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Gremese Editore: I migliori film della nostra vita

Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola

Anna Berra

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2021

pagine: 128

Il "Dracula" filologico che nel 1992 ha riportato in auge il mito ormai esangue dei vampiri è un affresco barocco e immaginifico, più ancora degli altri Dracula apparsi sul grande schermo; ma nonostante tutto il sangue che vi scorre, e che alle prime proiezioni indusse molti spettatori ad abbandonare la sala, non è un horror in senso stretto, quanto piuttosto una storia d'amore fin de siècle. E rappresenta, nella visione di Coppola, anche il cinema stesso, come i vampiri notturno per vocazione e fisiologia. Il regista rispetta il testo originario di Bram Stoker in molti dettagli anche minimi, ma lo capovolge nella sostanza: trasformando la difesa del perbenismo e della normalità vittoriana in un'esaltazione romantica delle trasgressioni, a cominciare da quella più grande di tutte che è l'amore. Forse la vera protagonista di questo film da 40 milioni di dollari, fortemente voluto dalla prim'attrice Winona Ryder, è proprio lei, Mina; e non è un caso che in questo libro sia una donna ad accompagnarci all'interno del film, alla scoperta o riscoperta dei suoi brividi, dei suoi terrori, dei suoi incanti.
19,50 18,53

Quentin Tarantino. Kill Bill 1/2

Roberto Lasagna

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2020

pagine: 124

Al quarto lungometraggio e mezzo, dopo sei anni di silenzio, Quentin Tarantino dirige a modo suo - ossia omaggiando e citando decine e decine di film di altri registi, soprattutto di serie B e soprattutto italiani e orientali - una classica storia di vendetta: quasi da western, ma al femminile. Urna Thurman, da lui stesso lanciata in Pulp Fiction, è l'eroina altamente specializzata in arti marziali che domina il film, circondata da bellissime e cattivissime rivali (Vivica A. Fox, Lucy Liu, Daryl Hannah); David Carradine è l'uomo a cui mira, non proprio per ragioni sentimentali. Il sangue scorre a litri, ma quel che tutti buoni e cattivi - cercano di evitare sono le ineleganti e poco sportive armi da fuoco. Post-moderno, rischioso, violento, fagocitante eppure coinvolgente, Kill Bill è un film doppio, in tutti i sensi, sulla proliferazione di doppi, di simulacri, di riti di riappropriazione; un'opera d'autore mascherata da pellicola di genere; un fumetto che a poco a poco si fa prendere sul serio o quasi. Di certo è ormai un "cult", e uno dei pochi film di Tarantino apprezzati anche dai non tarantiniani.
19,50 18,53

Damien Chazelle. La La Land

Simone Tarditi

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2020

pagine: 141

Ancor prima del successo internazionale (7 premi ai Golden Globes, 6 Oscar e oltre 400 milioni di dollari al botteghino), La La Land è stato subito accolto come un grande omaggio al cinema classico hollywoodiano. Omaggio reso non da un anziano regista sul viale del tramonto, ma da un cineasta appena trentaduenne che vi ha infuso una multicolore e avvincente modernità. Ragionando su questo film senza rinunciare a gettare uno sguardo ai due lungometraggi precedenti di Chazelle e al successivo First Man, a tema spaziale, il libro - disseminato di rimandi iconografici ai film del passato - offre ai lettori una visione ragionata del suo lavoro.
19,50 18,53

L'invasione degli ultracorpi di Don Siegel

Alberto Morsiani

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2020

pagine: 128

Fino a qualche tempo fa Santa Mira era la classica smalltown tranquilla, "normale". Ora, malati che improvvisamente guariscono, bambini che dicono che la madre non è la madre, donne che dicono che lo zio non è lo zio. Qualcosa di strano sta accadendo. Il dottor Bennell vuole capire l'origine vera di questi "disturbi". È l'inizio di uno dei grandi incubi della storia del cinema, un capolavoro sulla paranoia collettiva anni '50. Don Siegel firma questo classico della fantascienza aliena e horror, che ha avuto tre remakes, ha influenzato registi e ha terrorizzato spettatori. Il fascino duraturo del film risiede nel piacere proibito che nasce dalla paura profonda di essere sostituiti da una copia di se stessi, insensibile e priva di emozioni. Il terrore dell'Ignoto si somma alle interpretazioni ideologiche, che hanno fatto del film, di volta in volta, un attacco al conformismo borghese o una denuncia dell'egualitarismo comunista. Al fondo, però, sta l'eterna paura di perdere i nostri tratti personali, ciò che ci rende unici e singolari, in un mondo globalizzato e asservito alla tecnologia.
18,00 17,10

La via lattea di Luis Buñuel

Alfredo Rossi

Libro

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2020

pagine: 128

Un giovane ateo e un anziano clochard intraprendono un viaggio da Parigi a Santiago di Compostela lungo il tragitto percorso, per secoli, dai pellegrini che vanno a pregare sulla presunta tomba dell'apostolo Giacomo. Il loro viaggio nello spazio è anche un viaggio nel tempo e nella storia del cristianesimo, con le sue dottrine, i suoi dogmi, le sue eresie, i suoi crimini. Sfilano così, fuori da ogni logica temporale e tutto sommato fuori da ogni logica in senso assoluto, Gesù e Satana, la Madonna e i dottori della Chiesa, il vescovo eretico Priscilliano e il marchese de Sade. E se quest'ultimo predica l'inesistenza di Dio («Un fantasma creato dalla malvagità degli uomini»), c'è anche chi alla fede pensa come estremo paradosso («Il mio odio per la scienza e il mio orrore per la tecnologia finiranno per farmi arrivare all'assurda credenza in Dio»). Intanto vediamo giansenisti e gesuiti che si sfidano a duello, candide bambine che lanciano anatemi, camerieri e poliziotti che disquisiscono di teologia, la Morte vestita da hippie, un papa fucilato da guerriglieri anarchici, mentre Gesù cerca invano di tagliarsi la barba e ridà la vista a ciechi che continuano però a non vedere. Buhuel osserva dall'alto e ci offre un film non soltanto beffardo ma comico in senso stretto, quasi alla Mack Sennett o alla Buster Keaton. Poiché tuttavia racconta non soltanto di credenze popolari ma anche di personaggi realmente esistiti, spesso perseguitati e uccisi per le proprie idee (o piuttosto per quelle degli altri, direbbe Sade), "La via lattea" resta in primo luogo un film sulla follia della religione e sulla violenza del Potere. In questo senso è uno dei grandi film del '68, ateo e anarchico, violentemente anti-sistema, e sembra urlare a preti, teologi e filosofi non solo cristiani: «Una risata vi seppellirà».
19,50 18,53

Peter Greenaway. Lo zoo di Venere

Luca Pacilio

Libro: Libro in brossura

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2019

pagine: 140

Uno zoo. Due fratelli etologi. Un incidente provocato da un cigno. Due morti e un insolito percorso di elaborazione della perdita. E ancora: tassonomie, le otto tappe della selezione naturale di Darwin, la Genesi, il Pantheon greco, i quadri di Vermeer, l'alfabeto (il finito), l'esplorazione dei fenomeni naturali (l'infinito), Caso e Necessità, Ordine e Caos. Lo zoo di Venere è un film che mescola matrici visive e concettuali differenti, fuse in uno sguardo d'insieme sul trauma del lutto e sul fascino della decomposizione dei corpi. Coacervo di teorie scientifiche, giochi figurativi e sottotesti filosofici, è un oggetto inafferrabile, tanto controverso quanto ironico, che si dipana in una giungla di riferimenti culturali, senza spacciare plausibilità o morali. Il secondo lungometraggio commerciale di Peter Greenaway è anche un complesso puzzle di storie in fieri che sollecitano domande e alimentano dubbi, di logica in apparenza inafferrabile, ma in realtà rimandante a un più alto disegno complessivo. Testimonianza di un'idea di cinema già pienamente matura, è un film che propone tutte le istanze - passate, presenti e future - dell'opera del suo autore, aperta, come poche altre, ad accogliere medium e linguaggi differenti.
19,50 18,53

Il silenzio è d'oro di René Clair

Giulio D'Amicone

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2019

pagine: 126

Dopo il volontario esilio in America, René Clair torna nella sua amatissima Parigi per realizzare il film che secondo alcuni rappresenta la vetta più alta della sua arte. In un continuo rimando a fonti letterarie, musicali e filmiche, "Il silenzio è d'oro", ambientato nei primi anni del Novecento, è la storia tenera e insieme crudele di un regista dongiovanni, non più giovanissimo (Maurice Chevalier, alla migliore interpretazione della sua carriera), che rinuncia alla ragazza di cui è innamorato per lasciarla a un giovane attore che è anche il suo miglior amico. «Un canto malinconico sull'avvicinarsi della vecchiaia» (Sadoul), ma anche un omaggio al cinema muto dei primordi e all'arte delta commedia, che può consolarci di ogni malinconia. Il saggio esamina il film scena per scena (talvolta inquadratura per inquadratura, trattando di un regista per cui nessun dettaglio era casuale) ed è accompagnato da considerazioni di Clair sul film e sul cinema, da una ricca antologia di recensioni e saggi sia d'epoca che recenti e dai fotogrammi più significativi di un film che un tempo era considerato tra i capolavori massimi dell'arte cinematografica e oggi è stato ingiustamente dimenticato.
18,00 17,10

Baci rubati di François Truffaut

Jean-François Pioud-Bert

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2018

pagine: 125

Nel 1968 Francois Truffaut è consapevole di essere al termine di un ciclo. I suoi film precedenti, "Fahrenheit 451" e "La sposa in nero", gli hanno lasciato un senso d'incompiutezza. Sente dunque la necessità di ritornare al cinema che il Truffaut critico aveva difeso a suo tempo, quello di Renoir ad esempio. Ma ha voglia soprattutto di ritrovare Jean-Pierre Léaud e il personaggio da lui interpretato, Antoine Doinel, una sorta di suo atter ego. "Baci rubati", piccola cronistoria di vita quotidiana e sentimentale, viene realizzato in un contesto particolare, in pieno "affaire Langlois". Truffaut assume il comando del movimento per la difesa della Cinémathèque e del suo fondatore/animatore, ma non esiterà ad affermare che proprio questo è il suo film «più sereno». Con i suoi toni brillanti, la sua varietà di personaggi gustosi e la lieve malinconia della canzone di Trenet che lo incornicia, "Baci rubati" è una commedia di educazione sentimentale «infarcita di tutto quel genere di cose legate al tema che Balzac definisce "un début dans la vie"», un ingresso nella vita.
19,50 18,53

C'era una volta il West di Sergio Leone

Roberto Donati

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2018

pagine: 140

L'universo cinematografico di Sergio Leone è ricamato di America e di nostalgia: l'una si compenetra nell'altra, e insieme si completano a vicenda. Quando il grande paese sognato dai pionieri si piega alla legge del dollaro, i cowboy e i gangster cominciano ad avere qualcosa a che fare con la morte e non sono più John Ford e Howard Hawks a cantarli. Con i suoi tempi narrativi dilatati, i suoi (anti)eroi da tragedia greca e il suo senso di stanchezza e di morte, C'era una volta il West è al tempo stesso un film sull'inizio e sulla fine del West, il culmine e insieme il canto del cigno di un genere - il western all'italiana - che, nonostante l'impressionante quantità di titoli, raramente era emerso dalla serie B del linguaggio e delle intenzioni. E, come molti western americani del crepuscolo, è anche un film sugli uomini veri: «una razza vecchia» che i nuovi affaristi «faranno sparire», come poi del resto è avvenuto nella realtà. "C'era una volta il West", c'era una volta l'America; e c'era una volta Sergio Leone a raccontarlo e a raccontarla. Il Far West nato a Roma recupera gli spolverini e tinge te malinconie del tempo e della Storia di sugo all'amatriciana: mai così lontano, mai così vicino.
19,50 18,53

C'era una volta in America di Sergio Leone

Ilaria Feole

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2018

pagine: 153

Una genesi lunga due decenni, una lavorazione colossale, un'opera monumentale: l'ultimo film di Sergio Leone è il suo capolavoro, un compendio della sua arte e l'apice del suo lavoro di rielaborazione del cinema classico statunitense. Un noir violento e malinconico, un gangster-movie che omaggia il genere e i suoi stilemi, mettendo in scena una storia di amicizia e tradimento nella New York degli anni '20 e '30. Un'opera sterminata sul tempo perduto, sulla nostalgia e sulla negazione del Sogno americano. Ma anche un teorema sul lavorio dell'immaginario cinematografico e sulla narrazione che l'America ha fatto di sé attraverso la settima arte: una "vendetta" verso il cinema a stelle e strisce, che Leone attua (in qualità di «primo regista postmoderno», come lo definì Jean Baudrillard) demistificando l'inganno dei film con cui è cresciuto, scarnificandone l'incanto per dargli nuovo senso. "C'era una volta in America" è anche la storia di uno sguardo sul cinema, di un sogno infranto, di un mito smantellato per essere rifondato.
19,50 18,53

Elia Kazan. Splendore nell'erba

Alfredo Rossi

Libro: Libro in brossura

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2018

pagine: 128

«Ma se la radiosa luce che una volta, tanto brillava negli sguardi è tolta, se niente può far che si rinnovi all'erba il suo splendore, e che riviva il fiore, della sorte funesta non ci dorrem, ma ancor più saldi in petto, godrem di quel che resta». Dai celebri versi dell'Ode all'immortalità di William Wordsworth, Elia Kazan ("Un tram che si chiama Desiderio", "Viva Zapata!", "Fronte del porto", "La valle dell'Eden") ha tratto quello che molti considerano il suo film migliore insieme a "Il ribelle dell'Anatolia" e uno dei più bei film d'amore realizzati a Hollywood. Ma anche un film sul tempo, «questa oscura degradazione e metamorfosi che rende estranei una coppia d'innamorati» (Jacques Rivette). Warren Beatty vi esordisce sullo schermo; Natalie Wood non sarà mai più così bella, così in fiore; e la sequenza finale, che Kazan considerava la propria cosa migliore senza capirne bene il perché, è il culmine creativo del suo cinema e uno dei momenti più alti del cinema americano.
19,50 18,53

8 ½ di Federico Fellini

Roberto Chiesi

Libro: Copertina morbida

editore: Gremese Editore

anno edizione: 2018

pagine: 165

«Il tortuoso, cangiante, fluido labirinto dei ricordi, dei sogni, delle sensazioni, un groviglio inestricabile di quotidianità, di memoria, di immaginazione, di sentimenti, di fatti che sono accaduti tanto tempo prima, e convivono con quelli che stanno accadendo, si confondono tra nostalgia e presentimento, in un tempo fermo e magmatico, e non sai più chi sei, o chi eri, e dove va la tua vita, che appare soltanto un lungo dormiveglia senza senso» (Federico Fellini). 8½: dietro un titolo misterioso come un codice cifrato, si cela il film in cui Fellini ha messo a nudo con spregiudicata sincerità la propria crisi di uomo e artista quarantenne. E un autoritratto fedele e immaginario, spudorato e ironico, che si addentra nella dimensione onirica, visionaria e reale del "tempo interiore". Questo libro rievoca, con l'ausilio anche di un rilevante apparato iconografico, il complesso itinerario creativo che ha condotto il regista a ideare, preparare e girare il film in gran segreto. Ogni sequenza di 8½ è oggetto di un'accurata analisi che tenta di decifrare le forme della straordinaria originalità narrativa ed estetica di un capolavoro leggendario.
18,00 17,10

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