Donzelli: Virgola
Badlands. Springsteen e l'America: il lavoro e i sogni
Alessandro Portelli
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2020
pagine: 220
La capacità di Alessandro Portelli di leggere i testi delle canzoni di Bruce Springsteen, unendo gli strumenti della storia orale alla conoscenza della letteratura e della società americana, gli permette di esplorare in profondità l'universo del Boss. Dopo "Badlands", uscito nel 2015, Portelli rimette mano alle sue carte per consegnarci un'edizione completamente rivista e aggiornata di quel libro, diventato un oggetto di culto non solo per i fan di Springsteen, ma anche per chiunque voglia conoscere più a fondo il rapporto fra popular music e società americana. Portelli continua il dialogo con Springsteen confrontandosi con le sue produzioni più recenti: la leggendaria performance di Broadway, a cui ha avuto la fortuna di assistere, e il nuovo album Western Stars. Slittando dalla musica alla letteratura, dalla storia al presente, Portelli mette la sua nota affabulazione al servizio del cantore dell'America che più ama, quella fondata sul lavoro, un'America in cui la promessa della mobilità sociale e della realizzazione di sé è spesso frustrata e tradita.
Un miracolo non basta. Alle origini della crisi italiana tra economia e politica
Francesco Silva, Augusto Ninni
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2019
pagine: 286
È possibile trovare un'origine agli spinosi problemi economici che ci assillano? E, nel ripercorrerne la storia, possiamo trarre qualche suggerimento per superarli? Questo saggio racconta le vicende economiche e politiche dei quarant'anni che corrono dalla nascita della Repubblica alla caduta del Muro di Berlino, in cui allo slancio economico e sociale di un primo ventennio, il «miracolo», segue un decennio pieno di incertezze e conflitti e poi uno di illusioni e disattenzioni che consegnano al paese un pesante fardello. Il miracolo, propiziato da condizioni economiche e sociali favorevoli, deve fare i conti con la dottrina Truman, con le eredità fasciste e con i monopoli familiari delle grandi imprese. Le voci di chi ha meno beneficiato del miracolo o chiede più diritti e quindi rinnovamento e riforme non sono ascoltate; i conflitti dominano pertanto il paese dalla fine degli anni sessanta fino ai primi anni ottanta. La società si esprime in modo vitale, ma atomistico: l'ascesa delle piccole imprese ne è un'espressione importante. Il lascito di questi decenni - che esplode dopo il 1989, quando le regole del gioco mutano improvvisamente - è l'enorme debito pubblico, il sistema delle grandi imprese decotto, un'economia dualista, le questioni occupazionale e meridionale irrisolte, l'accentuarsi di malattie sociali come la corruzione, l'economia nera, la criminalità organizzata. Oggi, dopo la nuova Grande depressione, abbiamo sì un nuovo sistema di imprese, ma una politica e uno Stato vecchi. Il miracolo non è stato accompagnato da una parallela evoluzione delle istituzioni: sono proprio queste mancate riforme a gravare sul sistema Italia e a impedire di costruire un solido sviluppo. Solo sciogliendo finalmente i nodi che ci trasciniamo da decenni, solo curando la miopia della politica e l'inadeguatezza dello Stato si può pensare seriamente di affrontare i grandi problemi dell'occupazione e del Mezzogiorno e le grandi malattie sociali, e uscire così dal buco profondo in cui ci troviamo.
Storie del té. Monaci e mercanti, regine e avventurieri
Linda Reali
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2019
pagine: 290
Il corso della storia del tè, come simbolo culturale e come bevanda, parte in epoche antichissime da remote montagne cinesi per perdersi nelle steppe mongoliche e solcare poi le acque di fiumi e oceani; il tè finisce così nelle mani di avventurieri o nelle navi dei mercanti, e lo si trova nella capanna di un monaco eremita come in un ricco salotto borghese. Linda Reali ci conduce lungo le tante rotte che dall'Asia fino all'odierna Europa hanno portato il tè a diventare il protagonista di una storia che interessa le epoche e i ceti più diversi. Il viaggio inizia dalla Cina ai suoi albori, quando il leggendario imperatore Shen Nong scopre il tè. La bevanda accompagna la storia della Cina imperiale e conquista anche i paesi dell'area, primo fra tutti il Giappone. Qui il tè viene sublimato in filosofia e arte, ma usato anche come strumento di potere e controllo sociale. Si diffonde presto in Tibet, Persia, Arabia e Russia lungo le Vie carovaniere e la fitta rete di canali che attraversa il Celeste impero come una linfa vitale. Essenza della spiritualità nel mondo orientale, il tè diventa il protagonista dei salotti aristocratici del XVII secolo e poi di quelli borghesi del secolo successivo, fino a divenire di uso comune in Gran Bretagna, Olanda e Germania, mentre i paesi mediterranei continuano a preferire il caffè e la cioccolata. Con il suo arrivo in Europa, il tè si veste dello sfarzo delle porcellane finissime e delle preziose scatole che custodiscono come gioielli le foglie di tè provenienti dalla Cina. Un libro per scoprire aneddoti e segreti, curiosità poco note, fino ad arrivare alle più recenti sfide commerciali e ambientali cui il tè non sfugge nel nostro mondo globalizzato. Linda Reali, oltre a raccontarci le vicende affascinanti che nei secoli hanno fatto la fortuna del tè, suggerisce ai consumatori di oggi possibili scenari futuri per una bevanda che non ha mai smesso di espandere i propri confine. Prefazione di Orazio Olivieri.
Storia intima della Grande guerra. Lettere, diari e memorie dei soldati dal fronte
Quinto Antonelli
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2019
pagine: 309
Questo libro non è per noi. Siamo degli intrusi noi che oggi sbirciamo tra le lettere e i diari dei soldati. I loro testi erano infatti parte di una comunicazione intima, chiusa all'interno della cerchia famigliare. Se gli ufficiali colti, quando scrivono alla famiglia, scrivono un po' anche per i posteri, chi scrive queste pagine è per lo più un soldato subalterno (che prima di essere chiamato alla guerra faceva l'operaio, il contadino, l'artigiano), con l'unica ambizione di rivolgersi ai suoi famigliari, per difendere quel ponte comunicativo che il conflitto rischia di interrompere: «Ti raccomando di scrivermi presto onde potermi rallegrare un poco, perché la mia vita di trincea è peggiore a quella dei nostri porci». Si tratta di una ricchissima documentazione (che quasi sempre si sottrae alle norme ortografiche e sintattiche, e per questo può sembrare ingovernabile) raccolta presso il Museo storico del Trentino, e a lungo esclusa dal racconto nazionale, in quanto considerata marginale, se non conflittuale: gli autori sono infatti «tutti» gli italiani, anche quelli che un secolo fa erano sudditi dell'Austria: trentini, giuliani, triestini.
Scioperare nel Duemila. Le Officine ferroviarie di Bellinzona e la memoria operaia
Paolo Barcella, Alessandro Moreschi, Mattia Pelli, Gabriele Rossi, Nelly Valsangiacomo
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 166
È il 7 marzo del 2008 quando la direzione delle Ferrovie federali svizzere (Ffs) annuncia un piano di privatizzazione che prevede la soppressione di 120 posti di lavoro e lo smantellamento progressivo delle Officine Cargo di Bellinzona. La risposta, inaspettata, è durissima: 430 operai di quel sito industriale entrano immediatamente in sciopero, dando il via a un vasto movimento di protesta che coinvolge tutta la regione. A dieci anni di distanza, un gruppo di storici ragiona sul valore di quello sciopero e ne descrive in queste pagine le tappe come spunto per una riflessione più ampia sulle trasformazioni avvenute negli ultimi anni nel mondo del lavoro. Per la sua dimensione, lo sciopero delle Officine è stato un evento eccezionale, che ha prodotto una vasta quantità di documenti capaci di illuminare un intero contesto sociale, politico, culturale, economico. Le fonti scritte e orali - rapporti sindacali, reportage, fotografie, racconti di operai - permettono senz'altro di conservare la memoria di quell'evento, ma aiutano anche a ripensare la stessa categoria di sciopero nel Paese in cui, stando all'immaginario collettivo, sembrerebbe non avere diritto di cittadinanza. Il libro si conclude con un'intervista al regista Danilo Catti, pensata come una presentazione del suo documentario "Giù le mani", qui allegato in DVD. In questa pellicola, poi proposta al Festival di Locarno 2008, Catti si è calato nei panni di un osservatore partecipante, stando quindi a stretto contatto, giorno e notte, con gli operai e la cittadinanza in fermento. In un'epoca dominata da una forte ideologia anti-operaia e antisindacale, lo sciopero delle Officine segna un traguardo: ha saputo trovare il linguaggio e gli strumenti adatti per dare di sé un'immagine di forza, trasversalmente seduttiva rispetto agli schieramenti politici, conquistando così una grande attenzione anche a livello internazionale.
L'età delle spezie. Viaggio tra i sapori dall'antica Roma al Settecento
Orazio Olivieri
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 267
Per un lungo periodo, che è durato secoli e secoli (dall'età romana al Settecento), le spezie sono state necessarie. Non beni superflui o lussuosi, come vuole la vulgata oggi imperante, ma beni primari, a larga diffusione, accessibili a nobili, ecclesiastici e mercanti, così come a calzolai, muratori e contadini: insomma, prodotti per tutte le tasche. Questa è la storia insolita che il libro ci racconta, frutto di una ricerca accurata e innovativa, che si è avvalsa, oltre che dei soliti ricettari, di fonti spesso trascurate: lettere di mercanti, liste della spesa, libri dei conti, opere letterarie e pittoriche, diari di viaggiatori, indagini archeologiche e rilevazioni di prezzi e salari. Ma perché le spezie erano indispensabili? La risposta è nel sistema di cottura, rimasto per tanto tempo inalterato nella sua primitiva semplicità: il risultato erano vivande insipide, per niente appetibili. Inevitabile allora il ricorso a forti condimenti correttivi, alle spezie per l'appunto: nessuna pietanza, neppure un piatto semplice o popolare, poteva farne a meno. Le cose cominciarono a cambiare nel Seicento, quando, sull'onda dell'evoluzione degli strumenti culinari avviata in precedenza nelle corti rinascimentali italiane, in tutta Europa prese a soffiare il vento della «rivoluzione dei fornelli», che consentì finalmente, attraverso la regolazione del calore, sia di esaltare le caratteristiche specifiche dei cibi, sia di realizzare le preparazioni più raffinare. La sorte delle sostanze esotiche era così segnata, anche se non il loro definitivo tramonto. Non più regine come un tempo, le spezie hanno saputo riciclarsi, accontentandosi di accompagnare i nostri cibi, ma conservando sempre un po' di quel luccichio lasciato dai fasti del passato. Prefazione di Corrado Barberis.
Melanie Klein. Il genio femminile
Julia Kristeva
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 290
Julia Kristeva tocca in questo volume nodi concettuali che la riguardano da vicino, riconoscendo in Melanie Klein la più grande innovatrice della pratica psicoanalitica dopo Freud. Se quest'ultimo aveva posto al centro della vita psichica il complesso di Edipo e la funzione del padre, Klein si concentra sulla figura e sul ruolo della madre, individuando in essa la fonte non solo della creatività, ma del pensiero stesso, e indicando nel «matricidio» il cardine dello sviluppo psichico. Madre di due figli e moglie infelice, Melanie Klein decide di entrare in analisi, diventando lei stessa, senza alcun tipo di istruzione superiore né una laurea in medicina, analista all'età di quarant'anni. Un percorso biografico e intellettuale straordinario, che apre la strada a una nuova e provocatoria idea di maternità, rivoluzionando la stessa nozione di psiche. L'intreccio narrativo si fa ancora più avvincente perché Julia Kristeva riconosce in Melanie Klein una figura centrale nell'elaborazione della sua stessa visione teorica, una vera e propria madre spirituale, per cui misurarsi con il suo genio diventa occasione di confronto con se stessa e con il senso della pratica psicoanalitica. Un legame della massima profondità in quanto Melanie Klein «fu la prima a fare della psicoanalisi un'arte per curare la capacità di pensare», e senza di lei «non avremmo l'impronta che caratterizza la cultura moderna, vale a dire la contiguità con la follia e la varietà delle cure grazie alle quali siamo in grado di modularla».
Colette. Il genio femminile
Julia Kristeva
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 422
«Amo la scrittura di questa donna: ti rapisce all'istante e senza un perché. Ma una spiegazione c'è: Colette ha inventato il linguaggio per definire la strana osmosi tra i piaceri che alla leggera chiamiamo fisici e l'infinito del mondo». Questo linguaggio nuovo è l'oggetto primo dell'attenzione di Julia Kristeva, che ci offre un'avvincente e sofisticata rilettura critica della scrittrice francese, andando a scavare nelle parole con cui Colette «dice l'indicibile e nomina l'innominabile». Colette (1873-1954), la scandalosa autrice di meravigliose pagine di letteratura erotica, l'amante insofferente e anticonformista di donne e di uomini, resta tuttora un'icona dell'immaginario libertario femminile. Sposata tre volte, ballerina spregiudicata nei teatri della Francia fin de siècle, fu anche la prima donna nella storia della Repubblica francese a cui furono tributati funerali di Stato. Pagina dopo pagina, la tumultuosa vicenda biografica di Colette si mescola all'analisi del suo genio, facendo di questa biografia un punto d'arrivo nella comprensione di una delle menti più creative del XX secolo.
Contro canto. Le culture della protesta dal canto sociale al rap
Antonio Fanelli
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2017
pagine: 218
Con la musica non si fa la rivoluzione, ma è pur vero che attraverso i linguaggi e le forme musicali e le pratiche di condivisione e di fruizione della musica si è espresso - e si esprime tutt'oggi - gran parte dello spirito antagonistico dei ceti popolari e delle giovani generazioni del nostro paese. Canzoni e generi musicali hanno caratterizzato varie fasi della nostra storia recente, lasciando un segno profondo nella memoria collettiva. Poca attenzione, però, è stata prestata alle forme di produzione, circolazione e ricezione delle musiche che hanno accompagnato i momenti di tensione politica e di scontro culturale. Si tratta di un vasto patrimonio di pratiche e di esperienze diffuse che delinea una sorta di vero e proprio «contro canto» della storia italiana. Il percorso tracciato in questo libro parte dall'analisi del canto sociale e politico di quelle che Antonio Gramsci definiva «le classi subalterne», prosegue con le vicende dei gruppi e dei movimenti che negli anni della contestazione si opposero all'omologazione di massa cercando di coniugare sperimentazione culturale e attivismo politico e arriva alle nuove forme espressive della conflittualità sociale negli anni del rap e dei centri sociali, con l'invenzione di inedite sonorità che intrecciano la riscoperta della memoria storica dei canti di lotta con la reinvenzione dei dialetti e delle identità locali, a cavallo tra culture giovanili, antagonismo politico, mercato discografico e libera diffusione tramite la rete. La creatività dei gruppi sociali in conflitto con la cultura ufficiale viene qui ricostruita mediante un viaggio tra le vicende del movimento operaio, dei movimenti sociali e delle culture giovanili, delineando un'originale rilettura della storia culturale italiana. Ispirato agli esiti più maturi dei cultural studies, questo lavoro mostra come, scavando nelle pieghe della produzione culturale e musicale, sia possibile leggere, in controluce, la storia del conflitto tra cultura alta e cultura popolare, tra consumo culturale di massa e avanguardie militanti, tra progetti egemonici dell'industria culturale e le forme e le pratiche di resistenza dal basso.
Scuola a rotelle
Ileana Argentin, Paolo Marcacci
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2017
pagine: 82
È possibile raccontare la disabilità a scuola in una chiave ironica, autoironica e a tratti scanzonata, con tutto il suo portato di frustrazioni e privazioni quotidiane? È possibile descrivere un vissuto fatto di continui ostacoli materiali e psicologici da superare, senza mai indulgere all'autocommiserazione? Ecco l'esperimento riuscito in queste pagine a Ileana Argentin e Paolo Marcacci, che narrano l'esistenza dei disabili attraverso due punti di vista differenti ma complementari - quello di lei, disabile quasi fin dalla nascita e mai arresasi alla propria condizione, che anzi ha scelto di sublimare nell'impegno politico a beneficio del mondo dell'handicap; quello di lui, insegnante di lettere da anni alle prese con allievi disabili, portatori di handicap non meno che di entusiasmi, voglia d'integrazione e contagiosa felicità. Dalla trepidazione del primo giorno di scuola al rapporto tra insegnanti e genitori, dalle barriere fisiche a quelle comunicative con i compagni di classe, il racconto di Argentin e Marcacci affronta una dimensione intima e al contempo collettiva, fonte di goffi imbarazzi e ineludibili sofferenze. Il loro approccio autentico e irriverente porta a galla quel tanto di comicità che balugina sul fondo di ogni situazione esistenziale e ci rende più intelligibile un universo di ostacoli e sensibilità che un eccesso di tatto o di "politically correct" finisce spesso per rendere troppo opaco e distante. Nel dialogo serrato tra l'orgoglio di chi vive ogni giorno le sfide della disabilità e la consapevolezza di chi, dalla sponda dei cosiddetti «normali», coglie l'inadeguatezza latente in ognuno di noi, quel che per il senso comune è banalmente una fonte di sofferenza, ci appare, sorprendentemente, come un modo di essere. Ne risulta un'istantanea fedele e al contempo vitale e gioiosa dell'handicap realmente vissuto tra i banchi di scuola.
Il genio di Beethoven. Viaggio attraverso le nove Sinfonie
Giorgio Pestelli
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2016
pagine: 210
Le nove Sinfonie di Beethoven sono forse il patrimonio musicale più conosciuto al mondo; ovunque esista una vita musicale, ovunque si faccia musica, le Sinfonie sono la colonna portante del repertorio sinfonico e da circa due secoli sono presenti nella mente e nel cuore degli ascoltatori. Tutte e nove possono essere considerate un unico corpo creativo, in cui si delinea un percorso evolutivo e anche il racconto di una storia. Prese insieme, infatti, possono far pensare a un romanzo di formazione: un giovane parte per il vasto mondo, si scontra con ostacoli che riesce a superare grazie a un'eroica volontà d'azione finché, uscendo dalla sfera degli interessi personali, allarga lo sguardo a una dimensione sociale, celebrando ideali di portata universale. Il libro ripercorre questa storia, considerando i nove capolavori nella loro genesi e nelle loro fisionomie, cercando di "far parlare" le Sinfonie stesse, come vere e proprie «azioni» che si realizzano nell'ascolto. "Alla fine della Nona si resta frastornati - scrive Giorgio Pestelli -, si ha l'impressione di essere stati in un luogo dove si è pronunciato un importante giuramento; ci sembra di avere la forza e il coraggio per essere fedeli alle promesse. E penseremo alle nove Sinfonie come a un baluardo di forme intelligibili e fraterne per aiutarci a vivere senza temere la vita". Sintesi del passato, fra Illuminismo e romanticismo, le sinfonie di Beethoven hanno determinato la vita musicale dell'Ottocento: l'evoluzione dell'orchestra sinfonica, la nascita del direttore d'orchestra, l'istituzione del concerto pubblico. E al tempo stesso hanno rappresentato il centro di irradiazione della musica futura, anche attraverso gli esiti non voluti di musiche che sono modelli di autorità classica e allo stesso tempo simboli di rottura liberatoria delle forme tradizionali. Un mondo, quello delle Sinfonie, che brilla ancora oggi di una forza straordinaria, di fronte alla quale non è possibile tirarsi indietro: meglio assecondare quell'impeto, meglio accogliere quel caloroso invito a frequentare e ad abitare un patrimonio di cultura, civiltà e bellezza fra i più alti della storia moderna.
Peplum. Il cinema italiano alle prese col mondo antico
Francesco Di Chiara
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2016
pagine: 200
Fin dagli albori del cinema, l'antichità greco-romana ha sempre rappresentato una fonte inesauribile di storie e temi a cui attingere, un serbatoio di avventure, personaggi e peripezie che attendevano solo di essere rappresentati sul grande schermo. I primi film di questo genere, chiamato "peplum" dalla critica francese (dal termine che indica la veste femminile in uso presso le donne greche fino al VI secolo a.C), escono negli anni dieci, ma il periodo di maggiore fioritura inizia nel secondo dopoguerra, per toccare l'apice tra la fine degli anni cinquanta e le ultime fasi del boom economico. Il peplum diventa così uno dei generi quantitativamente più rilevanti della produzione del cinema italiano. Per descrivere la fortuna ondivaga di queste produzioni viene spesso utilizzata la metafora del fiume carsico, ma il peplum si rivela essere un campo di tensioni che attraversano con intensità variabile l'intera storia del cinema, modulandosi in forma diversa a seconda delle epoche e delle necessità. Esso diviene di volta in volta veicolo di promozione culturale del mezzo cinematografico, luogo di mediazione tra le istanze della società dei consumi e le radici della cultura nazionale, oppure scenario metaforico in cui ambientare satire del costume contemporaneo. Utilizzando metodologie di ricerca differenti, dagli studi culturali all'analisi dei modi di produzione, dall'esame della dimensione intermediale a un approccio transnazionale, questo lavoro indaga il ruolo svolto dalla rappresentazione dell'antichità...

