UTET: Classici latini
De rerum natura. Testo latino a fronte
Tito Lucrezio Caro
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2017
pagine: 503
Scomparso per secoli dalle biblioteche di letterati e sapienti ostili alle tesi epicuree, e riscoperto solo in pieno Rinascimento grazie a un umanista che ne rinvenne una copia in un monastero tedesco, il "De rerum natura", poema filosofico in esametri composto da Lucrezio nel I secolo d.C, è un unicum nella storia della letteratura e del pensiero antico. Si compone di tre coppie di libri che hanno per argomento la fisica - il molteplice aggregarsi degli atomi, in un ciclo infinito di nascita e di distruzione - la natura e il cosmo. Ispirato alla tradizione greca di poemi didascalici oggi andati perduti, il "De rerum natura" è al contempo un'opera letteraria ricca d'immagini evocative, invenzioni linguistiche, picchi lirici e passaggi avvincenti quali la celebre fenomenologia dell'amore e la toccante descrizione della peste di Atene. Il capolavoro di Lucrezio è anche un viaggio iniziatico attraverso gli insegnamenti del maestro Epicuro. Solo conoscendo i principi che regolano la natura e l'uomo, infatti, il saggio potrà raggiungere l'unico traguardo davvero ambito: la prospettiva di prezioso distacco da cui contemplare le cose, libero dai travagli di ogni giorno, con la gioia e il sollievo dell'uomo salvo sulla riva che fissa lo sguardo sul mare in tempesta.
Opere filosofiche. Testo latino a fronte
Marco Tullio Cicerone
Libro: Copertina morbida
editore: UTET
anno edizione: 2016
pagine: 912
Favole. Testo latino a fronte
Fedro, Aviano
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2016
pagine: 448
Fedro e Aviano sono gli unici autori della letteratura latina che si siano dedicati esclusivamente alla favola con finalità artistiche. Vissuto all'inizio dell'età imperiale romana, Fedro è l'autore della prima raccolta favolistica del mondo classico, ispirata a sillogi più antiche (il creatore di tale nuovo genere letterario, come lo stesso Fedro ammette, è il greco Esopo) e destinata a conoscere una immensa popolarità in tutta la letteratura occidentale. Il meno noto ma non meno importante Aviano, alla fine dell'età imperiale romana, si inserisce in quella tradizione, assicurando la perpetuazione di 42 favole scelte all'interno di una preesistente raccolta esopica, che egli arricchisce di una fitta serie di richiami letterari. Il volume contiene inoltre la cosiddetta Appendix Perottina, comprendente 32 favole trascritte nel 1470 da Niccolò Perotti vescovo di Siponto, e si apre con un'ampia introduzione nella quale la curatrice Giannina Solimano ripercorre la storia di un genere letterario che ha conosciuto infinite rivisitazioni attraverso i secoli.
La guerra civile. Testo latino a fronte
M. Anneo Lucano
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2015
pagine: 581
Nel gennaio del 49 a.C, di ritorno dalla campagna militare in Gallia, un proconsole romano ferma le sue truppe sulla riva sinistra del Rubicone, e, guardando verso sud, si prepara a prendere una decisione destinata a cambiare il corso della storia d'Italia, dell'Europa e dell'intero Mediterraneo. Il suo nome è Giulio Cesare, e Roma lo attende, spaventata e incerta se accoglierlo o affrontarlo, alla vigilia della guerra che porrà fine alla Repubblica, e getterà il seme da cui germoglierà l'Impero. Su questa immagine, si apre il poema de "La guerra civile", scritto da Marco Anneo Lucano più d'un secolo più tardi, durante il regno di Nerone. Un'opera complessa, a metà strada tra storia e poesia, in cui la necessità di celebrare la dinastia Giulio-Claudia non impedisce all'autore di ripercorrere tutto l'orrore degli ultimi mesi della Repubblica. Con stile aspro e concitato, capace di raccontare i fasti e i trionfi, ma anche la tensione e la violenza di uomini e popoli, Lucano conduce il lettore in molti luoghi: dall'Italia, dove si consuma lo scontro tra Cesare, eroe nero, e Catone Uticense, ultimo baluardo del passato, fino all'Oriente, dove Pompeo, sfuggito all'avanzata del nemico, è tormentato da sogni, angosce e profezie infauste. "La guerra civile" è il capolavoro dell'epica dell'età imperiale romana: un poema storico, in cui gli dèi sono distanti, la magia è oscura e spaventosa e i protagonisti sono gli unici artefici delle proprie vittorie.
Epistolario. Testo latino a fronte
Pietro Abelardo
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2015
pagine: 817
"Nessuno io credo potrebbe leggere o ascoltare questo racconto con gli occhi asciutti." Quando Eloisa rivolge queste parole all'abate di Saint-Gildas, Pietro Abelardo, sono passati più di vent'anni dal loro ultimo incontro. Nelle sue lettere, scritte nella prima metà del XII secolo, è ancora visibile il segno della passione che l'aveva legata, poco più che sedicenne, al famoso logico, all'epoca suo maestro. Una relazione gravida di dolorose conseguenze: scoperti e costretti a un matrimonio riparatore - Eloisa era infatti rimasta incinta -, i due si trovarono a subire la vendetta della famiglia della ragazza. Aggredito nel sonno ed evirato, Abelardo si ritirò per la vergogna nel monastero di Saint-Denis; Eloisa prese il velo nel convento di Argenteuil. Il loro Epistolario non è solamente un'opera importante per la storia della filosofia occidentale. È anche, prima di tutto, la ripresa di un discorso amoroso bruscamente interrotto. Abelardo ed Eloisa riflettono sul passato, si interrogano sulla bontà delle loro scelte e sul senso della tragedia che li ha travolti, discutono sulla colpevolezza del loro comportamento, tentano di leggere la propria vicenda alla luce dei cambiamenti avvenuti negli anni. La loro storia d'amore, raccontata nelle sette lettere che compongono l'Epistolario, ha stimolato l'immaginazione di numerosi artisti nei secoli: da poeti come François Villon e Alexander Pope a romanzieri come Mark Twain e Henry Miller... Con un testo di Giovanni Orlandi.
Opere. Testo latino a fronte
Quinto Orazio Flacco
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2015
pagine: 598
"Carpe diem, quam minimum credula postero": cogli la giornata d'oggi e confida il meno possibile in quella di domani. Pochi autori possono vantare, come Orazio, una massima talmente universale da essere entrata nel linguaggio comune. Ma proprio questa notorietà rischia di schiacciare la sua intera opera, ricca e inquieta, sotto la perfezione dell'aforisma. Dai furibondi "Epodi" alle più meditate "Satire", le prime opere oraziane sono all'insegna dell'ironia: il suo sguardo acuto sfrutta le debolezze proprie e altrui per impartire col sorriso precetti morali, tra un illuminato senso comune e la consapevolezza della funzione civile di questa forma di poesia. È però nelle "Odi" che la sua grandezza letteraria giunge a piena maturazione: qui la lirica oraziana si spoglia del registro satirico in nome dell'ambizioso tentativo di mettere in versi un'intera filosofia di vita, volta alla ricerca dell'"aurea mediocritas", la giusta misura tra la pratica dell"'ars vivendi" e la minaccia del tempo che fugge. "Non tutto io morirò", recita un passo famosissimo delle "Odi", definendo una volta per tutte il sogno umanistico dell'immortalità letteraria, della possibilità di superare con il solo ingegno l'orizzonte della morte. Nello spazio poetico creato tra l'attimo presente, in fuga angosciosa, e il futuro dei posteri, sta tutta la complessa e immediata grandezza dell'opera di Quinto Orazio Flacco.
Etimologie o origini. Testo latino a fronte
Isidoro di Siviglia
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2014
pagine: 1817
Eruditissimo autore di una immensa mole di libri che affrontano in modo sistematico tutto lo scibile umano, dall'agronomia alla medicina, dalla teologia all'economia domestica, Isidoro di Siviglia dedica gli ultimi vent'anni della sua vita all'etimologia, con l'intento di raccogliere le conoscenze dell'epoca in un'opera il più possibile onnicomprensiva, programmatica fin dal titolo. Considerata la prima Enciclopedia della cultura occidentale, le "Etimologie o origini" coprono, organizzandoli tematicamente nell'arco di venti libri, gli argomenti più svariati - arti liberali, religione, medicina, diritto, lingue e popoli, geografia e architettura, per citarne alcuni - e rappresentano lo sforzo di descrivere la realtà attraverso l'origine dei vocaboli che la definiscono. In un periodo storico particolarmente convulso, disgregato politicamente e culturalmente, l'etimologia è per Isidoro un'arma capace di ripristinare la forza coesiva della lingua latina, un passo decisivo sulla strada che conduce alla concordia terrena, all'unità di cuori, pensiero e parola. Con oltre mille codici conservati e un'ininterrotta catena di citazioni nei libri di epoche successive - non ultima la Commedia dantesca -, le Etimologie furono un testo di riferimento per tutto il Medioevo, un compendio generosissimo che ebbe fortuna immediata e duratura e che tuttora mantiene intatto il suo fascino...
Metamorfosi. Testo latino a fronte
P. Nasone Ovidio
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2013
pagine: 791
Con grazia, maestria e immaginazione fervente lo scultore Pigmalione, scontento della realtà imperfetta che lo circonda, plasma una donna tanto bella da prendere vita. Con gesto simile Publio Ovidio Nasone, poco prima d'essere costretto all'esilio, nei primi anni dell'era cristiana, scrive un poema di oltre dodicimila versi, in cui rielabora centinaia di miti, favole delicate e drammatici intrecci: storie inverosimili ma più vere del vero. È così che, nell'universo imprevedibile raccontato dal poeta, le pietre di Deucalione e Pirra si trasformano in uomini, fanciulle e semidei mutano, a volte, in minerali e uccelli, l'invidia di una dea determina la sorte dell'abile Aracne, la gelosia di Giunone prende corpo in una punizione esemplare. E ancora, i vascelli di Enea assumono la forma di ninfe marine. La statua di Pigmalione si anima al calore delle sue carezze. Il leggiadro Narciso si strugge d'amore per se stesso, fino a consumarsi e divenire un fiore. Eroi e sovrani, divinità e mostri inquietanti - ma anche esuli, combattenti e umile gente - sono i protagonisti dei quindici libri che compongono le Metamorfosi, opera dal respiro universale che spazia dall'origine del mondo agli anni mutevoli e lacerati della Roma imperiale. Tra dèi furiosi e innamorati, eroine appassionate, aiutanti magici e comprimari ignari, Ovidio mette in scena uno spettacolo grandioso e cangiante come la vita: a volte comico, a volte tragico, invariabilmente umano.
Le notti attiche. Testo latino a fronte
Aulo Gellio
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2017
pagine: 1497
Nella prefazione alla sua unica opera, “Le notti attiche”, Aulo Gellio ricorda di aver cominciato a stendere i venti libri che la compongono durante le fredde nottate trascorse in Attica negli anni di gioventù, quando, per completare la sua formazione, passeggiava per la città di Atene con gli intellettuali e i letterati più famosi della sua epoca. Di quell'epoca Gellio finirà per diventare quasi la voce emblematica e disincarnata, tanto che non ne saranno ricordati nemmeno i dati biografici, come l'anno di nascita, quello di morte o il luogo di provenienza. Onnivoro reporter di un universo libresco, compulsivo annotatore di cose dette o sentite, di fatti o citazioni, Gellio convoglia nelle “Notti attiche” un ventaglio enciclopedico di discipline, restituendo così l'immagine vivace di una stagione di straordinaria ricchezza culturale. Si tratta di una miscellanea erudita, uno zibaldone curioso, un'opera frammentaria e aneddotica dove trovano posto gli argomenti più disparati: dalla filologia alla mantica, dalla gastronomia all'enigmistica, dalla grammatica all'astrologia, dalla medicina alla musica. Scritte con uno stile limpido e curato, “Le notti attiche” sono una vera dispensa di nozioni culturali, un compendio del sapere umano nel II secolo d.C., una miniera di informazioni e citazioni che, a dispetto della scarsa fortuna che toccherà alla memoria del suo autore, continuerà a essere ampiamente saccheggiata nei secoli a venire.
Ad familiares. Lettere ai familiari. Volume Vol. 2
Marco Tullio Cicerone
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2025
pagine: 720
«La patria ormai l’ho pianta più dolorosamente e più a lungo di quanto una madre abbia mai pianto la perdita dell’unico figlio», scrive Cicerone in una lettera all’amico Papirio Peto. Intimo affetto e impegno civile, questi i due fili che legano insieme il corpus di epistole che il celebre oratore scrisse tra il 63 e il 43 a.C., durante gli anni più tumultuosi della res publica. E tra privato e politica si dividono anche i numerosi destinatari delle lettere: da un lato si ritrovano i grandi protagonisti della scena pubblica, tra cui lo stesso Cesare, che Cicerone appella con un benevolo «mi Caesar», consapevole di quanto la retorica sia influente nei giochi di potere. Dall’altro invece gli affetti più intimi, tra cui la moglie Terenzia e l’adorata figlia Tullia, ma anche il fedele liberto Tirone, legato a Cicerone da un affetto sincero, capace di superare le differenze di status. Ciò che emerge dalle epistole non è solo il racconto perspicace e lucido della “rivoluzione romana”, quando il sangue fratricida bagnava le strade di Roma al culmine della guerra civile, ma anche il ritratto umano di uno dei più grandi protagonisti dell’età repubblicana, emblema di giustizia e di libertà, che non nasconde le sue preoccupazioni e fragilità nelle parole riservate ai confidenti più stretti. Se infatti grande è il timore dinnanzi all’avanzata dell’impavido Cesare, altrettanto grande è il dolore che prova avendo lasciato moglie e figlia da sole nell’Urbe teatro di guerriglia, un dolore accentuato dalla mancanza di notizie di quel figlio che ha deciso di salire sul carro di Cesare, voltandogli le spalle. Questo secondo volume raccoglie le epistole di data incerta e quelle scritte tra l’agosto 46 e il luglio 43 a.C. In soli tre anni l’astro di Cesare raggiunge il suo apice come dictator perpetuus e il suo violento declino nella congiura delle Idi di marzo. È un evento indelebile, che tuttavia non basta a risollevare le sorti della Repubblica: in molti sono già pronti a cogliere lo scettro del tiranno, in particolare Marco Antonio, acerrimo rivale di Cicerone. A spuntarla però sarà il giovane ma scaltro Cesare Ottaviano. Anche le vicende private di Cicerone si fanno via via più tormentate, col divorzio dalla moglie Terenzia e soprattutto con la prematura perdita della figlia Tullia. Le epistole ad familiares restano certamente una fonte storiografica di eccellenza, ma rimangono anche la più grande testimonianza della personalità umanissima di Cicerone, fondata su saldi ideali e principi, quelli di un uomo pronto a sacrificare la vita nel momento in cui Roma perdeva la sua libertà.
La clemenza-Apocolocyntosys-Epigrammi-Frammenti. Testo latino a fronte
Lucio Anneo Seneca
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2023
pagine: 848
Filosofo di vocazione e spinto alla politica dall’ambizione del provinciale, Seneca è stato il massimo esponente dello stoicismo romano, ma anche uno dei grandi protagonisti della vita pubblica nella Roma imperiale. Combattuto fra l’esigenza di partecipare alla vita politica e quella – tutta stoica – di astenersene, fece il suo ingresso a corte come precettore del giovane Nerone, che si apprestava a scalzare con l’inganno l’imperatore Claudio. Illudendosi che i propri insegnamenti potessero preservare il suo allievo dai pericoli di una monarchia macchiata dal sangue e dalla violenza, Seneca compose il De clementia con l’intento di esortare il nuovo principe all’uso della clemenza come strumento per guadagnarsi la fedeltà dei sudditi e mantenere la difesa e la sicurezza dello Stato, poiché solo un uomo di grande animo poteva esercitare con onestà un così grande potere. E sicuramente agli occhi di Seneca non doveva essersi distinto per grandezza d’animo l’ormai defunto Claudio, a cui invece era stato legato da un’ostilità così malcelata da volerne celebrare la morte con una feroce satira, intitolata Apocolocyntosis: qui il filosofo si fa beffe della sorte dello “zuccone” che, dopo essersi visto negare gli onori dell’Olimpo, viene relegato per l’eternità agli inferi, dove diventa cancelliere del suo stesso liberto. Completano infine questo volume gli Epigrammi, un mosaico poetico che delinea gli episodi salienti della vita del filosofo, e i Frammenti appartenuti a orazioni, epistole e altri testi ormai andati perduti, che insieme alle opere maggiori contribuiscono a ricostruire la complessa e sfaccettata natura di uno dei più raffinati intellettuali latini, capace di cogliere le contraddizioni dell’animo umano e fare della conoscenza uno strumento del proprio agire nel mondo.
Opere
Cornelio Nepote
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2023
pagine: 464
Tra i grandi autori latini si dovrebbe ricordare più spesso il nome di Cornelio Nepote. Certo, è difficile per lui gareggiare ad armi pari con i contemporanei Cesare, Cicerone e Sallustio: troppo oscura la biografia, limitata la produzione superstite, modesta la personalità e semplice la prosa. Eppure, non si potrebbe ricostruire a pieno la Roma intellettuale del I secolo a.C. se tralasciassimo le sue opere. In questo volume Leopoldo Agnes raccoglie tutto ciò che ne è sopravvissuto, per frammenti e parti più complete, restituendogli il posto che gli spetta nella storiografia latina e la sua viva peculiarità: dalla trattazione sistematica della storia universale nei Chronica agli aneddoti di ogni tempo e ogni dove raccolti negli Exempla, fino alle famosissime biografie di illustri condottieri, re e poeti raccontate in De viris illustribus. L’attenzione di Cornelio Nepote si concentrò infatti su una visione ampia e sincronica della Storia, uscendo dai saldi confini di Roma per abbracciare con lo sguardo anche le terre della Grecia e dell’Oriente. Abbandonando ogni forma di nazionalismo e rivendicando invece il primato delle grandi individualità oltre ogni distinzione di patria, lo storico latino ebbe il merito di riconoscere anche agli acerrimi nemici di Roma la grandezza, allestendo così una galleria di ritratti umani capaci di ammonire ed esortare le coscienze con il solo richiamo alle esperienze del passato. Fu dunque la sua spiccata sensibilità nel guardare ai popoli stranieri - soprattutto ai rivali greci -, al di là del velo del pregiudizio e della ragione politica, a garantirgli la fama tra i suoi contemporanei e a renderlo interprete onesto e attento delle propensioni e degli orientamenti culturali della sua generazione.