Le Lettere: Biblioteca di Nuova Storia Contemporanea
Esistenza storica. Fra inizio e fine della storia?
Ernst Nolte
Libro
editore: Le Lettere
anno edizione: 2003
pagine: 702
Renzo De Felice. La formazione intellettuale
Paolo Simoncelli
Libro
editore: Le Lettere
anno edizione: 2001
pagine: 468
Il sogno dell'egemonia. L'Italia, la questione jogoslava e l'Europa centrale
Luciano Monzali
Libro: Copertina morbida
editore: Le Lettere
anno edizione: 2010
pagine: 134
Obiettivo di questo volume è delineare un'analisi del ruolo dell'Italia in Europa centrale negli anni fra le due guerre mondiali. La fine dell'Impero asburgico, la crisi interna russa e l'indebolimento della Germania crearono un vuoto di potere in Europa vantaggioso per l'Italia. Il 1918 inaugurò così un'epoca di crescente influenza italiana in tutta la regione centro-europea. Al cuore della politica italiana verso l'Europa centrale vi fu il rapporto con i popoli slavi del sud che vivono nei territori fra il Danubio e il Mar Adriatico. Le difficoltà nel creare un rapporto di collaborazione con lo Stato jugoslavo unitario indebolirono fortemente le ambizioni egemoniche dell'Italia nell'area danubiana ed in quella adriatica. A partire dagli anni Trenta emerse l'inquietante presenza della Germania nazionalsocialista, capace di dare vita ad un'azione di penetrazione politica ed economica che la trasformò in pochi anni in potenza egemone dell'Europa centrale. L'alleanza fra Italia fascista e Germania nazionalsocialista segnò quindi il paradossale declino e ridimensionamento dell'influenza italiana nei territori danubiani e balcanici.
Lo stato fascista. Le basi sindacali e corporative
Francesco Perfetti
Libro: Copertina morbida
editore: Le Lettere
anno edizione: 2010
pagine: 456
Cantimori e il libro mai edito. Il movimento nazionalsocialista dal 1919 al 1933
Paolo Simoncelli
Libro: Copertina morbida
editore: Le Lettere
anno edizione: 2008
pagine: 156
Delio Cantimori ha vissuto con entusiasmo giovanile e successiva lucida adesione, l'intera parabola dell'esperimento totalitaristico. Fascista romagnolo, passionale, di tradizione mazziniana e repubblicana, poi marxista (iscritto al Pci dal 1948 al '56), fu generazionalmente estraneo alla tradizione politico-culturale liberale. Testimone, osservatore e decrittatore della cultura politica tedesca coeva, ebbe l'incarico da Gioacchino Volpe di scrivere una storia del partito nazista che portò a termine nel 1942: "Il Movimento nazionalsocialista dal 1919 al 1933". Volume che tuttavia, dopo essere stato inviato alla redazione dell'Istituto di studi per la politica internazionale, Cantimori non volle più pubblicare, e di cui si persero tracce e memoria. Il testo, riscoperto frammentato presso due diversi archivi, viene ora presentato con un fondamentale corredo documentario relativo alla committenza, fasi del lavoro, perplessità e infine pretesti per impedirne la pubblicazione. Scritto da Cantimori mentre maturava la sua adesione al comunismo, il volume illustrava le origini socialiste e rivoluzionarie del primo nazismo, liquidate nel giugno del '34 con "la notte dei lunghi coltelli".
Un conservatore scomodo. Leo Longanesi dal fascismo alla Repubblica
Andrea Ungari
Libro: Copertina morbida
editore: Le Lettere
anno edizione: 2007
pagine: 112
Leo Longanesi, a cinquant'anni dalla sua scomparsa, rimane una delle figure più importanti e controverse del panorama giornalistico e culturale italiano. Personalità poliedrica e geniale, è stato il maestro dei più importanti giornalisti italiani del dopoguerra, ideatore di slogan e di pubblicità di successo, talent scout indubbio e scrittore di razza. Longanesi ha impresso di sé due generazioni di italiani, quelli che crebbero all'ombra di Mussolini e del Re soldato e quelli che si confrontarono con il "regime" democristiano e con la Repubblica. Più che una biografia, si ricostruisce il percorso individuale di Longanesi nel suo passaggio dal fascismo al postfascismo attraverso le vicende personali e professionali, la sua attività come direttore del mensile "Il Libraio" e il portato culturale "revisionista" della casa editrice Longanesi & C. da lui diretta. Negli Anni che videro la ricostruzione del paese e la sua rinascita, Longanesi vi contribuì dalla sua posizione privilegiata di editore di successo, ritagliandosi il ruolo di opinion maker della destra culturale del Bel Paese.
Mussolini. Il primo populista della storia
Nicholas Farrell
Libro: Copertina morbida
editore: Le Lettere
anno edizione: 2006
pagine: 626
Questa biografia, brillante ed anticonformista, è stata al centro di appassionate polemiche in Gran Bretagna perché ha messo in discussione la vulgata anglosassone sul dittatore fascista, secondo la quale Mussolini sarebbe stato soltanto un "grottesco buffone". Questo stereotipo, elaborato dalla storiografia britannica, non sarebbe in grado, secondo Farrell, di spiegare il fatto che Mussolini sia riuscito a impadronirsi del potere e a tenerlo saldo nelle sue mani per ben vent'anni senza grandi spargimenti di sangue e neppure spiegherebbe come egli abbia potuto essere considerato "un genio" da sir Winston Churchill. La verità, secondo l'autore, è che Mussolini fece cose buone per il suo paese ed ebbe l'appoggio della maggioranza degli italiani almeno fino all'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Le idee guida del fascismo erano, secondo l'autore, "di sinistra" e Mussolini, ex socialista, tale rimase nell'anima fino alla morte, il che spiega perché detestasse la borghesia più di qualsiasi altro ceto sociale. Insomma il Mussolini, quale emerge da questa dettagliata biografia di Farrell che entra in rotta di collisione con il moralismo storiografico anglosassone, è un uomo in camicia nera ma con un'anima rossa, che godette per molto tempo del consenso della maggioranza degli italiani.
Parola di re. Il diario segreto di Vittorio Emanuele
Francesco Perfetti
Libro: Libro in brossura
editore: Le Lettere
anno edizione: 2006
pagine: 158
Durante il regno del Sud Vittorio Emanuele III scrisse le sue memorie per rispondere alle accuse che venivano mosse a lui e alla monarchia e per garantire una fonte di introito per la moglie Elena, dopo la sua scomparsa. Quando, però un quotidiano romano monarchico cominciò a pubblicare delle memorie attribuite a Vittorio Emanuele III, il re in esilio le dichiarò apocrife e negò persino di aver mai scritto memorie. Attorno alle memorie del re si è andato sviluppando un vero e proprio giallo, sia pure dai contorni rosa, che ha l'aspetto di una storia di famiglia. Il dattiloscritto fu affidato da Vittorio Emanuele III sul letto di morte alla regina Elena, la quale avrebbe voluto pubblicarlo. L'intenzione dell'ex sovrana si scontrò con la ferma opposizione del figlio Umberto II. Negli anni cinquanta e sessanta si susseguirono una ridda di conferme e smentite sulla esistenza stessa delle memorie e si sviluppò una confusione (volutamente fatta) tra memorie e diari. La caccia alle memorie vide impegnati editori stranieri, grandi quotidiani italiani e grandi giornalisti. Secondo autorevoli testimonianze le memorie sarebbero state bruciate, ma non si può affermare con sicurezza che tale sorte sia toccata a tutte le copie. Il volume presenta in appendice anche il testo, sconosciuto e introvabile, delle memorie apocrife pubblicate nel 1946.
Il passo dei repubblichini
Enrico De Boccard
Libro: Libro in brossura
editore: Le Lettere
anno edizione: 2006
pagine: 95
Il ballo proibito. Storie di ebrei e di tango
Furio Biagini
Libro: Copertina morbida
editore: Le Lettere
anno edizione: 2004
pagine: 174
Fra il 1875 e il 1914 sbarcarono a Buenos Aires più di cinque milioni di stranieri. Molti di questi immigrati erano ebrei provenienti dai più disparati luoghi dell'Europa orientale. Dalla fusione di tutte le culture che in quel paese si erano incontrate nasceva il tango. L'apporto degli ebrei a questa avventura collettiva ha contribuito a fare di questo ballo-canzone un'arte universale. Gli ebrei lottarono duramente per integrarsi in Argentina, paese in cui i sentimenti antisemiti erano largamente diffusi. Per molti di loro il tango, musica e danza scandalosa per la borghesia "porteña", fu un mezzo di assimilazione e non è un caso se entrambi ebbero come comuni nemici sia i militari golpisti, che i movimenti fascisti.