Luni Editrice
Einaudi Letteratura (1969-1984)
Claudio Pavese, Andrea Tomasetig
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 208
Il pieghevole inserito all’interno del primo volume della collana “Einaudi Letteratura”, pubblicato nel 1969, si proponeva di offrire “il senso, variegato e tumultuante, della esperienza” delle avanguardie storiche e al tempo stesso quello delle giovani generazioni. Va dato atto che “Einaudi Letteratura” ha mantenuto le sue promesse fino all’ultimo titolo, il settantottesimo, stampato nel 1984. Non era facile vincere la sfida, offrendo ai lettori degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta i testi e le opere delle avanguardie letterario-artistiche di inizio Novecento e contemporanee. La collana, ideata dal giovane acuto critico Paolo Fossati, con il sostegno di Giulio Bollati, rispondeva appieno a quella “fame” di letture e di immagini prima in larga parte inaccessibili, proponendo Surrealismo, Futurismo, Bauhaus insieme a Beat Generation, Arte povera e tanto altro ancora, in una serie di volumi capaci di spaziare dai romanzi, racconti, poesie, testi teatrali e prose autobiografiche a musica, disegno, fotografia, ricerca visiva. La sequenza integrale dei 78 titoli qui riprodotti, con tutte le copertine e le brillanti sintesi delle controcopertine, lascia sbalorditi per la solidità di un progetto editoriale, valido tuttora, che allinea opere fondamentali della cultura italiana e internazionale del Novecento, spesso proposte per la prima volta in Italia, di autori che non possono mancare in una biblioteca. La veste grafica, spigliata e modernissima, ideata da Bruno Munari, è un esempio di design editoriale la cui eleganza rimane insuperata, un modello di riferimento a livello mondiale. Vedere i volumi allineati uno dopo l’altro in ordine di uscita è compiere un vero e proprio viaggio nella migliore grafica editoriale italiana, capace di far dialogare gli autori di una collana fuori dal comune con “l’oggetto” libro ideato dal grande artista. Andrea Tomasetig, Ambrogio Borsani e Claudio Pavese inquadrano la collana da vari punti di vista (collezionistico, letterario-artistico e grafico), restituendola nella sua freschezza originaria.
Canzoni di crociata
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 400
Le Canzoni di crociata francesi e provenzali qui raccolte, ci offrono una testimonianza viva e appassionata degli ideali e delle speranze, ma anche delle delusioni, delle angosce e dei timori che si agitavano dall’XI al XV secolo nell'opinione pubblica europea. Papi, vescovi e predicatori itineranti e numerosi poeti dei secoli XII e XIII intervennero nella propaganda a favore delle Crociate o negli accesi dibattiti che suscitarono le loro alterne vicende, giustificate, incoraggiate e criticate da movimenti d’opinione e correnti informative di notevole estensione e incidenza all’interno del perimetro ideologico, religioso, psicologico, culturale della societas christiana. Al centro di tutta questa produzione campeggia il profilo al tempo stesso terrestre e celeste della città di Gerusalemme, sospesa fra realtà e irrealtà, mito e storia. La città dove Cristo patì il supplizio e fu sepolto rappresenta per ogni cristiano, come immaginosamente proclama uno dei testi qui tradotti, un prezioso specchio da sottrarre agli infedeli prima che nelle loro mani esso si riduca in frantumi. I rovesci stessi ai quali i crociati andavano periodicamente incontro, erano spiegati con la scusa peccatis exigentibus hominum e costituivano punizioni e prove volute dall’Altissimo, per riportare sulla diritta via coloro che si dichiaravano suoi seguaci, ma di fatto subivano i richiami profani e terreni, impedendo di asportare il male dal mondo e di stabilire un idoneo e proficuo collegamento fra nazioni, istituzioni e compagini diverse, disposte e intenzionate a rifondarsi e svilupparsi con ideali e programmi nuovi.
Tristano Riccardiano
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 480
L’anonimo Tristano Riccardiano è la traduzione più antica (fine ’200) del Tristan en prose in Italia. Il romanzo toscano ci presenta, in uno stile conciso e di rara efficacia narrativa, le vicende più antiche della biografia di Tristano, dalla sua nascita fino al matrimonio con Isotta dalle Bianche Mani, seguiti dalle avventure nel Darnantes, culminanti nella liberazione di re Artù. Al centro della storia rimane naturalmente il suo ‘folle amore’ per Isotta la Bionda, nato dopo aver bevuto il fatale filtro. Anche se la passione peccaminosa si abbatte con tutta la violenza di un sortilegio invincibile, il traduttore insiste sulle gioie e sui piaceri degli amanti, goduti sulla nave, nella camera della regina e nel rifugio isolato nella foresta. Tutta una serie di agguati degli invidiosi alla corte di Tintoil è contrastata grazie all’astuzia della coppia clandestina. Molto spazio hanno le imprese epico-cavalleresche dell’eroe, bandito dalla Cornovaglia da re Marco. Si qualifica come saggio “condottiero” e pacificatore nella guerra in Bretagna e finisce per conquistare un posto eminente nella societas arturiana nel reame di Logres. L’interesse così fortemente rivolto al percorso positivo del protagonista, che incarna la sintesi di fortitudo e sapientia, potrebbe essere spia delle attese dell’emergente classe comunale-borghese cui l’opera era destinata. Lontano dal Tristano sovversivo in conflitto con l’ordine sociale dei romanzi in versi (e di cui indubbiamente rimangono tracce nel Tristan en prose), il Tristano del manoscritto Riccardiano rappresenta piuttosto il modello di comportamento cavalleresco-cortese.
La tavola ritonda
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 608
"La tavola ritonda" (XIV sec.) è la più notevole rielaborazione in lingua italiana del Tristan en prose, combinato con ampie sezioni del Lancelot-Graal e della Mort Artu. È una biografia completa di Tristano (dalla nascita alla morte), inserita nella storia della nobile societas arturiana, che accoglie l’amante clandestino di Isotta per le sue alte virtù: prodezza, lealtà, cortesia, amore e carità. Lo spirito borghese dell’ignoto autore toscano si rivela nella lettura moralistica tipicamente comunale-cittadina della Tavola Rotonda, garante dell’ordine sociale e della pace, e nella connessione dei fatti d’arme di Tristano alla giustizia. La dialettica fra perfezione cavalleresca e colpa passionale dona alla trama il suo intramontabile fascino. L’eroe dalle mille maschere – musico-poeta, imbroglione, uomo selvaggio, folle – diventa il miglior cavaliere arturiano, prode e saggio, superiore a Lancillotto e (nel campo mondano) a Galaad. Il torneo di Loverzep segna la consacrazione definitiva di Tristano come il più grande dei cavalieri, e Isotta come la più bella delle donne. Il redattore indugia più volte sulla forza irresistibile del lovendrinc, che unisce gli amanti di Cornovaglia inscindibilmente nella vita, nella morte e nell’aldilà. Soppiantando la ragione e il libero arbitrio, è l’alibi che rende possibile l’esito cristiano della storia di questa coppia adultera. Fa da contrappeso Dinadano, il “Savio Disamorato”, che critica l’amore distruttivo di Tristano, impazzito e imbestialito per gelosia. È l’eroe della parola arguta e ingegnosa, le cui mordaci battute fanno ridere i personaggi, mentre il suo buonsenso, improntato alla “ragion di mercatura”, riconduce il lettore alla realtà.
Pensieri nella quiete
Kenko Yoshida
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 208
"Pensieri nella quiete" o "Tsurezuregusa", capolavoro della letteratura giapponese, è una raccolta di 243 capitoli oscillanti fra le poche righe e le poche pagine, in forma di riflessioni filosofiche sulla vita quotidiana, di usanze e di cerimonie della corte imperiale, di esempi di illustri personaggi, di emozioni che si provano alla vista delle bellezze naturali che il monaco buddhista Yoshida Kenkō descrisse nella solitudine del suo eremo. Scritto tra il 1319 e il 1331, è stato sempre letto e apprezzato dai giapponesi e ha contribuito ad acuire la loro innata sensibilità estetica tanto che ancora oggi, il modo di costruire le loro case e i loro giardini è modellato sugli insegnamenti di questo libro. Nel prologo Kenkō dice di aver iniziato a scrivere “assurdi pensieri, non avendo altro da fare”, ma il motivo principale che lo spinse a scrivere fu la compassione per le sofferenze dei suoi contemporanei e la volontà di mostrare loro una via di salvezza nell’insegnamento buddhista. Pensieri nella quiete può essere considerato come il diario del suo cammino interiore di monaco, di poeta e di scrittore; appartiene al genere letterario zuihitsu (“seguire il pennello”) che esprime con brevità e semplicità le impressioni e i sentimenti del momento. I suoi erano non soltanto i sentimenti di monaco buddhista, ma anche di poeta e di uomo di corte: con stile originale ed elegante, egli parla della bellezza della danza e della musica, delle gioie della vita di famiglia, del fascino femminile e dell’uomo pazzamente innamorato, della giovinezza e della vecchiaia, della costruzione di una casa e del suo arredamento, della scelta delle piante e dei fiori per un giardino. Questo alternarsi del ricordo dell’impermanenza di tutte le cose e della morte imminente, nonché dell’urgenza della pratica della Via, con l’invito a gustare le gioie che la vita ci offre ogni giorno nella contemplazione delle bellezze naturali, sembra contraddittorio e incoerente; si ha l’impressione che Kenkō, pur avendo lasciato il mondo con il sincero desiderio dell’Illuminazione, nella solitudine del suo eremo, rimpianga i piaceri mondani. Ma più che di contraddizione e di incoerenza si potrebbe parlare di una sua “via di mezzo” tra un facile edonismo e una dura disciplina ascetica e, pur mancandogli la radicalità dello Zen e il coraggio dei samurai, praticò la compassione nella ricerca sincera della pace del cuore e dell’armonia con tutti gli esseri, teso tra l’ottimismo della religione shintoista, fondato sulle realtà terrene, e il pessimismo del messaggio buddhista tutto teso verso l’aldilà.
Kokoro
Natsume Soseki
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 224
"Kokoro", pubblicato nel 1914, è una delle opere più profonde e commoventi della letteratura giapponese moderna. Il titolo, che in giapponese significa “cuore” o “anima”, racchiude perfettamente l’essenza del libro: un’indagine intima e dolorosa sui sentimenti, sulla solitudine e sul senso di colpa. La storia si sviluppa attraverso il rapporto tra un giovane studente e un uomo più anziano, conosciuto come Sensei (maestro). Il ragazzo, attratto dall’aura enigmatica e malinconica di Sensei, lo considera una guida, ma fatica a comprendere il peso che grava sulla sua anima. Man mano che il legame tra i due si approfondisce, emergono i temi centrali del romanzo: la difficoltà di comunicare i propri sentimenti, il conflitto tra tradizione e modernità, il tormento interiore di chi porta con sé un segreto inconfessabile. Sensei, infatti, è perseguitato da un evento del suo passato che lo ha segnato per sempre. Attraverso una lunga lettera – che occupa la parte finale del romanzo – egli rivela la sua storia e il motivo della sua inquietudine. Il lettore scopre così il peso della colpa che lo ha condannato a un’esistenza di solitudine e rimorso. Kokoro è un romanzo che esplora la transizione del Giappone dall’epoca Meiji alla modernità, un periodo di grande cambiamento che lascia molti sospesi tra valori antichi e nuove incertezze. La scrittura di Sōseki, delicata e malinconica, dà voce alle paure, ai rimpianti e alla ricerca di senso che accomunano ogni essere umano. Kokoro è un’opera universale: parla della fragilità dell’animo umano e della difficoltà di riconciliarsi con il passato. Un romanzo che tocca il cuore di chiunque abbia mai conosciuto il dolore del rimorso e la struggente bellezza della memoria.
Calendario. E altri scritti dalla «Voce Repubblicana»
Ennio Flaiano
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 416
Questo libro riunisce gli articoli – nella quasi totalità inediti, tranne sei pubblicati in altre raccolte – che Ennio Flaiano scrisse nel corso della sua collaborazione alla Voce Repubblicana tra il 1947 e il 1948, periodo che lo vide fra i principali giornalisti del quotidiano. Le 196 note non firmate apparvero tutte nella forma di una rubrica fissa dal titolo Calendario, pubblicata in prima pagina, e costituiscono il fulcro della collaborazione di Flaiano a questo quotidiano (sono stati inseriti dello stesso periodo anche alcuni articoli firmati in terza pagina). Le note erano in sostanza brevi corsivi di due o più pezzi di poche righe, in cui si concentrava un commento ironico e leggero ai fatti politici del giorno. Il Calendario uscì con assoluta regolarità dal 9 settembre 1947 all’11 maggio 1948, nei sei giorni della settimana in cui si pubblicava il giornale. I sette articoli firmati, di contenuto letterario più vario, comparvero invece nella terza pagina del quotidiano nell’edizione a due fogli che all’epoca era pubblicata la domenica. Sara Battaglia ha curato il volume e le note ai testi sono state elaborate nell’intento di rendere meglio intellegibile la lettura dei commenti di Flaiano; sono stati anche ricostruiti brevemente episodi che possono risultare poco noti a distanza di settant’anni, e aggiunti brevi cenni biografici delle persone citate. Si è ritenuto importante dare anche indicazioni relative all’orientamento dei giornali citati, alcuni dei quali hanno cessato da tempo le pubblicazioni, o hanno mutato orientamento politico. Un utilissimo indice dei nomi e dei giornali permette di rendere il senso e l’ampiezza di una viva polemica politica che, forse inaspettatamente, registra Ennio Flaiano fra i suoi protagonisti e restituisce il quadro e la vivacità della vita politica e culturale nei primi anni dell’Italia repubblicana.
Dell'essere uomo. Lezioni di grandezza
Vauvenargues
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 80
«Guardate cosa fa la gloria. La tomba non la può oscurare e il suo nome regna ancora sulla terra che ha ingentilito. È feconda persino nelle rovine e nella nudità della morte. I suoi esempi la ricreano e aumenta di evo in evo. Coltivatela dunque, giacché se l’ignorate presto ignorerete la virtù stessa, di cui è il fiore». Di Vauvenargues si presentano per la prima volta in lingua italiana i Consigli a un giovane che con i Discorsi sulla gloria rivolti a un amico e il Discorso sui piaceri rivolto allo stesso compongono una sorta di galateo della grandezza a uso dei più giovani, da qui il nostro titolo: Dell’essere uomo. Lezioni di grandezza. Sono infatti opere che, assieme all’Elogio di Paul de Seytres, vengono composte proprio per quest’ultimo: il migliore e più sventurato compagno d’armi di Vauvenargues, morto di fatiche – appena diciottenne – durante la guerra di Boemia. In quanto affini tematicamente, si offrono anche alcuni frammenti presi dagli inediti Caratteri e dai Dialoghi dei morti che sono tra i testi vauvenarghiani più autobiografici. Il saggio di apertura – Vauvenargues come educatore di Marco Lanterna – ne evidenzia il maestoso isolamento e l’eccezionalità nella pur ricca tradizione della moralistica francese.
Nate per scrivere. Quaranta scrittrici da tutto il mondo
Annalisa Bellerio
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 192
Quale storia personale si nasconde dietro le pagine che amiamo leggere, di narrativa, di poesia, di saggistica? Che cosa sappiamo di chi le ha scritte, facendoci commuovere, sognare o riflettere? Questo libro offre una galleria di ritratti di autrici che hanno lasciato o stanno lasciando una traccia nella letteratura e nell’immaginario collettivo. È un volo sopra un paesaggio senza confini geografici né temporali, che mette a fuoco quaranta figure ora lontane nel tempo, ora a noi vicine o contemporanee, spaziando tra luoghi e culture assai diversi tra loro. Sono ritratti femminili, perché la vita delle donne è più segreta, come scrisse Marguerite Yourcenar, qui presente accanto a Saffo e Tony Morrison, Vittoria Colonna e Dacia Maraini, Emily Dickinson, Isabel Allende e le altre, presentate privilegiandone l’aspetto umano, puntando lo sguardo sulle atmosfere, i gusti, gli umori, non solo del loro stile letterario, ma anche del loro stile di vita. Compaiono nomi di fama consolidata, che vantano biografie e studi critici sterminati, e altri ancora poco noti, per mancanza di fonti o perché appartenenti a contesti con cui abbiamo scarsa familiarità. Differiscono i temi, i linguaggi, le inclinazioni: si va dal romanticismo alla sperimentazione, dall’isolamento all’impegno sociale, dall’ironia alla solennità, dalla storia magica alla magia della storia. Ad accomunare queste signore della penna è la stessa grande passione per la scrittura e il talento con cui hanno colpito il nostro intelletto e catturato il nostro animo.
I simboli dell'astrologia cinese
Margherita Sportelli
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 224
Il mondo cinese ha sviluppato un’astrologia – alternativa a quella costruita dal mondo occidentale sull’eclittica – che ha manifestato una singolare continuità con le forme di divinazione più antiche come quella con le ossa oracolari e l’arte dei pronostici, non occupandosi mai degli esseri umani come individui ma delle predizioni relative agli affari di stato e ai destini delle comunità. I simboli dell’astrologia cinese intende mettere in evidenza la funzione di legittimazione politica che l’astrologia ha avuto nella lunga storia della Cina imperiale e la linea ininterrotta di sviluppo, dalla fonte viva dei testi classici, nei quali ha radice la risonanza profonda della reciproca eco tra uomo e natura, tra storia sociale e cosmologia, fino alla formulazione di una astrologia popolare, con le sue credenze e i suoi almanacchi della vita rurale. A fondamento dell’astrologia popolare è possibile riconoscere la vitalità del pensiero classico, espressa sia dalla tradizione centrale del Confucianesimo e dei suoi testi canonici, a partire dallo Yijing e dal Li Ji, il Classico dei Mutamenti e quello dei Riti, sia dalle tradizioni periferiche daoista e buddhista. Il pensiero analogico e la cosmologia correlativa, propri della raffinata cultura cinese dei filosofi e dei letterati, attraversano in profondità anche l’astrologia del popolo e del mondo contadino. Il pensiero classico riconosce carattere di sacralità al mondo animale e potere numinoso alle specie. Proponendo una lettura simbolica e numinosa del bestiario zodiacale, I simboli dell’astrologia cinese interpreta la riflessione sull’astrologia come un aspetto degli studi demologici, ai quali restituire dignità, superando lo snobismo del mondo scientifico verso le credenze del popolo e la cultura contadina. Il quinto capitolo del testo è composto alla stregua di un vero e proprio Almanacco, con le previsioni e i consigli, collegati ai dodici segni animali, a beneficio della curiosità del lettore, divertissement per l’autrice, per tutti spunto di indagine su come il pensiero scientifico nasca dal pensiero magico ed entrambi, piuttosto che confliggere, possano cooperare allo sviluppo di un pensiero laterale.
Apparizione e visione. Vita e opere di Anna Maria Ortese
Luca Clerici
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 752
Che Anna Maria Ortese fosse riservata e schiva lo si è sempre saputo, e proprio perciò la sua biografia sorprende e conquista: dietro all’immagine pubblica di una donna emarginata e solitaria, estranea alla società letteraria, si nasconde un personaggio straordinario. Nata a Roma, ma subito strappata alla Capitale «fra le braccia fiammanti di raso rosso e oro della mia nutrice», eccola raminga con la famiglia al gelo di Potenza e poi a Tripoli, ai margini del deserto in un’abitazione senza finestre. Dall’Africa a Napoli, città d’adozione amata e odiata, distrutta dalla guerra. E allora occorre impegnarsi: con la rivista «SUD», ma anche accompagnando i bambini indigenti e denutriti sui “treni della felicità” diretti a Modena e a Bologna per essere accolti in famiglie ospitali. E poi Milano, perché per chi vuole vivere solo scrivendo la capitale dell’editoria e del giornalismo è una meta obbligata, e quindi Roma e infine Rapallo, quando dopo aver cambiato una sessantina di domicili e superato momenti di indigenza Anna Maria – finalmente – una casa riesce a comperarsela. Autodidatta (si è fermata alle elementari), scrive da sempre e inizia presto a pubblicare. La raccolta di racconti dell’esordio, "Angelici dolori" (1937), la proietta al centro della scena letteraria, mentre la denuncia dell’ignavia della classe dirigente partenopea e dello spaventoso degrado sociale della città rappresentate nel "Mare non bagna Napoli" (1953) non le verrà mai perdonata. Successivamente ecco "Poveri e semplici" (1967), premio Strega, "Il Porto di Toledo" (1975), un inno alla magia della giovinezza, fino al romanzo che mette d’accordo tutti, "Il cardillo addolorato" (1993). A queste opere se ne aggiungono tante altre, e un’infinità di articoli giornalistici: racconti, poesie, divagazioni, recensioni e memorabili reportage. E poi i suoi due grandi e insospettabili amori, e la rete di relazioni pervicacemente coltivate in silenzio con migliaia di lettere a editori, scrittori, politici di primissimo piano e cari amici sconosciuti. Una storia appassionante e imprevedibile, quella di Anna Maria, raccontata come un romanzo in cui parla anche lei in moltissimi inediti, ma con particolare riguardo all’interpretazione critica di un’opera originale e visionaria che trasfigura la dimensione autobiografica, finalmente evidente, in emozioni indimenticabili.
Soliloquio di un pensatore
Giacomo Casanova
Libro: Libro in brossura
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 64
Nel 1907, nella biblioteca del Museo nazionale di Praga, fu ritrovata una copia di questo pamphlet, non firmato, dato alle stampe in quella stessa capitale nel 1786. Benché anonimo, subito diversi studiosi lo attribuirono a Giacomo Casanova e nel corso degli anni Venti i casanoviani dimostrarono che proprio lui ne fu l’autore. Ma perché lo scrisse senza firmarlo e senza farlo circolare, lui, che era sempre stato il primo agente letterario e il più accanito pubblicitario di se stesso? Dicono che l’avesse scritto per mettere in guardia l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo a proposito di certi personaggi poco raccomandabili, sperando così di ingraziarselo e di ottenere da lui qualche favore. Ma l’imperatore, a quanto pare, non fece molto caso ai suoi consigli e Casanova non ne ricavò niente. Noi però troviamo qui un’altra prova del talento del grande veneziano, fine conoscitore dell’animo umano, osservatore disincantato della società del suo tempo. Come riconoscere i truffatori, gli ipocriti, i manipolatori e difendersi da loro? Di quali debolezze delle loro vittime sprovvedute sanno approfittare? E, in fondo, le loro vittime sono proprio sempre così innocenti? Leggero e serio, Casanova con molto umorismo risponde a queste domande e fa un ritratto spietato delle follie dei suoi contemporanei, non così diverse da quelle dei nostri.