuovo.
Introduzione a «Minima moralia» di Theodor W. Adorno
Renato Solmi
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 88
"Leggere le cinquanta pagine introduttive è chiedersi come un giovane da poco uscito d'università abbia potuto scrivere pagine di tanta assoluta intelligenza e lucidità storica; e come simile risultato si sia dato in una situazione politica e intellettuale di chiusura, di dimissione e irrigidimento": così nel 1977 Franco Fortini ebbe a scrivere dell'Introduzione di Renato Solmi a "Minima moralia", il capolavoro di Adorno pubblicato da Einaudi nel 1954 e tradotto dallo stesso Solmi. Operazione originalissima, l'Introduzione è tale alla lettera ma nel senso più ampio e inclusivo: in largo anticipo rispetto ad altre culture, non solo colloca il pensiero adorniano all'interno del dibattito novecentesco, ma ne discute categorie e movenze filosofiche specifiche (nel solco di "Dialettica dell'illuminismo") mettendole alla prova nella concreta cornice storica del tempo: saggio vero e proprio, quindi, che per questa ragione oggi si può leggere cogliendo l'autonomia e lo stile intellettuale con cui l'allievo seppe trattare il maestro, insieme delineando un lessico della "modernizzazione" che continua a proporci domande e rammentarci speranze, illusioni e inadempienze del nostro passato e del nostro presente.
Maifinito. Ediz. italiana e inglese
Gaetano Licata
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 156
Contributi, testi, progetti ed elaborazioni originali, insieme a un panorama internazionale di esperienze artistiche, sociali e di architettura, ruotano intorno al fenomeno del "maifinito". Un modo di registrare, per rendere visibile, un'enorme quantità di costruito diffusa in aree urbane ed extra-urbane, soprattutto del meridione d'Italia. Un'indagine fenomenologica che superi i pregiudizi comuni, per far affiorare paradossali qualità e potenzialità nascoste. Cosa possiamo imparare da questo fenomeno? Ci sono speciali edifici maifiniti, isolati o in aggregazioni, dai quali possiamo mutuare concetti e pratiche complesse per attivare operazioni di trasformazione, di progettazione ex-novo, di ricerca e di applicazioni per l'architettura e per il paesaggio? Quale ipotesi di futuro è ancora possibile sostenere per il maifinito? Forse proprio a partire dal suo grado di incompiutezza, e vista la sua quantità, si può tentare di vederlo come un patrimonio potenziale e sempre riattivabile, a patto di saper incrociare le esigenze odierne e attuali con le nuove condizioni materiali e immateriali che ha prodotto.
L'immagine occidentale
Emiliano De Vito
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 225
"Si può descrivere questo primo, originalissimo libro di Emiliano De Vito, come il tentativo di spingere all'estremo la forma del commento fino al punto in cui il testo commentato diventa la forma in cavo della scrittura che lo commenta e autore e commentatore si scambiano le parti. Il passo commentato è, in questo caso, relativamente breve: si tratta essenzialmente del paragrafo 'Idea come configurazione' di quel testo certamente impervio che è la 'Premessa gnoseologica all'Origine del dramma barocco tedesco' di Walter Benjamin. In questione in questo paragrafo è un problema decisivo nella storia del pensiero occidentale: il rapporto fra idee e fenomeni, fra mondo intellegibile e mondo sensibile. E poiché il medio di questo rapporto è l'immagine, il libro di De Vito è una meditazione appassionata e senza riserve sull'immaginazione, che mobilita, nel suo inquieto e rovinoso procedere, le risorse della filosofia, della letteratura, della mistica, della cabala, dell'alchimia". (Giorgio Agamben)
Breve trattato sulla sottile arte del go
Georges Perec, Pierre Lusson, Jacques Roubaud
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2014
pagine: 168
"Poi per un istante il gioco si illuminerà (e crederemo di aver scoperto tutto, mentre non avremo ancora capito niente): lo scopo, l'immagine, il progetto, l'economia, il principio del gioco, tutto quanto era fino ad allora nebuloso, ci sarà più chiaro. Ma un giorno, con un'intuizione che sarà per noi il più alto grado di coscienza che si può avere del gioco, capiremo che non è mai veramente possibile sapere se si è fatta la mossa che si doveva fare, se si è giocato dove si doveva giocare. Da questa certezza, che unisce in uno stesso istante libertà e vincolo, intuizione ed esperienza, nasce il panico, che è il benessere supremo del Giocatore di go, al quale non sfuggono i più grandi giocatori, né Honinbo Sakata, né Lin Meijin. Quando, in un giorno ancora lontano, gli avremo insegnato a giocare, il computer, credetemi, giocherà tremando."
I generi letterari e la loro origine
Enzo Melandri
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2014
pagine: 104
Confrontandosi con l'antico problema dei generi letterari, Enzo Melandri s'interroga innanzitutto sul perché esista qualcosa come i generi letterari, cioè sulla loro origine. Non solo, dunque, una questione, pur importante, di storia della letteratura, ma il problema genuinamente filosofico dei limiti del linguaggio e degli espedienti che esso deve mettere in atto per esprimere l'impossibilità della parola di venire a capo del suo rapporto col mondo. I generi letterari - la tragedia, la commedia, l'epica, l'elegia ecc. appaiono, in questa prospettiva, come la traccia musicale ed emotiva che l'esperienza dei propri limiti segna sul linguaggio. Prefazione Giorgio Agamben.
Giardini, paesaggio e genio naturale
Gilles Clément
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2013
pagine: 72
Presso quasi tutte le civiltà, il giardino, come pure il paradiso, è sempre stato uno spazio chiuso, una fabbrica di paesaggio destinata a progettare e incarnare ideali di vita. Nel XX secolo, però, succede qualcosa di nuovo: il giardino esce dal recinto e annulla la sua separatezza. Nasce l'ecologia, e con essa, paradossalmente, una diversa forma di limite, ovvero la coscienza della finitezza del pianeta. Il giardino cambia scala e diventa planetario. Per preservare questo giardino, emancipandolo dalle inefficienti leggi del mercato e dal modello dello sviluppo illimitato, incompatibile con la logica della vita, il giardiniere ha urgente bisogno di un assistente preparato e insieme visionario: di un "nuovo economista", che valorizzi il vivente assecondando le sue naturali capacità di autoregolamentazione. Per tentare di elaborare una ragionevole previsione circa le future condizioni della vita sul pianeta, il giardiniere non deve dunque far altro che mettersi in ascolto di ciò che Gilles Clément chiama "genio naturale", cercando di comprendere prima di agire, e limitando così il suo intervento: fare il più possibile "con", il meno possibile "contro".
Dove va la cultura europea? Relazione sulle cose di Ginevra
Gianfranco Contini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2011
pagine: 63
"È ingenuità riunire un congresso sullo "spirito europeo" per poi consigliargli di espungere la politica dalla propria competenza. A meno che la cultura non pretenda di giungere al suo estremo della presa di coscienza per isolarsi e trovare nella propria giustificazione un alibi e un pretesto all'inazione. In senso peggiorativo, potrebbe ben darsi che questa fosse una definizione dell'Europa; e non è da escludere che essa sia questo scadimento (che è morale) d'una cultura a metodo scolastico. Se la reazione consiste nel frenare arbitrariamente lo sviluppo d'un processo dialettico, nel rifiutarsi alle deduzioni necessarie, sarà lecito senza peccato di demagogico vocabolario chiamare reazionaria una cultura che, giunta alla sua presa di coscienza, si rifiuti di convertirsi in azione". Queste parole si leggono nel reportage che il giovane Contini, "inviato" a Ginevra, scrive nel 1946 per la "Fiera letteraria". In esso sfilano e si confrontano alcuni protagonisti della cultura europea. L'occasione è la prima di quelle Rencontres internationales de Genève che da allora, con cadenza biennale, hanno discusso temi cruciali della nostra epoca. Con un saggio di Daniele Giglioli.
Annali della Fondazione Europea del Disegno (Fondation Adami). Volume Vol. 6
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2011
pagine: 236
Questo volume degli Annali presenta gli scritti di filosofi, scrittori e poeti che si sono incontrati su "La questione dello stile". I saggi riuniti in queste pagine compongono una rassegna di domande e risposte sulla natura elusiva dello stile nei suoi rapporti con il disegno, sia esso disegno della mano, disegno del pensiero o disegno della poesia. Protagonista degli Annali, il disegno pone i suoi enigmi già nella prima sezione del volume ("Le voci del disegno"), dove il saggio di Bernardi Roig dialoga con la prosa poetica di Flavio Ermini, ricercando nell'ombra, nell'assenza, nell'altrove, la possibile origine della linea e del verso poetico, mentre "La biblioteca del disegno" continua la sua collezione di "casi", recuperati dalla storia dell'arte, con uno studio di Valentina Locatelli dedicato ai disegni, finora inediti, di Giovanni Morelli, e un saggio della storica dell'arte Claudia-Alexandra Schwaighofer sulle stampe facsimile delle opere dei maestri italiani nelle collezioni europee fra Settecento e Ottocento, quando la riproducibilità tecnica dell'opera d'arte ancora non ne cancellava l'aura.
Conservazione dell'avvenire. Il progetto oltre gli abusi di identità e memoria
Luca Zevi
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2010
pagine: 186
In questo pamphlet di Luca Zevi, progettista del Museo nazionale della Shoah di Roma, si indagano itinerari di ricerca alternativi al modello di sviluppo dominante nell'habitat contemporaneo, caratterizzato da un lato dalla "megalopolizzazione" del pianeta, dall'altro dalla riduzione dei compiti dell'architettura a "performances virtuosistiche". Gli spunti alternativi a tali tendenze emergono da una rilettura della tradizione ebraica, dalla quale traspaiono un rapporto profondo ma non feticistico con il passato, le potenzialità di un'organizzazione policentrica del territorio e la ricchezza di un approccio progettuale fondato sulle esigenze d'uso. In questa luce vengono analizzate le politiche anti-megalopolitane del regime comunista cinese, il fallimento di alcune esperienze post e neo-coloniali nel Vicino Oriente, la Città Bianca di Tel Aviv come preziosa declinazione mediterranea del movimento moderno in architettura. Si illustra inoltre il risveglio, sulle ceneri delle grandi ideologie del Ventesimo secolo, di identità e memorie che, lungi dal tendere a una società integrata e polifonica, arricchita dalle molte vicende individuali e collettive, lascia affiorare ovunque ricostruzioni vittimistiche delle singole storie, con le conseguenti rivendicazioni di stampo fondamentalistico.

